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Quali effetti avrà la vittoria dei nazionalisti in Macedonia del Nord

È tensione dopo i risultati dei nazionalisti del Partito Democratico per l’Unità Nazionale Macedone (Vmro), che suscita preoccupazione per l’impatto sui rapporti di Skopje con Bruxelles, Sofia e Atene. Secondo l’analista George Tzogopoulos, “il nazionalismo nei Balcani non è una novità. Uno scenario probabile per il futuro sarà quello di relazioni politiche tese ma non di grandi cambiamenti che potrebbero mettere a rischio la stabilità”

La vittoria dei nazionalisti alle elezioni della Macedonia del nord potrebbe mettere in discussione gli accordi di Prespa? È tensione dopo i risultati dei nazionalisti del Partito Democratico per l’Unità Nazionale Macedone (Vmro), che suscita preoccupazione per l’impatto sui rapporti di Skopje con Bruxelles, Sofia e Atene. I nazionalisti hanno ottenuto il 42% dei voti contro il 14% dei socialdemocratici di centrosinistra al potere (Sdsm), spingendo il loro leader Dimitar Kovacevski ad ammettere la sconfitta, mentre è stata eletta il primo capo di Stato donna, Gordana Siljanovska-Davkova. Il leader dei nazionalisti Hristijan Mickovski ha rifiutato di riconoscere il nuovo nome del Paese e lo storico accordo con la Grecia del 2018, che ha aggiunto “Nord” al suo titolo per risolvere una disputa di lunga data e ha permesso al Paese di aderire alla Nato. Oggi questo quadro potrebbe essere rimesso in discussione.

Qui Skopje

Sugli scudi Gordana Siljanovska-Davkova, docente universitaria che ha battuto il presidente in carica, sostenuto dall’Sdsm, Stevo Pendarovski. Siljanovska-Davkova ha ottenuto il 65% dei voti contro il 29% di Pendarovski. Questi numeri si spiegano con la frustrazione degli elettori per la corruzione e per lo stallo degli sforzi della Macedonia del Nord di aderire all’Unione europea. Siljanovska-Davkova si è chiesta se esista un cambiamento più grande dell’elezione di una donna come presidente: “Starò al fianco delle donne nel compiere questo grande passo avanti, un passo verso la riforma”.

Mickoski inoltre ha anche promesso di non fare passi indietro con la Bulgaria per una serie di dissapori su temi linguistici e storici che ha visto Sofia bloccare i colloqui di adesione della Macedonia del Nord all’Ue negli ultimi due anni. Nello specifico la Bulgaria ha chiesto a Skopje di modificare la sua costituzione per riconoscere la sua minoranza bulgara. Due anni fa Sofia aprì a questa richiesta impegnandosi a revocare il veto sull’avvio dei negoziati di adesione di Skopje solo quando la Macedonia del Nord avesse aggiunto la minoranza bulgara alla costituzione del paese.

Il commento di Tzogopoulos

La vittoria dei nazionalisti alle elezioni della Macedonia del nord potrebbe mettere in discussione gli accordi di Prespa? Secondo l’analista George Tzogopoulos, lecturer presso l’Istituto Europeo di Nizza Cife, fellow presso il Begin Sadat Center for Strategic Studies in Israele e presso la Hellenic Foundation for European and Foreign Policy in Grecia, è naturale che durante i periodi preelettorali i politici utilizzino slogan in grado di attirare l’attenzione del pubblico. “Il nazionalismo nei Balcani, in particolare, non è una novità. La situazione del 2024 (tra Grecia e Macedonia del Nord) non assomiglia a quella del 2019. Sono cinque anni che la disputa sul nome è praticamente risolta. L’accordo di Prespa è stato cruciale per l’adesione della Macedonia del Nord alla Nato. Tutto ciò non può essere invertito”.

L’accordo di Prespa, aggiunge l’analista, è un trattato internazionale e non può essere modificato unilateralmente. “Ciò che possiamo aspettarci, quindi, non è l’inconcepibile annullamento dell’accordo, bensì un ritardo nell’attuazione di alcune parti dell’accordo. L’attuale governo greco, ad esempio, è preoccupato per il mancato rispetto di alcune parti dell’accordo da parte della Macedonia del Nord e ha ritardato la ratifica di tre importanti memorandum d’intesa in parlamento. Credo che tendenze simili si rafforzeranno dopo le recenti elezioni. È nell’interesse della Macedonia del Nord collaborare strettamente con l’Ue. E l’accordo di Prespa stabilisce la via da seguire per le relazioni tra la Macedonia del Nord e la Grecia. Pertanto, il nuovo governo avrà difficoltà a investire nel nazionalismo e a mantenere vivo il sogno europeo del paese. Politicamente parlando, il nuovo governo può incolpare il precedente per l’accordo di Prespa, criticarne alcune parti e ritardarne in parte l’attuazione. Ma sarà certamente consapevole dei suoi obblighi internazionali”.

E conclude: “Uno scenario probabile per il futuro sarà quello di relazioni politiche tese – soprattutto nella costruzione delle narrazioni – ma non di grandi cambiamenti che potrebbero mettere a rischio la stabilità”.

Il caso del nome e le pratiche illegali

L’Istituto australiano di studi macedoni (AIMS) ha scritto al governo australiano chiedendo di agire contro il sito web e il logo del “Macedonian Communities Council of Australia” in quanto violano l’accordo di Prespa. In base all’accordo la FYROM è stata riconosciuta a livello internazionale con la denominazione di “Repubblica di Macedonia del Nord”. Questo accordo costituisce ora un Trattato Internazionale ratificato dalle Nazioni Unite, dalla NATO e dall’Unione Europea. La designazione “Macedonia del Nord” quindi costituisce la nomenclatura ufficiale nella Costituzione del loro paese, chiarendo anche che la Macedonia del Nord non ha alcun legame storico, territoriale o culturale con la Macedonia greca, l’Hellas e la sua storia e cultura.

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