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Seul riunisce il mondo dell’AI. Ecco cosa si è detto al Summit

“L’intelligenza artificiale è destinata a incidere sugli scenari geopolitici e sugli equilibri attuali, perché può garantire a chi la gestisce e la utilizza un vantaggio competitivo”. Questo il messaggio di Giorgia Meloni al Seul AI Summit. Nuova occasione per continuare le discussioni sulla più grande tecnologia trasformativa del momento

Ormai le occasioni per discutere sullo sviluppo sicuro dell’intelligenza artificiale si susseguono a cadenza continua, visto il valore della partita in ballo, e tra questi il Summit AI di Seul ha rappresentato un’ulteriore opportunità per i governi di tutto il mondo di cercare di affrontare insieme sfide, rischi e opportunità di una tecnologia che si prevede in grado di trasformare le nostre singole quotidianità in un futuro prossimo. L’incontro sudcoreano è stato concepito con l’idea “di continuare il lavoro iniziato a Bletchley Park: avanzare la discussione globale sull’intelligenza artificiale e creare una risposta coerente ai rischi che i sistemi avanzati pongono alle nostre società”, spiega Giorgos Verdi, policy fellow dell’Ecfr.

E non a caso, le prime a essere coinvolte sono state le aziende leader del settore. Sedici società che guidano lo sviluppo dell’intelligenza artificiale – tra cui Google, Meta, Microsoft, OpenAI, Zhipu.ai, (sostenuta dalla cinese Alibaba), Tencent, Meituan e Xiaomi, e anche l’Istituto di innovazione tecnologica degli Emirati Arabi Uniti, Amazon, IBM e  Samsung Electronics – si sono impegnate a sviluppare la tecnologia in modo sicuro.

Al vertice di Seul hanno partecipato anche alcuni dei leader del settore come Elon Musk di Tesla, l’ex ceo di Google Eric Schmidt, e il presidente di Samsung Electronics Jay Lee. Le aziende coinvolte si sono impegnate a pubblicare quadri di sicurezza per la misurazione dei rischi e a garantire meccanismi di gestione trasparenti. “È fondamentale ottenere un accordo internazionale sulle linee rosse in cui lo sviluppo dell’AI diventerebbe inaccettabilmente pericoloso per la sicurezza pubblica”, ha detto Beth Barnes, fondatrice di Metr, nonprofit che lavora sulle cutting-hedge technology.

La riunione è stata sostenuta anche dal G7, dall’Ue, di Singapore, dell’Australia e della Corea del Sud, con l’obiettivo di dare priorità alla sicurezza, all’innovazione e all’inclusività dell’AI.

“L’intelligenza artificiale è destinata ad incidere sugli scenari geopolitici e sugli equilibri attuali, perché può garantire a chi la gestisce e la utilizza un vantaggio competitivo”, ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel videomessaggio inviato al summit come presidente di turno del G7 – un G7 che come ha recentemente ricordato il prefetto Bruno Frattasi, capo di Acn e ospite della riunione del Gruppo di Lavoro G7 sulla Cybersicurezza, è particolarmente incentrato sul tema dell’intelligenza artificiale.

“La storia – dice Meloni – ci ha insegnato che dalla competizione per procurarsi quel vantaggio competitivo e dalle differenze tra chi ha raggiunto quel vantaggio e chi resta indietro possono nascere tensioni, se non addirittura conflitti. Per questo, è necessario costruire insieme, nel rispetto della differenza di approcci tra le diverse realtà nazionali, dei meccanismi di governance globali. È una sfida per tutti. Per i governi, chiamati a concordare nei contesti multilaterali un approccio comune; ma anche e soprattutto per le imprese e il settore privato, che devono concentrarsi sulla gestione del rischio, sulla responsabilità e sulla trasparenza”.

“Mentre gli approcci di Usa e Regno Unito sono focalizzati sulla sicurezza dell’AI, l’Ue è più preoccupata per i rischi posti ai diritti umani”, sottolinea Verdi. Questa differenza di prospettive rende difficile raggiungere avanzamenti significativi verso un approccio globale coordinato. Per l’esperto del think tank paneuropeo che si occupa anche di suggerire idee e indirizzi a Bruxelles, l’Ue deve rimanere impegnata a superare i blocchi e promuovere la propria visione “incentrata sull’uomo” dell’AI.

“L’intelligenza artificiale è una sfida epocale per l’intera società. Siamo di fronte a una nuova frontiera del progresso, che per la prima volta nella storia rischia di mettere in discussione il principio stesso della centralità dell’uomo”, ha detto a tal proposito Meloni, ricordando che “rispetto a ogni altra rivoluzione del passato, l’intelligenza artificiale generativa prefigura un mondo nel quale il progresso non ottimizza più le capacità umane, ma le sostituisce. E se in passato questa sostituzione riguardava soprattutto il lavoro fisico, in modo che le persone potessero dedicarsi ai lavori intellettuali e di organizzazione, ora è l’intelletto che rischia di essere sostituito. Con un impatto, se non gestito, inevitabile anche sui lavoratori a più alta specializzazione”.

Nel frattempo, il mondo AI è in fermento per la competizione tra aziende cinesi e occidentali sui grandi modelli linguistici. Recentemente, Alibaba e Baidu hanno abbassato drasticamente i prezzi dei loro servizi di AI per affermarsi come standard di riferimento. Tuttavia, questi modelli sono spesso oggetto di controversie, come nel caso di GPT-4o di OpenAI, che ha affrontato problemi legati alla qualità dei dati di addestramento contaminati da contenuti inappropriati (pornografia o gioco d’azzardo) provenienti da siti web spam cinesi. Inoltre, l’enfasi sui contenuti politicamente accettabili limita la capacità dei modelli cinesi di competere efficacemente sul palcoscenico globale, nonostante gli sforzi per promuovere un’immagine di innovazione e progresso tecnologico.

La Cina, sebbene presente nei principali vertici internazionali sull’AI, deve affrontare significativi crucci interni legati alla bolla narrativa che il Partito/Stato impone nel Paese – limitazione per le capacità degli applicativi AI e distorsione dei modelli internazionali. I prodotti di intelligenza artificiale cinesi, come quelli sviluppati da Alibaba e Baidu, sono in ritardo rispetto alle controparti occidentali, e questo potrebbe essere l’innesco per un’ultra competizione – che le discussioni di co-gestione come quelle di Seul cercano di affrontare.

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