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FI prende gli scontenti a destra, il Pd non si smembra e i socialisti… Parla Diamanti

Il Pd, benché la segretaria abbia assunto una posizione – sull’abolizione del Jobs Act – piuttosto divisiva, non si smembra anche se l’area riformista è a disagio. Nella corsa alle Europee la Lega è sempre più a destra e scommette. Forza Italia sta facendo un ottimo lavoro sulle liste raccogliendo gli scontenti degli altri partiti di centrodestra. E in Ue non riusciranno a escludere i socialisti. Conversazione con il politologo e fondatore di YouTrend, Giovanni Diamanti

Alla segretaria del Pd Elly Schlein, oltre che di merito, i rilievi che le sono stati mossi sono di metodo. La scelta di aderire al referendum della Cgil per l’abolizione del Jobs Act di renziana memoria arriva in un momento complesso. Ma attenzione a dare i dem per morti. Il Pd resta “un partito con un elettorato solido” e, dunque, è troppo presto per il centrodestra pensare di catalizzare i voti di probabili riformisti in uscita. Benché sia innegabile, come spiega a Formiche.net il politologo e fondatore di YouTrend, Giovanni Diamanti, l’area riformista “sia a disagio”.

La scelta di aderire al referendum della Cgil da parte di Schlein sta destando non poche polemiche interne al partito. C’è il rischio di uno smembramento in vista delle Europee?

Ho sentito molte volte parlare dello smembramento del Pd, quando invece è l’unico partito che rimane stabile. Con poche oscillazioni. Un partito che ha una sorta di voto di appartenenza. Sinceramente mi pare non solo prematuro ma errato darlo per morto o diviso. È plurale e questo è anche un suo punto di forza, benché talvolta di debolezza. L’elettorato Pd conosce il suo partito. I suoi limiti e le sue potenzialità. L’uscita di Schlein mette a disagio i riformisti, ma è una posizione storica della segretaria. Certo, la tempistica non è delle migliori.

Questa presa di posizione garantirà al Pd di recuperare una fetta – a sinistra – di elettorato o si tratta di una mossa che non sposta?

Non so se questa mossa sposti. Considero il Pd un partito abbastanza solido e stabile. Questa è la base sulla quale la segretaria lavora. Mi aspetto che ci sia un ritorno di alcuni elettori di sinistra al Pd, che si erano rifugiati nel non voto. Non mi aspetto però grossi cambiamenti significativi. Peraltro non so quanti voti potrà perdere al centro, realisticamente.

Nel centrodestra Meloni gioca da protagonista, mentre Forza Italia (assieme a Renzi) cerca di intercettare scontenti dem. La Lega di Salvini è sempre più isolata. Chi ci “guadagna” in questa corsa verso la scadenza elettorale?

Tutti fanno la loro partita. Mi sembra normale e fisiologico. FI punta non agli scontenti dem ma agli scontenti degli altri partiti di centrodestra, ponendosi come la forza stabile e rassicurante di una coalizione che ha spostato il suo baricentro molto a destra. Sta facendo una campagna elettorale forte e credibile, con un lavoro ottimo sul fronte della costruzione delle liste. La lega è sempre più a destra anche questa è una scommessa.

E non corre un rischio molto alto a caratterizzarsi sempre più a destra?

Vedremo se pagherà il giorno del voto. A mio modo di vedere in questo modo il Carroccio limita l’elettorato potenziale ma forse rafforza le intenzioni di voto nel brevissimo termine.

Il tema delle alleanze dopo il risultato delle urne, nel centrodestra soprattutto, è centrale. Che epilogo prevede, posto che comunque è ragionevole immaginare una maggioranza comunque caratterizzata da una primazia del Ppe?

L’assicurazione sulla vita del Pse è il governo di Germania e Spagna. Il Ppe non può permettersi di guardare a una maggioranza troppo sbilanciata a destra, che non contempli il partito che governa questi due Paesi. Allo stesso modo, il gruppo Renew governando la Francia ha un peso specifico che va al di là dei semplici numeri. Queste sono questioni da non trascurare. L’Europa non si governa solo con i numeri ma col peso.

Però i numeri contano. 

Certo. Ma, anche numericamente parlando – benché probabilmente per poco – non penso ci sarà la possibilità di un governo delle destre europee. Però la maggioranza classica potrebbe essere molto risicata e potrebbe essere allargata ulteriormente.

 

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