Il Consiglio dell’Ue conferma il ruolo strategico dello Spazio per la competitività del Vecchio continente, invitando a investire e a potenziare le partnership pubblico-privato. Questa importanza è riconosciuta anche nel nostro Paese, il cui settore continua a confermarsi tra le principali filiere europee
Il settore spaziale avrà un ruolo sempre più importante nell’autonomia strategica dell’Europa. È il messaggio di fondo che emerge dalla riunione del Consiglio dell’Unione europea con l’Agenzia spaziale europea (Esa), in occasione dei vent’anni dell’Accordo Quadro tra le due istituzioni. L’istituzione europea ha quindi adottato alcune conclusioni sul “rafforzamento della competitività dell’Europa attraverso lo Spazio”, un testo che riflette su come un settore spaziale europeo più competitivo possa contribuire alle sfide economiche e sociali dell’Unione e rafforzare il suo ruolo a livello globale.
La competitività secondo Bruxelles
Elemento centrale delle novità che arrivano da Bruxelles è la competitività, intesa nel senso più ampio del termine. Il primo aspetto ad essere menzionato dal Consiglio (fattore, questo di per sé significativo) è la competitività geopolitica, in quanto una solida industria spaziale sarà una componente necessaria per il raggiungimento di quell’autonomia strategica più volte indicato dai 27 quale obiettivo dell’Ue. Questo non significa che Bruxelles progetti, per esempio, una missione lunare parallela a quella americana (di cui, anzi, sia l’Esa, sia numerosi Paesi europei sono partner), ma significa che l’Unione si augura di partecipare con la massima autorevolezza possibile e di sviluppare capacità per condurre in autonomia altre missioni (come per esempio ExoMars, dove il nostro Paese si distingue per il contributo di Thales Alenia Space Italia).
Ambizioni europee
La competitività è pure economica e tecnologica: le risorse naturali dello Spazio attendono di essere sfruttate, e le tecnologie che verranno sviluppate per farlo potranno giovare allo sviluppo della società tutta. Un’industria spaziale all’avanguardia, infatti, renderà l’Europa più competitiva nella sua transizione digitale (grazie a nuove tecnologie di comunicazione) e verde (grazie all’osservazione granulare degli effetti dei cambiamenti climatici). Il Consiglio ha anche sottolineato che il settore pubblico deve intraprendere diverse azioni per stimolare la competitività europea nello spazio. Da una parte, forti sinergie col privato, di settore nello sviluppo di tecnologie, e finanziario per raggiungere i fondi necessari. Dall’altra, l’Ue si propone di contribuire allo sviluppo di regole globali per un ambiente spaziale sostenibile, regole che ora mancano.
Gli stati generali dell’industria italiana
Le nuove indicazioni di Bruxelles arrivano a poche ore di distanza dal punto sul valore dell’industria spaziale italiana fatto a Roma dai vertici industriali e istituzionali dello spazio italiano. Al convegno #AEROSPAZIO24, organizzato da Withub, insieme a Eunews, GEA Agency e Fondazione Art.49, il settore aerospaziale italiano ha presentato i propri risultati, confermandosi quale comparto attivo e di qualità. Presenti all’evento anche Adolfo Urso, ministro del Made in Italy con Delega allo Spazio, insieme ad Augusto Cramarossa, responsabile dell’area strategica New Space Economy dell’Agenzia Spaziale Italiana, Simonetta Cheli, direttrice di Esa-Esrin (European centre of excellence for exploitation of Earth observation missions) e Antonio Blandini, presidente del Cira (Centro Italiano Ricerche Aerospaziali), di Esre (Association of European Space Research Establishments) e di Erea (Association of European Research Establishments in Areonautics). Tra i rappresentanti delle industrie, presenti Giulio Ranzo, ceo di Avio e Massimo Comparini, ceo di Thales Alenia Space Italia.
I numeri del comparto
Stando ai numeri presentati all’iniziativa, il settore spaziale italiano conta 415 aziende attive, settemila addetti ed un tasso di crescita del 15% negli ultimi 15 anni. Il Paese, inoltre, progetta di dedicare sette miliardi di euro al comparto tra il 2023 ed il 2027. Non a caso, il ministro Urso ha sottolineato, nel suo videomessaggio, come “l’Italia dispone di una filiera completa di eccezionale qualità, con aziende che producono valore come innovazione, tecnologia e produzione”. Il Ministro ha anche aggiunto come lo Spazio sia “cruciale per sicurezza e difesa, è fonte di progresso tecnologico e scientifico per le imprese e la collettività. L’economia è strettamente connessa alle attività spaziali, con molte sfide”, parole che hanno preceduto molto da vicino le conclusioni cui è giunto successivamente il Consiglio dell’Ue. Parte sostanziosa del convegno è stata dedicata alla scuola. Infatti, se il Paese vuole essere protagonista nello spazio, c’è bisogno di formare professionisti che vi possano operare, e che lo facciano ai livelli più alti, un dato vero per qualsiasi settore. Secondo i numeri forniti da ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), però, i fondi al momento dedicati non sono sufficienti.