Intervista alla candidata di FdI, Antonella Sberna: “Fratelli d’Italia crede nell’Europa unita e vuole impegnarsi per un suo rafforzamento. Ma per fare ciò è necessaria una svolta. Dobbiamo tornare allo spirito dei padri fondatori che sognavano un’Europa unita su comuni valori di pace, sviluppo sociale ed economico, un’Europa solidale in grado di dare risposte ai grandi bisogni del continente. Dobbiamo tornare ad una politica che rimetta al centro i cittadini europei e i loro bisogni”
“Riscoprire le nostre radici – dice a Formiche.net Antonella Sberna, candidata di Fratelli d’Italia alle Europee nella circoscrizione Centro – non vuol dire rifiutare l’integrazione di culture diverse, ma rifondare l’Unione su valori universali in grado di riportare la dignità della persona al centro dello strategie politiche ed economiche”. Questa la premessa per dare una svolta, da destra, alle istituzioni comunitarie.
I sondaggi danno le destre avanti in tutti i Paesi europei. Che segnale è?
Mi sembra il segnale di una grande voglia di cambiamento, la richiesta di una svolta per un’Unione europea che in questi anni ha dimostrato di essere molto poco unita. Più volte si è descritta l’Europa come “matrigna” visto che è mancato soprattutto uno spirito solidale fra i suoi membri. Hanno continuato a prevalere gli egoismi, specie da parte di quei Paesi fan del rigore e dell’austerità che hanno tentato in tutti i modi di restringere i cordoni della borsa, anche di fronte ad emergenze planetarie come quella provocata dal Covid. L’Europa è stata percepita in tutti questi anni come nemica del benessere e dello sviluppo dei popoli e la Brexit, soltanto in minima parte, ha fatto comprendere come la tenuta dell’Unione è possibile soltanto cambiando radicalmente l’impostazione burocratica e tecno-finanziaria. Aggiunga pure che dall’Europa sono arrivate spesso direttive insostenibili che sono sembrate mirate a penalizzare settori economici specifici, vedi gli agricoltori, i balneari, con l’introduzione di misure che, giustificate dalla necessità di tutelare l’ambiente e favorire una maggiore concorrenza, hanno rischiato di mettere in ginocchio migliaia di attività. Ad ogni modo la nostra destra è una destra profondamente europea, che chiede il consenso degli elettori per andare a rafforzare l’Unione non certamente per indebolirla o peggio disintegrarla.
Quale l’obiettivo di Fratelli d’Italia alle Europee?
Fratelli d’Italia crede nell’Europa unita e vuole impegnarsi per un suo rafforzamento. Ma per fare ciò, come detto, è necessaria una svolta. Dobbiamo tornare allo spirito dei padri fondatori che sognavano un’Europa unita su comuni valori di pace, sviluppo sociale ed economico, un’Europa solidale in grado di dare risposte ai grandi bisogni del continente. Dobbiamo tornare ad una politica che rimetta al centro i cittadini europei e i loro bisogni. Il Covid ci ha insegnato che una politica incentrata unicamente sul rigore e sul rispetto tassativo dei parametri economici e finanziari non è sostenibile. Ma soprattutto Fratelli d’Italia punta ad esportare, e affermare in Europa, il modello di governo del centrodestra italiano con il chiaro obiettivo di cambiare l’Europa come sta cambiando l’Italia. È ciò che la nostra leader Giorgia Meloni ribadirà nel comizio conclusivo della campagna elettorale in programma a Piazza del Popolo a Roma dove si presenterà con un bilancio di governo sempre più ricco di risultati e di eccellenti prospettive. Una cosa deve essere chiara: noi governeremo solo e soltanto con il centrodestra e non saremo mai disponibili a fare accordi con la sinistra. Così abbiamo fatto in Italia evitando la partecipazione a governi di larghe intese e ad ammucchiate con Pd e soci, e con la stessa fermezza chiuderemo le porte a qualsiasi intesa con le forze che aderiscono al Pse in Europa.
