“Sullo sfondo della rivalità sino-americana e della guerra in Ucraina, Mosca e Pechino si trovano fianco a fianco di fronte al nemico comune: gli Stati Uniti”, spiega Bachulska (Ecfr). L’incontro tra Putin e Xi non potrà che peggiorare ulteriormente la percezione negativa della politica estera di Pechino da parte di molti osservatori e decisori occidentali
La visita di Vladimir Putin a Pechino segna l’importanza che le relazioni Cina-Russia hanno anche per Xi Jinping — il quale altrimenti non avrebbe accolto il russo nella capitale della Repubblica popolare, marcando così l’allineamento proprio nel momento in cui esso è più attenzionato dall’Occidente. “Sullo sfondo della rivalità sino-americana e della guerra in Ucraina, Mosca e Pechino si trovano fianco a fianco di fronte al nemico comune: gli Stati Uniti”, commenta Alicja Bachulska policy fellow all’Asia Programme dell’Ecfr.
Venerdì e sabato, i due leader discuteranno i dettagli della loro strategic partnership che pochi giorni prima che Putin sferrasse l’assalto a Kyiv, nel febbraio di due anni fa, fu definita “amicizia senza limiti” — definizione mai modificata come mai è stata condannata l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Cina, che anzi sta sostenendo Mosca con forniture tecnologiche dual-use.
L’amicizia senza limiti è un claim narrativo più che un link strategico reale: i due Paesi vivono una fase di sovrapposizione di interessi che, come spiega l’esperta dell’Ecfr, ruotano molto attorno all’anti-americanismo e all’anti-occidentalismo — e si connettono anche con la volontà comune di rimodellare l’ordine mondiale basato su una visione occidente-centrica.
“Nonostante alcune divergenze, i due leader condividono una visione strategica sulla necessità di lavorare insieme per quella che chiamano democratizzazione delle relazioni internazionali”, dice Bachulska, ricordando “il loro sforzo comune di ricostruire l’ordine mondiale esistente in modo che rifletta meglio i loro interessi e, a sua volta, indebolisca la posizione di Washington e delle organizzazioni multilaterali guidate dagli Stati Uniti”.
La tempistica della visita di Putin diventa allora fattore stesso di messaggistica politica. Il presidente russo – che ha inaugurato il suo ennesimo mandato pochi giorni fa – si reca in Cina subito dopo la conclusione del tour europeo di Xi in Francia, Serbia e Ungheria, e dopo la visita del segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, a Pechino. “L’ottica suggerisce che i due leader parleranno degli elementi chiave che la Cina ha tratto dagli incontri di Xi in Europa, molti dei quali riguardavano la situazione in Ucraina”, ragiona l’analista del think tank paneuropeo. “Per Putin, isolato a livello internazionale, il viaggio a Pechino sarà un aiuto a legittimare la propria posizione all’interno e agli occhi del pubblico internazionale, soprattutto nel cosiddetto Sud globale”.
Questo tema del contatto con il Sud del mondo è cresciuto di valore negli ultimi anni perché il rimodellamento dell’ordine mondiale a cui ambiscono Russia e Cina ha anche come fine quello di accaparrarsi consenso in quella parte estesa di Paesi che — per demografia innanzitutto — nei prossimi anni saranno sempre più importanti. È sotto quest’ottica per esempio che i Think 7 — i think tank del G7 — suggeriscono al gruppo dei setti Paesi più industrializzati del sistema occidente-centrico di aprire connessioni, cooperazione, comprensione del Global South.
“È probabile che Xi e Putin facciano eco alla retorica anti-Nato sentita di recente durante il viaggio [del leader cinese] in Serbia”, aggiunge Bachulska. Xi si è recato a Belgrado in occasione del 25° anniversario del bombardamento della città da parte delle forze Nato, che ha visto la morte di tre giornalisti cinesi, e il ferimento di altri venti, quando le bombe americane caddero per tragico errore sull’ambasciata cinese.
“La Cina di Xi si concentra sul rifiuto delle istituzioni multilaterali guidate dagli Stati Uniti; la Nato svolge un ruolo particolarmente importante per Pechino, in quanto veicolo di quella che in Cina è percepita come ‘egemonia statunitense’. Questo atteggiamento è anche vicino al cuore di Putin, una caratteristica condivisa che sarà probabilmente sfruttata da Pechino e Mosca per consolidare narrazioni alternative sulla forma desiderata del futuro ordine mondiale”, aggiunge l’esperta.
Certe posture critiche sono spesso ben recepite da quel Sud del mondo che i due Paesi cercano come interlocutore globale — basta pensare che quando si parla della costruzione di architetture di sicurezza regionali comprendenti anche forze occidentali, definizioni come “Nato araba” o “Nato asiatica” sono generalmente considerate semplificazioni ingombranti (sebbene senza un impegno delle forze dei Paesi Nato certe architetture non potrebbero esistere, anche perché Russia e Cina hanno interessi diversi).
In definitiva, ciò che emerge è che insieme alla visita di Xi a Belgrado e Budapest — due delle capitali europee più favorevoli alla Cina — l’incontro tra Putin e Xi non potrà che peggiorare ulteriormente la percezione negativa della politica estera di Pechino da parte di molti osservatori e decisori dell’Ue. In un’Europa che si trova nel decisivo momento elettorale, dove ciò che conta è dimostrare la compattezza dell’Unione tramite la partecipazione alle elezioni dei suoi cittadini, l’abbraccio tra i rivali che vorrebbero disarticolarla è un messaggio negativo, che potrebbe riflettersi nelle future policy di Bruxelles.