Dopo aver tentennato alcuni mesi, la Commissione decide di apporre tariffe fino al 40% ai veicoli prodotti dai tre principali costruttori cinesi. Ma non tutti i Paesi erano d’accordo e ora sulla strada del via libera definitivo si mettono anche le elezioni europee. E Pechino reagisce
I francesi direbbero, le jeux sont faits. Dopo averci pensato su intere settimane, indecisa se seguire l’esempio americano, l’Europa ancora frastornata dalle elezioni, ha capito che la concorrenza cinese sul mercato delle auto elettriche è pericolosa per i propri costruttori. E va fermata. E così, la Commissione europea ha concluso provvisoriamente la propria indagine sulle catene del valore dei veicoli elettrici cinesi a batteria, constatando che “beneficiano di sovvenzioni sleali” che “stanno causando una minaccia di danno economico ai produttori dell’Ue” nel settore.
Per questo, Bruxelles ha deciso di imporre provvisoriamente, a partire dal 4 luglio, dazi compensativi provvisori (che potrebbero fruttare alle casse dei Paesi membri fino a 2 miliardi di euro) sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina, a meno che non si arrivi a trovare nel frattempo un accordo con le autorità cinesi per risolvere la questione. L’indagine della Commissione ha esaminato anche le probabili conseguenze e l’impatto dei dazi provvisori su importatori, utenti e consumatori di veicoli elettrici a batteria nell’Ue. Sulla base dei risultati dell’indagine, Bruxelles ha provvisoriamente stabilito che è comunque nell’interesse dell’Unione porre rimedio agli effetti delle pratiche commerciali sleali riscontrate, imponendo i dazi compensativi provvisori sulle importazioni dalla Cina.
Di conseguenza, la Commissione ha preannunciato alle parti interessate il livello dei dazi compensativi individuali provvisori che intende imporre ai tre produttori cinesi nel campione preso in considerazione, e in particolare: il 17,4% alla società Byd, il 20% alla Geely e al 38,1% alla Saic. Gli altri costruttori di veicoli elettrici a batteria che hanno collaborato all’inchiesta, ma non sono stati inclusi nel campione, saranno soggetti invece a un dazio medio ponderato pari al 21%, mentre tutti gli altri produttori in Cina che non hanno collaborato all’inchiesta saranno soggetti a un “dazio residuale” del 38,1%.
D’altronde, i numeri sono dalla parte europea, anche se la Cina ha immediatamente annunciato una risposta dura all’Ue. Attualmente la Cina applica un dazio del 15% sulle auto elettriche europee esportate nella Repubblica popolare. Mentre i grandi produttori di auto elettriche cinesi hanno visto aumentare fortemente la loro quota di mercato in Europa, che arriva a solleticare la soglia del 10%, circa 10 miliardi di euro nel 2023. Attenzione però, non tutti erano d’accordo nell’apporre i dazi.
Si tratta, infatti, di un provvedimento che vede aprirsi delle linee di frattura tra settori industriali e tra Stati membri dell’Europa. Mentre, per esempio, Francia e Spagna sono favorevoli, non la pensano così Svezia, Ungheria e, soprattutto, la Germania, che è un esportatore di auto verso la Cina e che teme le annunciate misure di rappresaglia da parte di Pechino. Anche il mondo imprenditoriale è piuttosto diviso. Mentre alcuni settori industriali segnalano l’asimmetria tra Europa e Cina, con Pechino che favorisce i suoi produttori, molti produttori di auto europei hanno espresso contrarietà al piano che rischia di danneggiare il loro export verso la Cina.
L’esposizione dell’industria automobilistica tedesca ha spinto il cancelliere tedesco Olaf Scholz a schierarsi contro i dazi. Mentre il governo svedese è sul fronte contrario perché una delle principali industrie del Paese, la Volvo, è di proprietà di una casa automobilistica cinese, per l’appunto Geely. Per quanto riguarda l’Ungheria di Viktor Orban, c’è un interesse di Budapest ad attirare investimenti da parte delle case automobilistiche cinesi. La partita dovrebbe giocarsi nei prossimi mesi, quando gli Stati membri saranno chiamati a votare per dazi definitivi, che avrebbero una durata quinquennale. Ma molto dipenderà dagli effetti postumi delle elezioni.
Immediata e rabbiosa la risposta della Cina. “Prendiamo atto che oggi la Commissione europea ha diffuso gli esiti preliminari dell’indagine anti-sovvenzioni sui veicoli elettrici in Cina e prevede di imporre dazi compensativi temporanei sui veicoli elettrici importati dalla Cina. L’Ue ha ignorato i fatti e le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio, ha ignorato le ripetute forti obiezioni della Cina e ha ignorato gli appelli e la dissuasione dei governi e delle industrie di diversi Stati membri dell`Ue”.