Consentire agli ucraini di difendersi davvero è il mantra di Stoltenberg. Oggi il presidente ceco Petr Pavel conferirà al segretario generale della Nato l’Ordine di Tomáš Garrigue Masaryk durante una cerimonia al Castello di Praga. Mentre venerdì i ministri degli Esteri si riuniranno per una sessione di lavoro
Si consolida l’asse dei Paesi Nato favorevoli ad un cambio di postura nella guerra in Ucraina. Punto di partenza, come osservato dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg a Praga, in occasione della ministeriale Esteri informale dell’alleanza, è che si rende imprescindibile ripensare alle restrizioni poste nell’uso delle armi fornite a Kyiv. Non solo un passo materiale, dunque, ma anche strategico e valoriale dal momento che apre ad una serie di scenari fin qui inesplorati. Al contempo la ministeriale dovrà dare un indirizzo anche su due temi altrettanto delicati, come il fronte sud e la minaccia terroristica.
Qui Praga
L’instabilità nel vicinato meridionale è contingenza intimamente connessa alle due guerre in corso e ribadirlo in una occasione ufficiale come la due-giorni di Praga è esercizio estremamente utile, anche ai fini del messaggio da inviare all’esterno. Per cui, è la tesi sottolineata ancora una volta da Stoltenberg, fino ad oggi i singoli Stati hanno preso decisioni nazionali sull’Ucraina, come il supporto militare offerto e le restrizioni connesse ad esso. Ma dal momento che le parti in causa (e i rispettivi alleati) sono entrati in una fase nuova del conflitto, è adesso il momento di “prendere in considerazione alcune di queste restrizioni, per consentire agli ucraini di difendersi davvero”, ha spiegato. Il motivo è dato dal fatto che mentre fino a ieri la stragrande maggioranza degli scontri tra ucraini e russi si sono svolti in territorio ucraino, nelle ultime settimane il teatro di guerra si è spostato sul confine tra i due Paesi, nella regione di Kharkiv.
Cambio di passo
Il termine nuovo usato da Stoltenberg è “diritto all’autodifesa”, che dovrebbe essere esercitato da Kyiv dopo l’aggressione russa. “La Russia ha invaso l’Ucraina e l’Ucraina ha, secondo il diritto internazionale, il diritto di difendersi. È sancito dalla Carta delle Nazioni Unite. Il diritto all’autodifesa include anche il colpire obiettivi militari legittimi al di fuori dell’Ucraina”, ha concluso. Per cui questa premessa è utile per capire come il dibattito si svilupperà in queste 48 ore a Praga con, da un lato i Paesi membri già inclini ad un cambio di passo, sulla scia delle posizioni espressa da Emmanuel Macron e Stoltenberg, e dall’altro chi come il segretario di Stato Usa Antony Blinken lavora a fari spenti per un equilibrio istituzionale che sia in linea anche con le decisioni del congresso Usa.
Quando Blinken, firmando a Praga un memorandum d’intesa sulla cooperazione nella lotta alla disinformazione ministro degli Esteri ceco Jan Lipavsky, osserva che un attacco a uno è un attacco a tutti si posiziona in linea con quel cambio di passo di cui si discute ormai da settimane.
Unione e Alleanza
“Non solo siamo più forti, ma siamo più propensi a prevenire e scoraggiare l’aggressione quando siamo uniti, quando lavoriamo insieme”. Una considerazione, quella di Blinken, che non lascia spazio ad interpretazioni e che coinvolge anche il tema dell’allargamento come iniziativa politica he ha consentito alla Nato di effettuare un certo tipo di percorso. Un passaggio che, come osservato dal ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski, deve contemplare anche una presa di coscienza da parte russa. La guerra terminerà quando la Russia capirà che è stata un errore, ha osservato.
Oggi il presidente ceco Petr Pavel conferirà al segretario generale della Nato l’Ordine di Tomáš Garrigue Masaryk durante una cerimonia al Castello di Praga. Mentre venerdì i ministri degli Esteri si riuniranno per una sessione di lavoro.