L’azienda di Cupertino ha svelato Apple Intelligence, la sua intelligenza artificiale con cui potenziare Siri. Grazie alla collaborazione con la società di Sam Altman, che si conferma leader del settore, è come se Chat-GPT venisse integrata nei dispositivi della Mela. Le conseguenze di questa scelta sono diverse, a cominciare dalla concorrenza che si è già lamentata
Ci sono due riflessioni che emergono in merito alla Apple Intelligence, una novità realizzata grazie alla partnership con OpenAI svelata ieri dalla società di Cupertino durante la conferenza con gli sviluppatori. Prima la cronaca: si tratta del più grande aggiornamento di Siri da quando ha fatto la sua comparsa oltre un decennio fa, con l’assistente digitale che verrà “integrato più profondamente”, aggiungendo la capacità di scrittura al già esistente interfaccia vocale come ha spiegato il ceo Tim Cook. Siri sarà dunque in grado di contestualizzare la conversazione e interagire con altre app, leggendo ad esempio le mail o creando e inviando immagini partendo dalla foto di un contatto in rubrica (il Wall Street Journal ha pubblicato una guida sulle nuove funzionalità molto approfondita). “È solo un primo sguardo a ciò che potremo fare con l’IA”. Per farla breve: Chat-Gpt che sarà integrato sulle prossime versioni dei sistemi operativi iPhone, iPad e Mac. Il tutto comincerà il prossimo autunno, ma per le novità più importanti c’è da attendere il prossimo anno, come i nuovi visori che si discosteranno dai Visual Pro attuali. E ora, l’analisi.
La prima è che Apple ha deciso di entrare a gamba tesa nel mercato dell’intelligenza artificiale. Una scelta quasi forzata vedendo i vantaggi di cui ha beneficiato la concorrenza, a partire da Microsoft che ha superato l’azienda con la Mela come società con più valore. Pertanto, anche quella di Cook vuole raggiungere traguardi che senza l’aiuto dell’IA resterebbero inarrivabili colmando il divario con le rivali, sebbene lunedì le azioni di Apple siano scese del 2%.
Lo vuole fare rispettando tutte le regole del gioco. Per i modelli più sofisticati, Apple ha infatti previsto una nuova infrastruttura di server, Private Cloud Compute, in grado di elaborare i dati dell’utente senza compromettere la privacy, restando privata e quindi inaccessibile anche ad Apple stessa che non potrà archiviarli. In questo modo, la società californiana rassicura tutti sulla sicurezza. Anzi, come spiega il New York Times, la sua credibilità ed esperienza potrebbero in qualche modo aumentare la fiducia verso questi strumenti tecnologici.
“Pensiamo che il ruolo dell’intelligenza artificiale non sia quello di sostituire i nostri utenti, ma potenziarli”, ha spiegato il senior vice president software engineering, Craig Federighi. “Deve essere integrata nell’esperienza d’uso che si fa in ogni momento. Deve essere intuitivo. Ma deve anche essere informata dal contesto personale”. Prima di lui, era stato il ceo a diffondere ottimismo: “Vogliamo essere sicuri che il risultato rifletta i principi alla base dei nostri prodotti. [Lo strumento] Deve essere abbastanza potente da aiutare sulle questioni che contano di più per voi, deve essere intuitivo e facile da usare”.
La seconda riflessione è il ruolo di OpenAI. Seduto tra gli sviluppatori c’era anche il ceo Sam Altman, ben felice della collaborazione. “Penso che vi piacerà”, ha scritto su X poco dopo. L’accordo con Apple conferma l’affermazione di quella che un tempo era considerata un’interessante start up, trasformatasi nell’azienda di riferimento per l’intelligenza artificiale, ancor di più quella generativa che sta rivoluzionando il modo di pensare alla tecnologia. Ormai è lei a dominare il mercato, grazie alle grandi collaborazioni con le altre società – una delle ultime, prima di quella con Apple, era stata con Reddit. E sulle sue potenzialità punta proprio Tim Cook per far sì che anche la sua società sia in grado di sviluppare quanto prima i più grandi modelli di IA.
Ultima considerazione: le reazioni esterne. Una delle più rilevanti porta la firma di Samsung, che ha accolto freddamente la notizia. “Aggiungere ‘Apple’ non la rende nuova o rivoluzionaria. Benvenuti nell’IA”, ha scritto su X l’account Samsung Mobile US aggiungendo l’emoticon con una mela. Come a dire: non vi siete inventati niente e il vostro arrivo non innova il settore. Più esplicito Elon Musk, come spesso gli capita. Il proprietario di X e Tesla è stato chiarissimo: “Se Apple integrasse OpenAI a livello di OS, il suo sistema operativo, allora vieterò i dispositivi Apple nelle mie aziende. Questa è una violazione della sicurezza inaccettabile. Apple non ha idea di cosa accadrà una volta che i dati sono nelle mani di OpenAI”. Un’evidenza che mette in mostra quanto spaventa l’ingresso di Apple. D’altronde lo sapeva anche la stessa società: immergersi in un mercato così redditizio ha tanti pro e altrettanti contro.