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Mega costellazioni e partnership. La Cina continua a muoversi nello Spazio

Novità per lo spazio cinese: nuovo annuncio di una super costellazione da diecimila satelliti, il rilascio di un nuovo oggetto orbitante potenzialmente ostile, un’intesa sempre più vantaggiosa con Mosca nel settore dello Spazio e l’ingresso della Serbia nella missione lunare

Che la Cina ambisca a tornare “Impero di mezzo” nella sua concezione di centro del mondo è ormai dato sempre più come assodato. Da un crescente protagonismo diplomatico in Medio Oriente a una rete di legami economici mondiale, fino ad ambizioni militari di primo livello per il futuro e una guerra commerciale e tecnologica con gli Stati Uniti che continua ad espandersi. E lo spazio. Pechino afferra l’importanza primaria di quest’ultimo in termini strategici, di sicurezza nazionale, di opportunità economiche, di ricadute tecnologiche e di prestigio.

Gli ultimi piani privati

Ricalcando la tendenza Usa post-Obama di aprire lo Spazio all’iniziativa privata, sfruttandone anche la spinta innovativa, la Cina vuole dotarsi di uno spazioporto commerciale a Wenchang e stimolare lo sviluppo di un ecosistema commerciale spaziale di primo piano. I privati cinesi stanno effettivamente rispondendo all’invito di Pechino, con almeno tre società che hanno annunciato il lancio di costellazioni satellitari per oltre 10mila apparecchi in orbita. L’ultimo annuncio è arrivato da Honghu, che segue le partecipate Guowang e G60 Starlink. Per fornire un metro di paragone, l’americana SpaceX di Musk pianifica invece una costellazione di più di 40mila satelliti. 

Oggetto orbitante non identificato

Si ritiene che a fine maggio la Cina abbia sganciato da un suo velivolo spaziale sperimentale un altro oggetto. Poiché Pechino mantiene un segreto quasi assoluto circa questo programma di sviluppo di navette riutilizzabili – giunto al terzo lancio, tutti e tre finiti col rilascio di un oggetto in orbita – si può solo speculare circa lo scopo di questi oggetti. Come riporta SpaceNews, non è da escludere che si tratti di risorse atte a condurre manovre ostili contro satelliti altrui, come manovre di disturbo o cattura.

La cooperazione con il Cremlino

Nel corso della recente visita a Pechino, il presidente russo Vladimir Putin (prima visita all’estero dopo la sua scontata elezione, nonché la sua seconda visita in Cina in meno di un anno) e l’omologo cinese Xi Jinping si sono accordati per approfondire il loro partenariato strategico, accusando al contempo gli Stati Uniti di una serie di mosse che, a loro dire, rappresenterebbero una minaccia per i due Paesi. Tra i temi toccati nel comunicato vi è stato lo spazio. Al netto delle classiche misure di cooperazione, a margine dell’incontro Putin si è detto interessato all’idea di piantare congiuntamente le bandiere russa e cinese su Marte. Significativo che il commento sia arrivato osservando un prototipo di rover automatizzato cinese. Inoltre, utile ricordare che la recente ambizione russa di porre un reattore nucleare sulla Luna e di estrarre minerali dalla sua superficie si interseca con la missione cinese sul nostro satellite.

Se Pechino supera Mosca

Come riporta The Diplomat, l’interesse cinese per la Russia, espresso dal media del Partito comunista cinese, Global Time, si concentra sul settore primario (gas e petrolio a poco prezzo e prodotti cerealicoli per ridurre la dipendenza dagli Usa). Quindi, da una parte la Russia è sempre più dipendente dalla Cina dopo la guerra in Ucraina, e inizia a porsi in una posizione secondaria addirittura nel settore spaziale, che, complice proprio il grande impegno finanziario per sostenere lo sforzo bellico, è sempre meno in grado di rimanere all’avanguardia e superiore rispetto a quello di Pechino. Dall’altra parte, la Cina vede in larga parte la Russia come una fonte di risorse naturali. Insomma, sono lontani i tempi in cui i due annunciavano, da pari, il lancio dell’International lunar research station (Ilrs), il progetto per lo sviluppo di una base sul suolo lunare entro il 2040 che ormai è molto più cinese che russo.

La partecipazione della Serbia

La colonizzazione del satellite è in realtà una sfida geopolitica tra un gruppo guidato dagli Stati Uniti (la missione Artemis, cui l’Unione europea è legata) e proprio quello guidato dalla Cina (con un ruolo importante riservato alla Russia). In quest’ottica devono essere letti gli sforzi diplomatici di Pechino per ampliare la partecipazione all’Ilrs ad altri Paesi – al momento, questi sono Venezuela, Pakistan, Azerbaigian, Bielorussia, Sud Africa, Egitto, Thailandia, Nicaragua e Serbia. Belgrado è l’ultima arrivata (lo scorso 9 maggio), in seguito alla visita del presidente Xi Jinping in Serbia. Ciò è interessante per tre motivi: si tratta del primo partner europeo dopo Minsk, rinforza la penetrazione cinese nei Balcani occidentali e nell’Europa orientale e sottolinea l’ambiguità della Serbia, che, pur proseguendo il suo dialogo per l’ingresso nell’Ue, preferisce accodarsi alle iniziative spaziali cinesi (e russe, per estensione) piuttosto che a quelle europee (e americane).


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