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Usa2024, cosa succederà con la condanna di Trump. Gli scenari di Del Pero

La condanna di Trump è arrivata più rapidamente di quanto previsto, sebbene gli atti fossero chiari. Mentre non è chiaro quanto essa possa contrarre il bacino elettorale del repubblicano. Secondo Mario Del Pero (SciencesPo) ora è possibile un aumento della polarizzazione nel dibattito pubblico

“Pensavamo che la giuria avrebbe impiegato molto più tempo, e invece in poche ore Donald Trump è stato condannato”, commenta Mario Del Pero, docente di Storia Internazionale e Storia della politica estera statunitense all’Institut d’études politiques di Parigi. L’ex presidente e leader della corsa Repubblica per Usa2024 è stato ritenuto colpevole dalla giuria popolare che lo stava giudicando nel processo sui pagamenti alla pornostar Stormy Daniels. La sentenza di colpevolezza riguarda tutti i 34 capi di accusa a suo carico, “ma d’altronde – continua Del Pero in una conversazione con Formiche.net – chi ha seguito il processo non poteva avere eccessivi dubbi, i fatti erano abbastanza chiari: si può discutere sulla strategia legale del procuratore, ma la falsificazione dei libri contabili era evidente e testimonianze come quella dell’ex direttore del National Enquirer (Davide Pecker, ndr) sono state piuttosto determinanti”.

La pena sarà stabilita l’11 luglio dal giudice Juan Merchan (presumibilmente ci sarà una libertà vigilata, perché politicamente è poco percorribile la strada dell’arresto). Ciò che resta nell’immediato e per sempre nella storia è che per la prima volta un presidente degli Stati Uniti viene ritenuto colpevole nell’ambito di un processo penale. E adesso? “Intanto si crea un vulnus per la democrazia americana, che ne esce ferita al pari dell’umiliazione per Trump. E credo che questo polarizzerà ancora di più un Paese già lacerato, e credo anche che Trump cercherà di cavalcare la vicenda”. In parte non lo sta già facendo, con quella narrazione vittimista che lo ha sempre raccontato in lotta con quel fantomatico deep state? “La linea demagogica e anti-politica, anti-istituzioni potremmo dire, probabilmente per un certo segmento dell’elettorato sarà anche più mobilitante, col rischio evidente che possa produrre anche derive violente”, risponde Del Pero – e d’altronde, quanto successo con l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 è un precedente importante.

Per mesi i sondaggi hanno detto che una parte di elettorato repubblicano si dichiara indisponibile a votare un presidente condannato, sarà così? “I sondaggi sono fluidi, dunque bisognerà vedere. Certo, in un’elezione che si preannuncia molto stretta, basterebbe anche una piccola mutilazione del corpo elettorale repubblicano, dovuta appunto a quell’indisponibilità, per avere risultati diversi in Stati che dovrebbero essere decisivi. Inoltre, va considerato che la condanna potrebbe alimentare la narrazione della ‘democrazia a rischio’ e questo potrebbe facilitare la mobilitazione per Joe Biden, che a quanto pare per ora ha più problemi a portare alle urne i suoi potenziali elettori”. L’emergenza democratica è una parte della narrazione della campagna democratica, e la condanna contro l’ex presidente – anche se la defezione repubblicana non dovesse esserci – potrebbe aiutare i Dems ad attecchire tra gli indecisi.

Ci sono vari passaggi giudiziari che allungheranno il procedimento, per esempio il ricorso in appello, e Trump potrebbe nel frattempo vincere le elezioni: che succederà in quel caso? “La Corte Suprema sta valutando una parziale immunità del presidente, anche se parliamo di reati precedenti dove dovrebbe non applicarsi, ma se fosse eletto presidente i procedimenti federali verrebbero sospesi su richiesta verso il dipartimento della Giustizia, su cui peraltro Trump programma già un controllo esecutivo maggiore se dovesse vincere le elezioni. E però rimarrebbero l’inchiesta statale in Georgia e a New York, dove non si applica la grazia”. E dunque? “Il rischio è che si acuisca la dialettica conflittuale tra potere federale e poteri statali, che abbiamo ben visto in azione negli ultimi anni e negli ultimi mesi, e sarebbe un’ulteriore lacerazione democratica piuttosto problematica”.

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