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All’Italia il commissario Ue alla difesa. La nuova Europa secondo Carducci (FdI)

Intervista al candidato di FdI alle europee, secondo cui all’Italia spetterà un commissario di primo livello e perché non pensare al nuovo settore della Difesa. “La riconversione ecologica? Ci deve essere ma non ideologica, né deve massacrare dei settori industriali. L’Olanda ha bellissime spiagge ma non ha concessioni balneari: che senso ha che l’Europa deliberi su una materia che invece è specifica di ogni singolo Paese?”

“Che senso ha un’Europa che delibera su una materia che invece è specifica di ogni singolo Paese come le concessioni balneari? Dobbiamo lasciare all’Europa le grosse questioni e l’Italia si deve occupare delle questioni che caratterizzano più da vicino la propria economia e le proprie usanze. Questa è l’Europa confederale che vogliamo”. Così a Formiche.net Francesco Carducci, candidato di Fratelli d’Italia alle prossime elezioni europee nella circoscrizione Italia centrale: già segretario Particolare e Capo della Segreteria del ministero degli Affari Esteri con l’on. Colombo nel 1992, successivamente è stato assessore al Turismo e Grandi Eventi e Rapporti Internazionali al Comune di Roma, Consigliere Regionale del Lazio e Capogruppo dell’Udc dal 2010 al 2013.

Il prossimo voto europeo sarà la porta sulla seconda metà della legislatura del governo?

Il voto europeo per me è un voto che riguarda il progetto di riforma complessiva che l’istituzione europea deve affrontare, sia sul piano istituzionale che di riforma dei vari meccanismi, partendo dalla riforma delle modalità con le quali si delibera, cioè dell’unanimità. Il tema dell’unanimità regola le votazioni del Consiglio, ciò deve variare perché altrimenti avremo un’Europa che si ingessa in ogni provvedimento strategico che passa dal tavolo del Consiglio. Quindi bisogna andare perlomeno al voto a maggioranza qualificata, senza del quale non si è in grado di affrontare i temi strutturali dell’Europa.

Quello italiano potrebbe essere l’unico governo in carica di un grande Paese europeo a non essere punito dal voto del 9 giugno?

Le previsioni, non solo di Fratelli d’Italia, dicono che il centrodestra migliorerà i dati delle politiche però io non mi focalizzerei su una connessione tra queste elezioni e la situazione locale, perché sminuirebbe le prospettive che questo voto ha nella costruzione di un’Europa che deve essere un punto di riferimento per tutti e uno strumento necessario per le politiche economiche e di sviluppo.

Quale la differenza fra gli Stati Uniti d’Europa che è prerogativa dei socialisti e l’Europa delle nazioni che non sminuiscono le specificità ideologico-identitarie dei singoli Stati membri?

Gli Stati Uniti Europa, per quello che mi riguarda, sono un puro slogan. Negli Stati Uniti, ad esempio, c’è la stessa lingua, la stessa cultura e la stessa storia. È chiaro che tra il Michigan e la California ci sono delle differenze, però è un quadro totalmente diverso rispetto ai paesi che compongono l’Unione: paradossalmente dovremmo chiedere ai 27 se, nel giro di 2 o 3 anni, fossero disponibili a parlare una stessa lingua. Questa è ovviamente una battuta, ma chiarisce il senso. Noi siamo per un’Europa confederale che si occupi delle grandi questioni, come politica estera comune e politica di difesa comune cosa che oggi non c’è, accanto a politiche di sviluppo comune perché le strategie industriali devono riguardare un mercato ampio.

Ovvero?

Faccio un esempio, la Bolkestein: le concessioni balneari sono tipiche di un Paese come l’Italia che ha 20.000 concessioni balneari e un fatturato di questo settore che va dal 15 a 20 miliardi. L’Olanda ha bellissime spiagge ma non ha concessioni balneari. Per cui che senso ha che l’Europa deliberi su una materia che invece è specifica di ogni singolo Paese e perché l’Olanda deve dire la sua sul tema delle concessioni balneari? Dobbiamo lasciare all’Europa le grosse questioni e l’Italia si deve occupare delle questioni che caratterizzano più da vicino la propria economia e le proprie usanze. Questa è l’Europa confederale che vogliamo.

A proposito di temi che toccano la nostra economia, uno di quelli più importanti è collegato all’automotive. Cosa pensa dell’addio al motore a scoppio?

Intanto è stata fissata già nel 2035 la riconversione complessiva del settore e siamo l’unico continente al mondo che ha preso questa decisione, quindi la riconversione ecologica ci deve essere ma non deve essere ideologica e non deve massacrare dei settori industriali. L’ideologia verde deve rimanere alle porte e dobbiamo farla con intelligenza e coi tempi in linea con gli altri Paesi industriali. Porto un esempio: gli Stati Uniti adesso appena messo in campo 2 miliardi di dollari, di cui uno proprio per accompagnare questa transizione e aiutare cittadini e imprese: l’Italia e l’Europa ancora nulla. Ecco una delle questioni che andrà affrontata in maniera seria e non ideologica.

Secondo la sua opinione quale sarebbe un commissario utile all’Italia?

Tutti i settori sono importanti. Ho letto su alcuni giornali di questo nuovo Commissione che fino a oggi non è esistito, ovvero alla difesa e si parlava dell’indicazione dell’ambasciatore Belloni. Vedremo come si comporranno le nuove questioni, ma all’Italia è sempre stato riservato un commissario di primo livello.

Cosa pensa del fatto che il prossimo Parlamento europeo verosimilmente avrà una maggioranza più spostata a destra?

Secondo le previsioni intanto la delegazione di Fratelli d’Italia dovrebbe passare da 5 a 26 e si dovrebbe rafforzare, non solo con l’Italia ma anche con la Francia e la Polonia, questa nuova famiglia dei conservatori: sicuramente l’asse sarà spostato più a destra e io ritengo che ci sarà sempre una larga coalizione perché per fare le riforme di cui l’Europa ha bisogno non si può stare in recinti stretti e non si possono escludere i socialisti spagnoli, francesi e tedeschi. Ma sicuramente sarà marginale il peso di quei provvedimenti ideologici che noi contestiamo della sinistra.

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