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Resilienza geoeconomica e opportunità geostrategica. L’Imec spiegato da Rizzi

L’Ecfr ha prodotto un articolato policy brief sull’Imec in cui si evidenzia il ruolo che può giocare l’Ue. Rizzi, autore dello studio, spiega a Formiche.net il valore geoeconomico del progetto di connettività nell’Indo Mediterraneo

“Il primo ostacolo geopolitico alla realizzazione di Imec è sicuramente la guerra a Gaza e senza una soluzione a quel conflitto appare difficile passare alla realizzazione effettiva del corridoio. Il rallentamento però è da considerarsi temporaneo, dato che Imec risponde a diversi obiettivi strategici dei partecipanti e questa pausa forzata non cambia i calcoli di lungo periodo: de-risking dalla Cina per l’Unione europea, rafforzamento dello hub commerciale ponte tra Europa e Asia per il Golfo, uscita dall’accerchiamento cinese per l’India”.

Il ricercatore Alberto Rizzi fa con Formiche.net un punto sullo stato dell’arte di Imec – l’India, Middle East, Europe Corridor, lanciato al G20 di New Delhi, lo scorso settembre. Rizzi è autore di una delle più approfondite analisi mai prodotte sul progetto di connettività Europa-Asia, recentemente pubblicata dall’European Council on Foreign Relations (Ecfr): “The infinite connection: How to make the India-Middle East-Europe economic corridor happen”.

Per lui, più complesso sarà navigare le differenti ambizioni dei Paesi coinvolti, e in questo “occorre far leva sui singoli punti di convergenza, senza pretendere un allineamento totale o forzare una scelta di campo” che né l’India né i Paesi del Golfo intendono compiere. “Il punto di forza di Imec è proprio quello di superare alcune delle divisioni globali e per renderlo un successo bisogna capirne il valore geoeconomico”.

Cosa significa “valore geoeconomico”? “Tutti i partecipanti sono interessati allo sviluppo di maggiore connettività come forma di tutela dalle tensioni economiche internazionali, e questo punto di partenza può far sì che ambizioni diverse procedano nella stessa direzione”, risponde Rizzi.

Considerando l’obiettivo dell’Imec di rafforzare la resilienza economica (europea, ma anche indiana e mediorientale) e di diversificare le opzioni commerciali, quali misure specifiche l’Ue dovrebbe adottare per promuovere la liberalizzazione del commercio con l’India e magari sostenere la transizione energetica dei partecipanti verso le energie rinnovabili? “L’economia indiana sta attraversando una fase profonda di risorse, ma mantiene forti elementi protezionisti. L’Ue dovrebbe sfruttare il nuovo slancio nelle negoziazioni commerciali, dovuto anche alla comune percezione della Cina come rivale geoeconomica, per ottenere una graduale liberalizzazione degli scambi commerciali”.

Un trattato di libero scambio appare ancora lontano, sebbene da tempo in discussione, ma il corridoio in progetto potrebbe beneficiare non poco di accordi settoriali e di un’iniziale convergenza su standard regolatori e procedure doganali, spiega Rizzi. Per l’esperto dell’Ecfr, “proprio il sostegno, sia economico che tecnologico, alla transizione verde dell’India può rappresentare un incentivo alla riduzione di misure protezionistiche, unito a investimenti nel settore manifatturiero, che New Delhi punta a rafforzare”.

E con il Golfo? Anche con i Paesi della regione l’Ue sta cercando di istituire una strategic partnership, su cui l’interesse è emerso anche recentemente, durante l’incontro ministeriali Esteri Ue-Golfo organizzato dall’inviato speciale di Bruxelles, l’ex ministro italiano Luigi Di Maio. “Nel caso dei Paesi del Golfo, l’Ue è chiamata anche a stabilire tabelle di marcia realistiche sull’importazione di idrogeno verde e a sviluppare infrastrutture per il trasporto di energia prodotta da fonti rinnovabili”, aggiunge Rizzi.

Secondo il policy brief dell’Ecfr, uno di quei documenti con cui vengono fornite indicazioni alla leadership europea, i membri Ue dovrebbero considerare l’Imec come un’aggiunta di sostanza a lungo termine alle attuali rotte commerciali, dunque di valore strategico. Dovrebbero anche spingere perché il corridoio si espanda in una rete, promuova la liberalizzazione degli scambi con l’India e sostenga tutti i partecipanti proprio nella transizione verso le energie rinnovabili.

L’obiettivo profondo dell’Imec è connettere, ossia lavorare contro la frammentazione che sta dominando questa fase storica. È per questo che l’Italia, che al G20 è stato uno dei Paesi firmatari del documento per la promozione del progetto, sta irrobustendo la sua attività attorno al corridoio, con il Parlamento che ha incardinato la risoluzione proposta dall’onorevole Paolo Formentini, vice presidente della Commissione Esteri della Camera, per nominare un inviato speciale per un progetto che potrebbe trovare in porti come quello di Trieste il terminale di arrivo in Europa. Imec è il vettore visibile attorno a cui si consolida il concetto geo-strategico di Indo Mediterraneo – dimensione di connessione tra Mediterraneo allargato e Indo Pacifico su cui si muove l’Italia.



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