La candidatura di Giorgia Meloni punta anche ad accrescere il suo peso specifico in Ue?
Con Giorgia Meloni l’Italia ha già acquisito più peso in Europa e questo è sotto gli occhi di tutti. Ricordo quando tutti dicevano che con noi al governo ci saremmo isolati e saremmo finiti nella lista nera dei Paesi sgraditi. Così non è stato. Giorgia Meloni è un capo di governo apprezzata e stimata dai leader europei, che in questi mesi ha cercato di tutelare gli interessi italiani senza alcuna conseguenza negativa per il nostro Paese. Ha dimostrato come si può stare in Europa anche difendendo il diritto alla piena sovranità nazionale. È chiaro che con un ruolo più forte nel prossimo Parlamento europeo potremo ancora di più e meglio affermare la nostra idea di Europa e avere maggiori possibilità di poterla realmente edificare.
Da un lato gli Stati Uniti d’Europa promossi dal Pse, dall’altro l’Europa delle Nazioni cara ai conservatori. Quali le differenze?
La differenza sta tutta nell’impostazione che noi vogliamo dare all’Europa. Noi puntiamo ad un’Europa dei popoli, che valorizzi la cultura, le tradizioni, le singole identità nazionali, all’interno di una cornice europea tenuta insieme da valori comuni e condivisi. Per questo proponiamo la riscoperta e la piena valorizzazione delle radici cristiane dell’Europa, perché sono quelle che per secoli hanno forgiato l’identità europea e che oggi possono ancora rappresentare il mastice ideale per unire e armonizzare le singole identità nazionali. Riscoprire le nostre radici non vuol dire rifiutare l’integrazione di culture diverse, ma rifondare l’Unione su valori universali in grado di riportare la dignità della persona al centro delle strategie politiche ed economiche. Cosa che fino ad oggi purtroppo non è avvenuta. Forse la differenza sostanziale sta nel fatto che noi non partiamo dal concetto di Stati ma da quello di popoli perché sono i popoli a costituire le Nnazioni e a dar loro identità.
Con un buon risultato elettorale delle destre, cosa potrà cambiare nelle istituzioni europee del prossimo quinquennio?
Il nostro obiettivo è appunto quello di costruire un’Europa dei popoli, una grande famiglia, una casa comune dove nessuno debba sentirsi tollerato o addirittura indesiderato. Un’Europa della solidarietà, capace di non lasciare indietro nessuno e che sappia dare risposte ai grandi problemi del continente. Innanzitutto l’inverno demografico che vede l’Europa sempre più in declino. Dobbiamo invertire questa tendenza tornando ad investire sulla natalità e sulle politiche attive per la famiglia. Per fare questo è però necessario rivedere l’intera politica europea sostenendo gli investimenti e la crescita, alleggerendo il peso della burocrazia e delle normative comunitarie, rivedendo il patto di stabilità e crescita nell’ottica di una maggiore flessibilità, soprattutto per incentivare il sostegno alle piccole e medie imprese che costituiscono l’ossatura del nostro tessuto economico e produttivo e creano occupazione.
Altra grande sfida da sostenere sarà quella della transizione energetica.
Noi intendiamo sostenerla promuovendo politiche ambientali sostenibili, lontane dalle eco-follie che abbiamo visto e sentito in questi anni e che rischiano di penalizzare interi settori produttivi della nostra economia come l’agricoltura. Non possiamo far pagare a cittadini e alle imprese i costi della transizione green, imponendo l’auto elettrica e le case ecologiche, ma dobbiamo promuovere politiche di concreto aiuto e sostegno a chi intende investire sulle nuove e moderne tecnologie, sull’innovazione e sulle energie rinnovabili, senza minacciare o imporre sanzioni o misure capestro destinate ad aumentare la tensione sociale e infiammando le piazze come è avvenuto recentemente con la rivolta dei trattori. Infine auspichiamo un ruolo più forte e incisivo dell’Europa in ambito internazionale, perché possa occupare uno spazio centrale in campo geopolitico ed essere capace di grandi azioni diplomatiche sullo scacchiere internazionale.