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Una nuova Ue può crescere grazie alla Difesa. L’incontro Meloni-Fiala

Quest’anno si celebra il 25° anniversario dell’adesione della Repubblica Ceca alla Nato, che ha segnato una svolta nel cammino verso la garanzia della sicurezza nazionale. E dal momento che Mosca ha mostrato più volte di non gradire l’indipendenza del Paese, ecco che la Repubblica Ceca ha programmato una fase di modernizzazione della sua industria della difesa: lo dimostra la decisione del governo di acquistare alcuni caccia F-35

Il passe-partout per il dossier migranti si ritrova alla voce Paesi terzi. Ovvero quel modello che ha portato all’accordo tra Roma e Tirana, con al centro l’obiettivo di individuare una strada praticabile per risolvere il problema dell’immigrazione illegale. Le parole del premier ceco, Petr Fiala, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, indicano quanto siano in simbiosi le politiche di Roma e Praga, non soltanto sui flussi. L’affinità programmatica c’è sull’Ucraina, sulle prerogative della nuova Ue e su quell’asse geopolitico che da Roma può essere diretto nell’Europa centrale e nel costone balcanico, diventata area sempre più strategica per le future strategie continentali.

Qui Roma

“Abbiamo opinioni molto simili sulla stragrande maggioranza delle questioni e abbiamo scoperto che possiamo sviluppare ulteriormente la cooperazione tra Italia e Repubblica Ceca”. Queste le parole che già un anno fa Fiala dedicò a Meloni e che confermano la vicinanza dei due leader e che oggi sono state ribadite su più fronti.

In primis citando il modello Albania, che Fiala ha promosso, all’interno di un rapporto tra due Paesi che vantano eccellenti relazioni. In questo senso il peculiare apporto italiano è dimostrato dal Piano Mattei per l’Africa che ha l’obiettivo di costruire un rapporto nuovo, senza “un approccio caritatevole e senza intenzioni intimidatorie”, ha spiegato il premier.

Giorgia Meloni lo ha ribadito ulteriormente quando ha ricordato la preziosa interlocuzione tra Italia e Repubblica Ceca nell’ambito del Consiglio europeo sui principali temi dell’agenda europea e internazionale. Il riferimento meloniano è alla necessità per l’Europa di diventare finalmente un gigante geopolitico, passaggio che va di pari passo con un’industria europea della difesa che sia in grado di “soddisfare le necessità, le esigenze di un sistema internazionale così complesso finanziario concreto”, ha detto la premier. Non poteva mancare la convergenza sull’Ucraina per rafforzare le legittime capacità di difesa di Kyiv, “come condizione indispensabile per raggiungere quella pace giusta a cui tutti aneliamo”.

Qui Praga

Nell’ultimo lustro l’interscambio commerciale tra Italia e Repubblica Ceca si conferma a 13 miliardi con una punta di 17 miliardi data dall’ultima rilevazione. Roma è il quinto partner di Praga e sesto tra i Paesi di destinazione dell’export ceco. I settori più diffusi sono la meccanica, l’automotive, la chimica, il tabacco, il tessile e l’enogastronomia.

Perché la Repubblica Ceca sta mutando il proprio status? In primis perché è uno dei Paesi più industrializzati dell’Europa centrale grazie a nuove opportunità di investimento: lo dimostra il suo Pil che nel 2022 è cresciuto del 2,4% e il Pil pro capite ha raggiunto i 27.638 dollari. La stima per il 2024 è ancora migliore con il pro capite a 29.800 dollari. Inoltre, la Repubblica Ceca rappresenta un importante partner con il quale instaurare collaborazioni industriali data la sua peculiare posizione geografica e la sua postura geopolitica.

Alla voce industria si segnala per aver creato con capitale ceco più di 2.000 posti di lavoro negli Stati Uniti, grazie a marchi globali come come Seven Global Investments nel settore energetico, R2G nei tessuti non tessuti, Draslovka nell’industria chimica, Ppf in settori come la biotecnologia e lo sviluppo, GZ Media come il più grande produttore di dischi in vinile al mondo.

Geopolitica

Praga si pone come baluardo dell’euroatlantismo rispetto a player esterni come Russia e Cina e più volte ha mostrato vicinanza ai dissidenti in Bielorussia, Moldavia, Myanmar. Quest’anno si celebra il 25° anniversario dell’adesione della Repubblica Ceca alla Nato, che ha segnato una svolta nel cammino verso la garanzia della sicurezza nazionale. E dal momento che Mosca ha mostrato più volte di non gradire l’indipendenza del Paese, ecco che la Repubblica Ceca ha programmato una fase di modernizzazione della sua industria della difesa: lo dimostra la decisione del governo di acquistare alcuni caccia F-35.

La geopolitica eurobalcanica, dunque, come traccia tematica per comprendere quale sia il nuovo ruolo di Praga nello scacchiere post guerra in Ucraina. Il Paese in due anni ha raggiunto una serie di obiettivi sensibili, come la firma dell’accordo di cooperazione in materia di difesa al fine di ottenere una maggiore cooperazione con gli Stati Uniti; la partecipazione attiva, all’interno della difesa del fianco orientale della Nato, alle missioni militari comuni, dalla Slovacchia ai paesi baltici fino al Sinai; l’acquisto di carri armati Leopard ed elicotteri americani Venom e Viper. Inoltre dal 1995 è anche la base di Radio Free Europe/Radio Liberty. Nel 2023 il governo ceco ha deciso di far addestrare circa 4.300 soldati ucraini oltre ad aver fornito numerosi pacchetti di aiuti (come le munizioni).

Media Freedom Act

Nella cornice del Media Freedom Act di recente approvazione una delegazione di parlamentari della Repubblica Ceca accompagnata dall’ambasciatore Jan Kohout ha visitato qualche giorno fa a Roma la sede della Federazione nazionale della Stampa italiana. Presenti i rappresentanti della Commissione per gli Affari dei Media della Camera dei Deputati Stanislav Berkovec (Presidente della sottocommissione per i media e la libertà di espressione), Igor Hendrych, Jan Jakob, Jan Lacina e dal Segretario della Commissione, Michal Marčík, ricevuti dal segretario aggiunto vicario della Fnsi, Domenico Affinito. Sul tavolo della discussione di temi legati alla libertà di stampa, al ruolo dell’informazione e alla tutela del giornalismo nei due Paesi alla luce di due vere e proprie rivoluzioni che prendono il nome di intelligenza artificiale e fake news.

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