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Vi racconto a che punto siamo sull’IA e il lavoro in Italia. Parla Palmieri

YouTrend ha recentemente condotto un’analisi sul livello di preparazione delle persone riguardo l’intelligenza artificiale. Ne è emerso che il 61% degli italiani non si sente preparato. Da qui nasce l’evento della Fondazione Pensiero Solido, Intelligenza artificiale e lavoro. Come cambia, come dobbiamo cambiare noi. “Il nostro obiettivo è mettere insieme una pluralità di esperienze e punti di vista, per aiutare a capire cosa sta accadendo ora e a formulare ipotesi solide su cosa potrebbe accadere in futuro”, ha spiegato a Formiche.net il presidente della Fondazione, Antonio Palmieri

Tutti ne parlano, pochi la conoscono. Un recentissimo sondaggio realizzato da YouTrend per la Fondazione Pensiero Solido – di cui Formiche.net è in possesso – fotografa una situazione nella quale il 61% degli italiani non sono preparati sul tema dell’Ia. Questo dato è cresciuto del 6% rispetto allo stesso sondaggio dell’anno scorso. Nonostante un anno di articoli, saggi, passaggi televisivi e radiofonici, libri, podcast, la confusione sembra regnare sotto il cielo. “E non è detto che la situazione sia eccellente, parafrasando il celebre detto di Mao Zedong”, dice con l’ironia pungente che lo caratterizza il presidente della Fondazione, Antonio Palmieri. E proprio Pensiero Solido ha organizzato, domani (lunedì 13 maggio a partire dalle 17.30 al Cefriel, in viale Sacra 226 a Milano), l’evento “Intelligenza artificiale e lavoro. Come cambia, come dobbiamo cambiare noi”, che Palmieri racconta a Formiche.net.

Che tipo di evento sarà?

L’incontro di domani sarà il primo di sei appuntamenti mensili, sei “incontri di studio pop”, da maggio a novembre. In quel contesto, presenteremo l’intero sondaggio realizzato da YouTrend. Al di là del macro dato, ne emergono alcuni altri piuttosto interessanti. Ad esempio sugli strumenti conosciuti o meno dagli italiani. Il più conosciuto è ChatGpt in particolare nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 34 anni. Circa il 60% degli intervistati sono interessati alla creazione di un’azienda europea sostenuta da fondi pubblici che possa competere con i grandi player sull’Ia di altri Paesi.

Chi verrà coinvolto in questa rassegna?

Coinvolgeremo big tech, aziende e start-up italiane, esponenti dell’accademia e della comunicazione, rappresentanze di categorie e di associazioni, manager e imprenditori, sociologi e filosofi. Vogliamo far conoscere e condividere esperienze e visioni, non opinioni o pareri. Come scrivono nel libro “L’essenziale. Globalizzazione della chiacchiera e resistenza della cultura”, Silvano Petrosino e Roberto Righetto, avere un parere non significa necessariamente avere un pensiero, men che meno un pensiero solido.

Che obiettivo vi ponete?

Il nostro obiettivo è mettere insieme una pluralità di esperienze e punti di vista, per aiutare a capire cosa sta accadendo ora e a formulare ipotesi solide su cosa potrebbe accadere in futuro. Vogliamo aiutarci a essere consapevoli dei grandi cambiamenti strutturali economici, sociali, geopolitici che l’intelligenza artificiale porta con sé e insieme comprendere come noi, come persone e come comunità, ci dobbiamo porre per essere protagonisti e non follower e per esercitare al meglio la nostra personale quota di libertà e di responsabilità.

Si è fatto un’idea di come realmente impatterà l’intelligenza artificiale sui cicli produttivi e, più in generale, sul lavoro?

Siamo solo all’inizio dell’era dell’intelligenza artificiale. Ancora non possiamo sapere cosa accadrà: lo scopriremo non solo vivendo, ma soprattutto mettendoci nella postura più idonea a cercare di comprendere. Per questo motivo i sei incontri di studio saranno pop, vale a dire comprensibili a tutti ma senza essere semplicistici o banali.

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