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È l’Ungheria il nuovo cavallo di Troia cinese in Europa?

Si conclude a Budapest il tour europeo del presidente cinese, che mette l’accento su un settore determinante per le economie mondiali: il litio. Budapest si candida a diventare polo delle batterie, ma anche snodo per la Bri. Presto un collegamento ferroviario dall’Ungheria fino al porto del Pireo, controllato da Cosco China

Mentre alcuni Paesi europei provano a stemperare la loro dipendenza strutturale dalla Cina, l’Ungheria va in controtendenza e diventa un importante partner commerciale e di investimenti per la Cina. Lo dimostrano i sedici accordi siglati oggi da Xi Jinping e Viktor Orban, in occasione della tappa conclusiva della visita del leader cinese nel Vecchio continente. Su tutti spiccano quelli alla voce energia, un settore che potrebbe vedere una vera e propria rivoluzione copernicana in grado di influenzare le decisioni dei 27.

Qui Budapest

Il presidente ungherese Tamás Sulyok ha ricevuto Xi nel Castello di Buda, alla presenza di numerosi funzionari cinesi e ungheresi, tra cui il primo ministro Viktor Orbán. Un deputato ungherese del partito di opposizione Momentum ha dichiarato di essere stato avvicinato da un gruppo di uomini mercoledì mentre tentavano di posizionare le bandiere dell’Ue su un ponte a Budapest e il parlamentare, Márton Tompos ha denunciato di essere stato minacciato da alcuni uomini perché nessuna bandiera di Tibet o Taiwan fosse esposta in città.

Le firme sono state apposte in progetti specifici in vari ambiti strategici, come le infrastrutture ferroviarie e stradali, l’energia nucleare, l’automotive a dimostrazione di una volontà concreta di Pechino di investire su un territorio già oggetto di attenzioni alla voce batterie: infatti in Ungheria sono già operative una serie di poli industriali che hanno richiamato l’attenzione delle opposizioni che denunciano contratti poco trasparenti e un impianto di corruzione.

Investimenti e prospettive

Vergando un articolo per il quotidiano filogovernativo Magyar Nemzet, Xi ha usato parole al miele per l’Ungheria, definendola “l’obiettivo numero uno in Europa centro-orientale per gli investimenti cinesi”. Sono trascorsi 20 anni dall’ultima visita di Xi nel Paese e quest’anno si celebrano anche i 75 anni dall’inizio delle relazioni bilaterali diplomatiche.

Il settore energetico, più di altri, è quello che rappresenta plasticamente la densità del rapporto tra Pechino e Budapest: risale allo scorso dicembre l’annuncio ungherese dell’apertura del primo stabilimento europeo di produzione di veicoli elettrici da parte della cinese Byd iniziativa che avrà certamente delle ripercussioni continentali oggettive.

Entro tre anni lo stabilimento ungherese vedrà la luce e sarà dedicato alla produzione di auto elettriche Byd per il mercato europeo, creando un’intera filiera green fino alla catena di fornitori.

L’iniziativa non è una primizia, dal momento che il colosso è già presente nel Paese da sette anni con uno stabilimento di autobus completamente elettrici. Si tratta del più grande produttore cinese di Nev, con la vendita record di 341.043 NEV nel mese di dicembre,  portando le vendite dell’intero anno 2023 a 3.024.417 unità.

Scenari

Inoltre Budapest ha messo nel mirino un obiettivo strategico: diventare hub europeo alla voce litio, per la produzione. Per questa ragione sta progettando una linea ferroviaria per collegare il Paese con il porto del Pireo in Grecia, controllato dalla Cosco Cina, come punto di ingresso per le merci cinesi in Europa centrale e orientale.

Il primo tratto della linea tra Budapest e Belgrado verrà realizzato in due anni e proseguirà fino ad Atene. Il rinnovamento della tratta ungherese della linea è l’investimento ferroviario ungherese più costoso di tutti i tempi. Il budget iniziale di 400 miliardi di euro è lievitato a 750 miliardi. La maggior parte dei costi di ristrutturazione, pari all’85%, dovrà essere finanziata da un prestito cinese. Per coprire la tratta da Budapest ad Atene, 1.500 chilometri, ci vorranno dieci ore ma la bretella più significativa da un punto di vista geopolitico sarà quella che porterà fino al porto del Pireo. Con il benestare di Cosco e della Bri.

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