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Droga e criptovalute, la guerra degli Usa contro il riciclaggio cinese

​La criminalità organizzata che fa base nel Dragone, attraverso un complesso meccanismo, ripulisce da anni il denaro sporco finanziando attività che minacciano l’economia americana e dunque dell’Occidente. Ma Washington non sta certo a guardare

In Italia sono conosciute come lavanderie. E, in effetti, lo sono, con la sola differenza che al posto degli abiti ci sono i soldi. Denaro frutto di attività illecite, come la vendita di grosse partite di droga, reinvestite in attività apparentemente pulite e legali. Con il risultato che i soldi che ne escono profumano di pulito, finché il meccanismo non viene fatto saltare dalla Guardia di Finanza. La Cina in questo è maestra, solo che a differenza degli esercizi commerciali, in caso di grosse somme da ripulire, utilizza vere e proprie banche clandestine che, facendo credito dall’Italia verso l’estero, anche solo virtualmente dunque senza che il denaro lasci fisicamente il Paese, aggirano le maglie dell’antiriciclaggio.

Un problema particolarmente sentito anche negli Stati Uniti, che più di ogni altro Paese temono come il denaro riciclato dalle organizzazioni criminali cinesi funga da cassa per finanziare attività in grado di mettere a rischio la sicurezza e l’economia americane. Lo dimostra il ciclo di audizioni, nei giorni scorsi, davanti al Senate Caucus on International Narcotics Control, di alcuni alti funzionari del governo statunitense.

Tra questi, oltre a Brian Nelson, sottosegretario al terrorismo e all’intelligence finanziaria, Kemp Chester, consigliere del direttore dell’Ufficio per le politiche nazionali di controllo della droga, William Kimbell, capo delle operazioni della Drug Enforcement Administration, anche Ricardo Mayoral, vicedirettore ad interim per la lotta alla criminalità organizzata transnazionale e che alla Homeland security investigations ha esposto le sue considerazioni contenute nel documento denominato Chinese money laundering organizations: cleaning cartel cash.

Ebbene, ribadendo la volontà di “smantellare le organizzazioni di riciclaggio di denaro cinese, le Chinese money laundering organizations (Cmlo), le azioni di queste ultime rappresentano una minaccia pervasiva per gli Stati Uniti e per il mondo. E dunque anche per il sistema finanziario statunitense e globale, per lo stato di diritto, la salute pubblica e la sicurezza delle persone”, ha subito messo in chiaro Mayoral. “Le Cmlo oggi rappresentano una delle nuove minacce più preoccupanti nella lotta al crimine organizzato transnazionale, spesso associate a organizzazioni criminali con sede in Cina. E sono diventate attori chiave degli imperi criminali multimiliardari”.

Quelle che operano in particolare negli Stati Uniti “fungono da cambiavalute, permettendo di scambiare senza problemi i dollari americani ricavati dalle attività criminali con valute estere. Utilizzando applicazioni criptate per comunicare con i soci criminali e impiegando complessi schemi di riciclaggio di denaro. Come le banche clandestine, queste organizzazioni spostano ingenti somme di denaro sporco in maniera rapida e silenziosa”, ha spiegato Mayoral. “Oltre a riciclare i proventi della droga, questi soggetti sono coinvolti in una criminalità di vasta portata che abbraccia diversi tipi di reati, tra cui le frodi finanziarie e le frodi informatiche, perpetrati ai danni di individui e società con sede negli Stati Uniti”.

Ora, oggi le Cmlo “sono arrivate a dominare gran parte dell’attività di riciclaggio di denaro negli Stati Uniti e nel mondo. Esse utilizzano diverse e complesse tecniche di riciclaggio per aiutare i cittadini cinesi a eludere i controlli valutari, anche attraverso l’uso dell’underground banking cinese, un sistema informale di trasferimento di valori. In termini generali, l’underground banking consiste nel versare l’importo da rimettere all’estero su un conto bancario controllato da un’entità, che poi organizza un pagamento reciproco su un conto bancario a scelta del mittente”.

Mayoral è poi andato nello specifico. “Le Cmlo utilizzano questi trasferimenti speculari per riciclare fondi in modo più rapido ed economico rispetto ad altre organizzazioni professionali di riciclaggio. Sebbene le tipologie specifiche di transazioni speculari possano variare, in genere si tratta di scambi di valuta transfrontalieri non autorizzati, in cui i fondi vengono accreditati e addebitati senza che vi sia un movimento fisico di denaro. Ad esempio, nelle transazioni speculari che coinvolgono i proventi di droghe illecite, vengono consegnati da un’organizzazione transnazionale i proventi della droga in contanti a una Cmlo. Una volta ricevuti i proventi illeciti negli Stati Uniti, questa trasferisce una somma analoga di denaro”.

E il governo americano come reagisce? “Una delle principali priorità è indagare sui vasti schemi internazionali di riciclaggio di denaro collegato al traffico illecito di stupefacenti e ad altre attività criminali transfrontaliere. La Homeland security con le sue autorità investigative doganali e finanziarie uniche nel loro genere, è ben posizionata per identificare le cospirazioni criminali che nascondono i proventi illeciti all’interno del flusso del commercio legittimo, e sui mezzi di trasporto e sulle persone che entrano o escono dagli Stati Uniti, o nell’ambiente virtuale, come le criptovalute”. Un lavoro che ha dato i suoi frutti. “Gli sforzi della Homeland security in materia di criminalità finanziaria nell’anno fiscale 2023 hanno portato a 2.474 arresti, 1.579 incriminazioni e 842 condanne e al sequestro di 457 milioni di dollari in valuta e altri beni illeciti. Mentre nel 2022 la stessa autorità ha sequestrato quasi 4 miliardi di dollari in criptovalute”. Ma la battaglia non è finita.

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