I malfunzionamenti del Gps registrati durante gli ultimi anni nella regione scandinavo-baltica hanno avuto un’impennata dalla fine del 2023, causando disagi non irrilevanti. Dietro a questi fenomeni probabilmente c’è la Russia, ma potrebbe non essere un coinvolgimento volontario
“Se qualcuno ti spegne i fari mentre guidi di notte, diventa pericoloso. La situazione nella regione del Baltico, vicino ai confini russi, sta diventando troppo pericolosa per essere ignorata”. Così il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis, secondo quanto riportato dal Financial Times, ha commentato il recente aumento nei disturbi ai sistemi Gps registrati tra la Scandinavia e i Paesi Baltici.
L’incidente più recente è stato registrato soltanto pochi giorni fa, e ha visto coinvolti due velivoli della compagnia Finnair in volo sulla tratta Helsinki-Tartu che hanno dovuto invertire la rotta a causa della gravità del disturbo. In seguito a questi eventi, la compagnia di bandiera finlandese ha deciso di sospendere temporaneamente il traffico sulla rotta interessata. Ma questo è soltanto l’ultimo di una serie di eventi simili registrati negli ultimi mesi, eventi che hanno sollevato timori per la sicurezza dei voli nella regione. Il segnale Gps in Finlandia e nelle regioni più settentrionali della Norvegia ha subito interruzioni, con gli aerei di linea che sono stati costretti ad impiegare la navigazione manuale, mentre i servizi di geolocalizzazione e di mappatura degli smartphone risultava malfunzionante.
I sospetti cadono ovviamente su Mosca, e in particolare su uno strumento di disturbo del segnale impiegato per motivazioni di carattere militare. Sebbene non vi siano state conferme ufficiali sulla posizione del disturbatore, il ricercatore di open source intelligence Markus Jonsson, che monitora i disturbi Gps nella regione del Mar Baltico, avrebbe individuato la locazione del sospetto disturbatore a metà strada tra la città di Narva, posta al confine tra Estonia e Russia, e San Pietroburgo. Il Financial Times riporta anche il commento di un funzionario occidentale, secondo cui l’esercito russo sta probabilmente utilizzando questi disturbatori per “cercare di proteggere Kaliningrad da potenziali attacchi di droni ucraini”. Al momento si sta cercando di capire se il disturbo registrato costituisca un’aggressione intenzionale, o sia soltanto una conseguenza accidentale dell’attività militare. Una distinzione importante per capire come calibrare un’eventuale risposta. “Una compagnia aerea commerciale costretta ad abbandonare una rotta a causa di un’interferenza GPS non è una cosa da poco, ma non è nemmeno un atto di guerra. In effetti, è probabile che Finlandia, Estonia e altri Paesi della regione del Mar Baltico fatichino a dimostrare che dietro l’interferenza ci sia il governo russo e che sia stata intenzionale. Senza tali prove, qualsiasi ritorsione contro la Russia sarebbe avventata” commenta Elisabeth Braw in un pezzo pubblicato dal Center for European Policy Analysis.
Negli ultimi mesi, come riportato da Braw, il disturbo del Gps si è intensificato, colpendo decine di migliaia di voli e anche alcune navi. Nei giorni immediatamente successivi al Natale 2023, l’interferenza è passata dalla tipica fascia verde, che indica che è inferiore al 2% del traffico, a quella rossa, che indica che è superiore al 10%.
Non è la prima volta che simili problemi vengono alla luce: già nel settembre 2017, in concomitanza con lo svolgimento dell’esercitazione Zapad-17 condotta dalle forze armate russe nelle regioni più a Ovest della Federazione, e ancora durante l’esercitazione Trident Juncture condotta in Norvegia nell’ottobre 2018 dall’Alleanza Atlantica, erano stati riportati fenomeni speculari a quelli più recenti. Sostanziando così l’ipotesi dell’origine militare del disturbo.
Ma la Nato si sta preparando a reagire, secondo i dettami della resilienza menzionati nell’articolo 3 del Trattato del Nord Atlantico: “Le parti lavoreranno insieme per sviluppare e mantenere la loro capacità di resistere agli attacchi armati attraverso l’aiuto reciproco e l’auto-aiuto”. In parte ciò sta già avvenendo, ma è necessario che la partecipazione del settore privato raggiunga un nuovo livello, così da migliorare le capacità di reazione e civili e militari nel futuro più o meno prossimo.