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Payback, conto alla rovescia. Come si muoverà il governo

La prossima settimana la Corte costituzionale si pronuncerà sulla sentenza del Tar del Lazio che ha messo in dubbio la legittimità costituzionale della norma che impone alle imprese biomedicali di concorrere al disavanzo delle Regioni. Ma Fratelli d’Italia è pronto a intervenire, coperture permettendo

La data da cerchiare con il rosso è il 22 maggio. Quel giorno la questione del payback, il sistema di tassazione che obbliga le imprese farmaceutiche e biomedicali a ripianare lo sforamento dei tetti di spesa da parte delle Regioni, tornerà improvvisamente d’attualità. Si terrà, infatti, l’udienza pubblica tramite cui la Corte Costituzionale discuterà i ricorsi rimessi dal Tar, da parte delle imprese fornitrici di dispositivi medici. Come noto, quando una regione spende pii quanto potrebbe, facendo del disavanzo, l’azienda che ha fornito le apparecchiature, è chiamata a metterci del suo, concorrendo al deficit.

Un meccanismo, che affonda le sue radici a una quindicina di anni fa, da sempre osteggiato sia dalle imprese farmaceutiche, sia da quelle biomedicali. In questi anni si sono susseguiti gli appelli delle due industrie affinché il governo di turno, trovasse il modo di sterilizzare la misura, evitando un salasso ogni tre anni di svariati miliardi. Sì, perché di tanti soldi si parla. Tra una settimana la Consulta dovrà esprimere il proprio parere in merito alla legittimità (o meno) del pagamento di 1,1 miliardi di euro, a fronte degli sforamenti di spesa per il quadriennio 2015-2018.

La decisione che la Corte Costituzionale (la sentenza del Tar Lazio del 24 novembre 2023, che ha valutato che la norma sul payback, potrebbe contenere elementi di incostituzionalità, come peraltro affermato più volte dalle associazioni di categoria) dovrà assumere avrà sicuramente una portata storica per la tenuta del Sistema sanitario nazionale, con lo spauracchio che l’esborso di oltre 1 miliardo di euro a carico delle imprese possa mettere in ginocchio tutto il comparto. In considerazione del fatto che, in caso di pronunciamento non positivo della Consulta, il payback potrà essere applicato anche per il quadriennio 2019-2022, con un ulteriore esborso per le imprese del settore, con conseguenze catastrofiche.

Finora l’esecutivo di Giorgia Meloni, grazie alla spinta arrivata soprattutto da Fratelli d’Italia, è riuscita a rinviare i pagamenti, individuando di volta in volta le coperture nei vari Documenti di economia e finanza, ma senza mettere a punto una soluzione strutturale al problema. Fonti qualificate consultate da Formiche.net, tuttavia, assicurano che in queste ore un ragionamento è in corso, ma che verrà svelato solo ed esclusivamente all’indomani della sentenza. Se infatti la Consulta dovesse dare ragione al Tar del Lazio, che ha rimesso la questione di legittimità costituzionale proprio alla Corte, certificando dunque i dubbi della giustizia amministrativa sul payback, si potrebbero aprire scenari nuovi.

Ma se al contrario la legittimità costituzionale dovesse essere confermata, allora per le imprese biomedicali si aprirebbero le porte dei versamenti. Ed è lì, trapela dal partito del premier, che il governo potrebbe decidere di intervenire, scongiurando la tagliola. Certo non sarebbe una passeggiata. Il Superbonus continua a rappresentare una seria ipoteca per i conti pubblici italiani e individuare le risorse nella prossima manovra potrebbe risultare più complesso del previsto.

 


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