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Transizione e lavoro, cambiare l’Ue (senza i sovranisti) è possibile. Parla Pilo (M5S)

Intervista a Cinzia Pilo, candidata M5S nella circoscrizione Isole: “Se le forze europeiste escludono, come dovrebbero, i sovranisti e gli estremisti di destra noi ci siamo: con le nostre idee, le nostre proposte e le nostre energie. Non ci deve essere nessuna contrapposizione tra il mondo delle imprese e il nuovo modello di sviluppo che ruota attorno alla transizione sostenibile”

Una conventio ad escludendum, che coaguli attorno all’anti-sovranismo una serie di forze che hanno a cuore l’europeismo e il green. Questo, secondo Cinzia Pilo, candidata del Movimento 5 Stelle nella circoscrizione Isole, il fil rouge della sua forza politica alle prossime elezioni europee. Il programma è corposo, ha spiegato la candidata, che mette i puntini sulle i su alleanze, commissari e temi pregnanti della prossima legislatura europea.

Quale l’obiettivo del M5S alle elezioni europee?

L’asticella è alta. Nella scorsa legislatura come Movimento 5 Stelle abbiamo ottenuto risultati importanti, penso al Green Deal, alla direttiva sul salario minimo e non dimentichiamo il Recovery Fund senza il quale la nostra economia non si sarebbe ripresa così rapidamente dopo la pandemia. Per la prossima legislatura abbiamo un programma corposo e vogliamo essere di nuovo decisivi. Se le forze europeiste escludono, come dovrebbero, i sovranisti e gli estremisti di destra, noi ci siamo: con le nostre idee, le nostre proposte e le nostre energie.

Quale giudizio dare alla commissione uscente?

Il voto è 7 nei primi due anni e mezzo di legislatura, 4 nei successivi. Non si può tracciare un modello di sviluppo – quello green – e poi frenare tutto in una volta, così si confondono le imprese che devono programmare gli investimenti ma anche i cittadini. Sulla transizione sostenibile non si torna indietro e le sponde che Ursula von der Leyen ha dato ai partiti di estrema destra nell’ultimo anno sono sbagliate.

Dopo una commissione di larghe intese servirebbe una politica?

Non mi piacciono le alchimie politiche. Intanto vediamo la configurazione del prossimo Parlamento europeo. Io penso che molte forze sovraniste si sgonfieranno. Afd in Germania per esempio nei sondaggi è in declino rispetto a due mesi fa. I Commissari europei poi, lo ricordo, vengono nominati dal governi nazionali. Spero che Meloni non usi questa possibilità per regolare i conti dentro la sua maggioranza ma mandi a Bruxelles una persona competente, seria e affidabile. Ne va dell’immagine dell’Italia in Europa e nel mondo.

Come conciliare green con esigenze oggettive imprenditoriali?

Non ci deve essere nessuna contrapposizione tra il mondo delle imprese e il nuovo modello di sviluppo che ruota attorno alla transizione sostenibile. Le imprese vanno accompagnate e sostenute in questo percorso. E noi abbiamo individuato uno strumento: la Banca Europea degli Investimenti (BEI) che per noi va trasformata in Banca Europea per lo Sviluppo e la Transizione ecologica (BEST). Questa banca dal nostro punto di vista deve finanziare lo sviluppo di filiere strategiche per la transizione e l’innovazione tecnologica nei settori dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Dobbiamo sostenere le industrie nell’ammodernamento dei loro processi produttivi e le startup possono darci una mano in questo. La battaglia da fare dunque in Europa non è quella ideologica e anti-green del governo Meloni ma quella di rispondere all’Inflation Reduction Act (IRA) americano e ai sussidi massicci della Cina nel settore con maggiore incisività e mettendo mani al portafoglio. I falchi dell’austerity sono avvisati.

Dire addio ai motori a scoppio senza assicurazione di approvvigionamento di batterie è un azzardo per l’Ue?

L’Europa ha bisogno di diverse materie prime critiche per guidare la transizione verde. Questo è chiaro, ma d’altronde anche oggi ha bisogno del petrolio per far muovere i motori termici. E solo una piccolissima parte del petrolio che serve viene estratto in Europa. L’obiettivo della transizione energetica è anche quello dell’indipendenza energetica europea grazie alle rinnovabili. Qualcuno per caso vuole continuare ad arricchire i sauditi o i russi? Il problema delle batterie è reale e dobbiamo iniziare ad affrontarlo seriamente e senza scorciatoie. Oggi in Germania si contano 12 gigafactory, quelle che fabbricano le batterie elettriche, in Francia 5, in Spagna 3 e in Italia appena 2. Il governo Meloni lavori per recuperare questo ritardo notevole che potrebbe costare caro al sistema produttivo italiano.

Come assicurare alla Sardegna un coinvolgimento maggiore da parte del governo centrale, sia italiano che europeo?

Per assicurare alla Sardegna un coinvolgimento maggiore servono ovviamente una giunta e un governo regionale che siano all’altezza di una sfida così importante. E la giunta guidata da Alessandra Todde si sta dimostrando assolutamente capace e molto competente. Non a caso la governatrice nei prossimi giorni incontrerà il ministro all’ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, per discutere la mappa delle aree idonee, la ministra all’Università, Anna Maria Bernini, per parlare dell’Einstein Telescope, il ministro agli Affari europei, Sud e Pnrr, Raffaele Fitto, per rimettere in discussione il tema dei fondi europei visto che ci sono i bandi in scadenza, il ministro Guido Crosetto per affrontare la questione delle servitù militari. Insomma una presenza attiva e fattiva sia a livello parlamentare che consiliare che possa portare avanti le istanze della Sardegna. Per questo è indispensabile che sia rappresentata in maniera importante e forte anche a Bruxelles e che soprattutto non venga più considerata una regione di serie B rispetto alle altre.

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