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Obiettivo Sumy. Kyiv lancia l’allarme sulla prossima offensiva russa

L’ammassamento di truppe russe nei pressi di una delle regioni di confine spinge Kyiv a lanciare l’allarme su un prossimo attacco di Mosca. Intanto i due avversari tornano a parlare di pace, anche se con una forte sfumatura di esercizio retorico

Sarà Mosca ad avere l’iniziativa sul campo di battaglia nell’estate del 2024. Oramai i dubbi al riguardo sono stati quasi completamente fugati, non sono da funzionari russi o da specialisti internazionali del settore, ma anche dagli stessi vertici ucraini. A partire dal presidente Volodymyr Zelensky, che domenica 26 maggio si è espresso pubblicamente su questa eventualità, dichiarando che Mosca sta ammassando ingenti quantità di truppe nei pressi del fronte in vista del nuovo attacco previsto per le prossime settimane.

Uno degli obiettivi più discussi per il nuovo slancio offensivo che ci si aspetta da Mosca è l’oblast di Sumy, sito a Est di Kyiv e a nord di Kharkiv. Dopo gli scontri registrati nelle prime settimane di guerra nell’area in questione non vi sono più state operazioni di manovra da parte degli eserciti delle due fazioni, anche se gli scambi di artiglieria sono stati piuttosto frequenti. Ma già da settimane i funzionari ucraini hanno avvertito che Mosca potrebbe puntare proprio su Sumy come obiettivo del prossimo sforzo offensivo. A metà maggio Kyrylo Budanov, capo dell’agenzia di intelligence militare ucraina (nota come Gur), ha dichiarato che una volta stabilizzata la linea del fronte a Kharkiv, la Russia avrebbe rivolto la sua attenzione a Sumy.

La ratio militare di questa manovra sarebbe quella di allargare l’ampiezza del fronte, così da poter stressare ulteriormente la carenza di uomini e di personale per l’esercito ucraino e di trarre maggior vantaggio dalla superiorità numerica delle truppe di Mosca. Ma per fare ciò, come nota l’Institute for the Study of War, non è necessario lanciare un attacco: anche la sola possibilità di una penetrazione costringerebbe il comando ucraino a ridispiegare preziose truppe nella zona interessata. Questa stessa ratio sarebbe dietro alle incursioni nell’oblast di Kharkiv messi in atto dalle truppe di Mosca durante le scorse settimane.

Mentre si prepara la guerra, si prova anche a pensare alla pace, seppure secondo prospettive diverse. Nello stesso discorso del 26 maggio Zelensky ha fatto appello al presidente statunitense Joe Biden e al presidente cinese Xi Jinping affinché partecipino a un vertice di pace sull’Ucraina che si terrà in Svizzera il mese prossimo. Kyiv si è sforzata a lungo nel cercare di raccogliere il sostegno globale per un framework negoziale che preveda il ritiro completo delle forze russe da tutto il territorio ucraino e la fine degli attacchi sul suolo ucraino.

Poche ore prima dell’intervento di Zelensky anche il presidente russo Vladimir Putin si era espresso riguardo ad una possibile interruzione del conflitto. Tuttavia, la proposta di Putin si pone diametralmente all’opposto rispetto a quella cercata da Kyiv: il leader del Cremlino mirerebbe infatti a un negoziato basato sul riconoscimento della situazione attuale al fronte, in grado di “freeze the war” come detto da uno dei sodali di Putin che si è espresso con Reuters in condizione di anonimità. Una scelta lessicale che richiama molto da vicino quella del “frozen conflict”, termine convenzionalmente impiegato per definire situazioni in cui i combattimenti sono cessati, ma vi sono accordi di tipo politico che abbiano posto una fine formale al conflitto. Negli ultimi decenni Mosca ha fatto spesso ricorso ai “frozen conflict” per estendere la sua zona d’influenza, dalla Transnistria all’Abkhazia e all’Ossezia del Sud, oltre che all’Ucraina nello status quo precedente il 24 febbraio 2022. Difficile dunque credere che Kyiv e i suoi partner possano prendere una posizione favorevole al riguardo.


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