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Ucraina e sicurezza Ue. Le novità dal Consiglio europeo della Difesa

L’ultimo Consiglio europeo della Difesa mantiene la barra dritta e, pur non essendo dirompente, non manca di segnali positivi. Ecco le cinque priorità per rafforzare difesa e sicurezza dell’Unione europea, tra Ucraina e l’aumento della prontezza della difesa Ue

Incrollabile supporto all’Ucraina, spesa migliore e maggiore, aumento dell’abilità di azione dell’Ue, rafforzamento della resilienza dell’Ue, assicurarsi l’accesso a domini strategici e partenariati. Sono queste le priorità individuate dal Consiglio europeo della difesa per aumentare ancora la prontezza nella difesa e la sovranità dell’Unione europea. Al Consiglio, riunitosi in presenza dell’Alto rappresentante per l’Unione per affari esteri e politica di sicurezza, nonché Vicepresidente della Commissione europea, Josep Borrell, del Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e del ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov (in collegamento video dal fronte), per l’Italia ha partecipato l’Ambasciatore presso il Political and security committee, Andrea Orizio.

L’Ucraina

Riconoscendo che il supporto dell’Unione all’Ucraina è finora sempre cresciuto, i ventisette hanno espresso la loro volontà di fornire a Kyiv tutto il supporto necessario, per tutto il tempo necessario. Sono stati pure evidenziati la prossima firma di impegni securitari da parte dell’Ue verso l’Ucraina, e gli sforzi per rispondere alle priorità del momento (munizioni, missili, sistemi di artiglieria e di difesa aerea, droni). Nello specifico, è stato ricordata la recente decisione del Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) di dedicare il 90% dei profitti degli asset russi al supporto militare all’Ucraina (si parla di circa 3 miliardi l’anno) e sono stati discussi nuovi obiettivi per aumentare l’ambizione del programma di addestramento Ue, mentre non è stato raggiunto un consenso circa la possibilità di condurre tale addestramento in Ucraina.

In altre parole, non è stato superato il veto ungherese e non non sono state annunciati nuove misure di supporto: continuano a rimanere bloccati i 6,6 miliardi già stanziati per Kyiv. Per quanto si sia discusso del tema più caldo del momento, ossia l’uso delle armi occidentali in territorio russo, non era previsto che il Consiglio si esprimesse in materia. Non solo perché non sono pochi i Paesi (tra cui il nostro) che si sono espressi in senso contrario, ma anche perché non si tratta di decisioni che spettano all’Unione o al Consiglio, bensì ai singoli Stati. 

Le altre priorità

Circa la spesa europea per la difesa, si è trovato un consenso sulla volontà di rafforzare la base tecnologica e industriale della difesa dell’Ue (o Edtib, European defence technological industrial base) per assicurare la disponibilità di armamenti per le Forze armate dei Paesi membri e partner, anche a fronte del fatto che i due terzi di quanto è stato speso per supportare l’Ucraina è stato prodotto fuori dall’Ue. Sempre a proposito dell’Editb, è stato definito come “vitale” il bisogno di migliorarne il finanziamento pubblico e privato. Inoltre, si è detto della necessità di sviluppare l’industria bellica ucraina e di integrarla con quella europea. 

In merito alla capacità di azione, il Consiglio ha accolto l’importante lavoro delle missioni Csdp (Common security and defence policy), menzionando Eunavfor Aspides (di cui l’Italia ha il commando tattico), e dell’Edf (European defence fund). Significativo che gli Stati membri siano stati incoraggiati a contribuire verso la piena messa in operatività della Capacità di dispiegamento rapido Ue (EU Rapid deployment capacity) entro il 2025 e ad implementare “con urgenza” l’impegno sulla mobilità militare (EU Military mobility pledge) del 2024. Nel primo caso, si tratta della rimodulazione dei vecchi Battlegroup europei, così che Bruxelles possa dispiegare rapidamente 5000 soldati nelle diverse fasi di una crisi; nel secondo caso, si mira a colmare gli ultimi vuoti in termini di mobilità militare per sforzi in Europa ed oltre, soprattutto circa infrastrutture dual-use e sviluppi normativi per l’attraversamento delle frontiere. 

Con una mossa simile a quella della nostra Commissione difesa della Camera, il Consiglio ha reiterato l’importanza di rafforzare la “prevenzione, rilevamento, deterrenza, resilienza e risposta” a minacce ibride e cyber, con una speciale menzione alle attività straniere di manipolazione e interferenza informativa, tramite lo sviluppo di strumenti dedicati come il toolbox di diplomazia digitale (Cyber diplomacy toolbox: una serie di possibili iniziative da prendere a livello europeo per rispondere diplomaticamente, in modo proporzionato, ad attività avversa nel digitale; esiste già da anni)  e quello ibrido (EU Hybrid toolbox: come sopra, ma relativo a tutte le minacce ibride e non ristretto a risposte diplomatiche; ancora non è attivo). Accanto al dominio digitale e alla sfera ibrida, i ministri della Difesa hanno ricordato l’importanza dei domini tradizionali e del nesso tra clima e sicurezza.

In ultimo, la volontà di continuare ad ampliare i partenariati “mutualmente benefici basati su valori e interessi condivisi”: quello con le Nazioni unite (UN-EU Strategic partnership on peace and security) e quello con la Nato. Con l’idea di elevare “il partenariato strategico Eu-Nato al livello successivo”, il Consiglio ha espresso con forza il bisogno di sviluppare ed adottare un nuovo documento quadro entro la fine del 2024. Sempre a proposito della cooperazione, il Consiglio ha accolto la firma del partenariato di sicurezza e difesa con la Moldavia ed il prossimo con la Norvegia.

Quindi?

In sintesi, quindi, niente di troppo nuovo. Non mancherebbero le note positive, come l’incoraggiamento agli Stati membri a dar seguito ai propri impegni (da parte dei propri ministri, non da parte di un organo Ue) e l’espressione della volontà di riparlare dello status quo della Nato insieme alla Nato stessa (e quindi a Washington). D’altra parte, come già detto sopra, non si sono visti nemmeno i passi avanti che, in particolare circa l’Ucraina, si sarebbero potuti vedere.  La vera domanda è: basterà?


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