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E se fosse Nikki Haley la candidata vice di Trump?

Secondo una recente rilevazione del New York Times, il candidato repubblicano sarebbe avanti a Biden in cinque Stati chiave su sei (Pennsylvania, Arizona, Michigan, Georgia e Nevada). Si tratta di un dato significativo, ma è altrettanto vero che mancano più di cinque mesi alle presidenziali. Trump sa che, se vuole mantenere la rotta, deve ponderare bene la scelta del suo vice

E se alla fine fosse Nikki Haley la candidata a vicepresidente al fianco di Donald Trump? La settimana scorsa, Axios News aveva riportato che l’ex presidente stava considerando l’ex ambasciatrice all’Onu come propria running mate. Un’indiscrezione che il diretto interessato ha tuttavia smentito poco dopo. “Nikki Haley non è presa in considerazione per il posto di vicepresidente, ma le auguro ogni bene”, ha dichiarato Trump su Truth. A questo punto sembrerebbe oggettivamente improbabile che la Haley possa entrare nel ticket presidenziale repubblicano. Tuttavia, non bisogna neppure essere troppo precipitosi. È vero, il rapporto tra Trump e l’ex ambasciatrice all’Onu si è notevolmente guastato durante le primarie. Ma non bisogna dimenticare che, all’occorrenza, Trump, in passato ha dimostrato di essere un pragmatico. Nel 2016, scelse come proprio candidato vice Mike Pence – che alle primarie di quell’anno aveva sostenuto Ted Cruz – per accattivarsi le simpatie di una destra evangelica che non si fidava ancora completamente di lui. Una mossa che, alla fine, si rivelò elettoralmente vincente. E allora è bene chiedersi: quali potrebbero essere i vantaggi per Trump di una candidatura a vicepresidente della Haley?

Innanzitutto l’ex presidente potrebbe federare con più rapidità le varie anime del Partito Repubblicano. Ricordiamo che, pur non essendo mai stata realmente in partita, l’ex ambasciatrice ha comunque raccolto circa il 20% dei voti complessivi alle primarie repubblicane di quest’anno. Va sicuramente tenuto presente che quel 20% non è da considerarsi un blocco monolitico. Tuttavia, scegliendo la Haley, Trump potrebbe compattare il Partito Repubblicano, seguendo la stessa logica che, nel 1980, portò Ronald Reagan a designare come suo vice George H. W. Bush, che era stato suo avversario nello scontro per la nomination presidenziale quell’anno.

In secondo luogo, Axios News ha riportato che l’ex ambasciatrice continua a essere in contatto con alcuni dei suoi grandi finanziatori: finanziatori che Joe Biden sta corteggiando da mesi. È chiaro che, qualora la Haley entrasse nel ticket presidenziale, Trump potrebbe trarre dei benefici in termini di sovvenzioni elettorali. Al momento, l’attuale presidente americano è avanti sul rivale in materia di raccolta fondi: Biden ha in cassa 131 milioni di dollari contro i 67 milioni di Trump. Si tratta di un vantaggio notevole, ragion per cui un’alleanza con la Haley potrebbe rivelarsi preziosa per il candidato repubblicano. Fermo ovviamente restando che non è tutto oro quel che luccica. Se il vantaggio di Biden nella raccolta fondi è indubbio, va anche considerato che alcuni suoi grossi finanziatori si stanno spaccando sulla questione di Gaza: il che, a lungo andare, potrebbe rivelarsi un campanello d’allarme rilevante per l’inquilino della Casa Bianca. In terzo luogo, si ritiene che, se Trump puntasse sulla Haley, quest’ultima potrebbe aiutarlo a espandere la sua presa sull’elettorato degli hinterland benestanti e tendenzialmente in possesso di un’istruzione universitaria: un elettorato che, negli ultimi anni, si è man mano spostato nell’orbita del Partito Democratico.

Al netto di queste considerazioni, l’ex presidente deve fare i conti col fatto che l’ala più dura della galassia trumpista non ama affatto la Haley. Inoltre, va considerato che l’elettorato dell’ex ambasciatrice non è costituito esclusivamente da repubblicani visceralmente antitrumpisti. Una parte dei suoi sostenitori è infatti rappresentata da repubblicani che, nelle urne, si esprimeranno comunque a favore del GOP. Resta tuttavia il fatto che, per Trump, federare il partito e incrementare i finanziamenti restano due obiettivi di assoluta importanza. Ciò rende quindi verosimile che l’ex presidente, al netto delle smentite, stia quantomeno prendendo in considerazione di scegliere la Haley.

Più in generale, tutto questo dimostra come per Trump risulti essere essenziale la questione del candidato vice. Il profilo alternativo più vicino alla Haley è probabilmente quello del senatore del South Carolina, Tim Scott, mentre un altro nome gettonato è quello del senatore dell’Ohio, JD Vance. Senza dimenticare la deputata Elise Stefanik. Trump ha bisogno di una figura che gli permetta di ampliare la propria base e di consolidare il vantaggio che i sondaggi al momento gli attribuiscono. Secondo una recente rilevazione del New York Times, il candidato repubblicano sarebbe avanti a Biden in cinque Stati chiave su sei (Pennsylvania, Arizona, Michigan, Georgia e Nevada). Si tratta di un dato significativo, ma è altrettanto vero che mancano più di cinque mesi alle presidenziali. Trump sa che, se vuole mantenere la rotta, deve ponderare bene la scelta del suo vice.


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