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Strategie e progetti del Piano Mattei. Ecco come l’Italia è in prima linea in Africa

Presso Palazzo Rospigliosi si è tenuta la seconda edizione dell’Annual International Meeting, organizzato da Apri e Confprofessioni, dedicato quest’anno alla strategia messa a terra dal governo italiano per il continente africano. Cosa hanno detto Marco Minniti, Lapo Pistelli, Antonio Tajani e Giulio Terzi Sant’Agata

Investimenti, infrastrutture, istruzione, tutto condito da una robusta dose di collaborazione, per fare dell’Africa qualcosa di nuovo, emancipato e al passo coi tempi. Un tema, quello del Piano Mattei, scelto come spunto di riflessione dell’Annual International Meeting, giunto alla seconda edizione, organizzato presso Palazzo Rospigliosi, a due passi dal Quirinale, da Confprofessioni e Apri International.

D’altronde, l’Italia ha davanti a sé una straordinaria opportunità di consolidare la sua presenza in Africa e di contribuire al suo sviluppo. La partnership tra Italia e Africa non è solo vantaggiosa per entrambe le parti, ma è anche un passo verso un mondo più interconnesso e solidale. A ragionare sul futuro e le prospettive dell’Africa e del Piano Mattei, tra gli altri, il presidente della Commissione Affari Europei, Giulio Terzi Sant’Agata, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il presidente della Fondazione MedOr, Marco Minniti e il direttore Public Affairs Foundation di Eni, Lapo Pistelli.

“L’Italia ha scelto di essere in prima linea per l’Africa, facendo leva su un sentimento. Tutti i grandi cambiamenti, le grandi rivoluzioni, non si possono fare se non c’è un sentimento. Il progetto deve vivere dentro le persone. Detto questo, perché è cruciale il rapporto tra Italia e Africa? Il Continente africano è una straordinaria opportunità, non solo per l’Italia, per il Mediterraneo, ma anche per l’intero Pianeta”, ha spiegato Minniti. “Ci siamo illusi fin qui che la crescita demografica di un Paese fosse solo un problema. Non è così. L’India è il Paese più popoloso al mondo e non si sono certo listati a lutto. Una delle partite cruciali che si gioca in Africa si chiama energia: dopo l’invasione dell’Ucraina, ci siamo resi conto che l’Europa dipendeva da Mosca. Ebbene, a chi ci siamo rivolti per sganciarci dalla Russia? All’Africa”.

Per questo, ha chiarito Minniti, “in Africa giochiamo una partita importantissima, quella dell’energia. Oggi la Cina è leader nel settore dei metalli critici, ma l’Africa può essere una valida alternativa. Altro tema, è il terrorismo. La stabilità di un continente, quello africano, deve andare di pari passo con la sua prosperità. E l’imperativo per l’Europa deve essere la stabilità dell’Africa, unitamente al suo benessere. Se oggi vogliamo affermare i valori dell’Occidente, nel Sud del mondo, dobbiamo ripartire proprio dal rapporto che c’è tra Africa e Mediterraneo. E al centro del Mediterraneo c’è l’Italia. Per questo la missione storico-politica del nostro Paese non può che essere l’Africa”.

Sul filo di Minniti, anche Pistelli. “Il Piano Mattei costruisce per la prima volta rapporti di lungo periodo, scardinando vecchi sistemi, antiquati. La filosofia è fare qualcosa per l’Africa, come a dire che ci siamo a dispetto dei fatti. L’idea che questo governo abbia compiuto questo passo, mette in una prospettiva diversa i problemi dell’Africa: un’operazione di sistema, che coinvolge le migliori competenze”, ha sottolineato Pistelli. “Il Piano Mattei è un metodo, uno sforzo incrementale, che individua progetti che innescano un processo. La presidenza italiana del G7 ha inserito il Piano Mattei in agenda e questo vuol dire che la narrativa è diversa: l’Africa non è cinese e l’Europa, tramite l’Italia, può fare la sua parte”.

Di “leva per cambiare la narrativa per l’Africa e l’Italia”, ha invece parlato Terzi. “L’Africa è più grande di Usa e Cina insieme, la demografia cresce più di tutti, ora servono investimenti trasparenti e misure che mirino alla stabilità politica. Il Continente merita ben altro, piuttosto che essere preda di mire espansionistiche”, ha sottolineato Terzi. Ricordando come “la Cina e la Russia stanno portando avanti politiche neocoloniali, Pechino in Congo estrae cobalto, Mosca si pone di militarizzare l’Africa. Urge un deciso rientro in campo occidente e l’Italia con il Piano Mattei è apripista: c’è desiderio di Italia nel Continente africano”.

Una sintesi ha provato a darla il ministro Tajani, richiamando al ruolo dei professionisti italiani. “Pensare all’Africa vuol dire anche guardare ai Balcani e ai Paesi del Golfo. Tutti contesti con cui le relazioni con l’Italia stanno crescendo. Parlo di modelli, eventualmente esportabili. Se pensiamo all’Africa, mi vengono in mente le competenze e per questo mi rivolgo ai professionisti, affinché possano essere parte della crescita. Voglio dire, se un investitore viene in Italia, ha bisogno di qualcuno che lo istruisca, lo prepari. Lo stesso vale per l’Africa. C’è, quindi, un grande bisogno di servizi se si vuole investire in Africa. Il Piano Mattei, per essere totalmente realizzato, ha bisogno di professionisti che fungano da ponti tra l’Italia e il Continente africano”.

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