Il Centre for long-term resilience ha messo in guardia il prossimo primo ministro britannico, di qualsiasi colore esso sia: bisogna accelerare i tempi di risposta davanti alle crisi create dalla tecnologia, prima che diventino ingestibili. Uno spunto arriva dall’Air accidents investigation branch, Aaib, con cui il dipartimento dei Trasporti controlla tutti gli incidenti aerei
L’allarme è stato presentato in modo piuttosto inequivocabile: il prossimo governo del Regno Unito dovrebbe mappare gli incidenti – intesi come uso improprio o malfunzionamenti – nei servizi pubblici che avvengono con l’Intelligenza Artificiale, chiedere alle autorità competenti di vigilare e colmare sulle lacune esistenti e, ancora meglio, creare un hub dove registrare tutti questi episodi. A dirlo è il think tank Cltr, Centre for long-term resilience, che si occupa proprio di suggerire le risposte che un governo dovrebbe dare di fronte alle crisi.
“La segnalazione degli incidenti ha svolto un ruolo trasformativo nella mitigazione e nella gestione dei rischi in settori critici per la sicurezza come l’aviazione e la medicina”, ha spiegato il responsabile della policy nonché autore del rapporto in questione, Tommy Shaffer. “Ma è in gran parte assente nel panorama normativo che si sta sviluppando per l’IA. questo lascia il governo britannico cieco di fronte agli incidenti che emergono dall’uso dell’IA, inibendo la sua capacità di risposta”.
Un esempio da prendere in considerazione sono le aziende che, chi più chi meno, hanno adottato al loro interno un sistema di monitoraggio per individuare gli incidenti. Un discorso che vale soprattutto per quelle che operano nel campo medico o nell’aviazione, dove bisogna calcolare ogni minimo rischio. Non a caso, all’interno del dipartimento dei Trasporti britannico, è stata creata una squadra investigativa – Air accidents investigation branch, Aaib – per indagare qualsiasi tipo di incidente che si verifica nei cieli del Regno Unito.
In questo modo, sostiene il Cltr, si sarebbe in grado non soltanto di individuare il problema ma anche di anticipare i tempi di risposta, fondamentali per arrivare a una soluzione. Il rapporto è stato pubblicato a ridosso delle elezioni britanniche, di scena il prossimo 4 luglio. Non è un caso, perché la questione è estremamente importante e c’è necessità che chiunque si insedierà a Downing Street ne sia consapevole.
Il premier conservatore Rishi Sunak si era fatto promotore di un evento storico lo scorso anno, quando a Bletchley Park aveva ospitato i leader della politica e dell’economia per parlare delle prossime sfide collegate all’intelligenza artificiale. In quell’occasione era stata infatti sottoscritta la Dichiarazione di Bletchley, in cui erano contenuti sia le opportunità sia i rischi generati dalla tecnologia. Per il leader dei conservatori e capo del governo era stato un grandissimo successo, non per niente perché faceva della Gran Bretagna una potenza in grado di far sedere americani e cinesi allo stesso tavolo. Non gli è servito tuttavia a frenare l’emorragia di voti in corso da mesi.
Secondo i sondaggi, queste elezioni sono già vinte da Keir Starmer, che dovrebbe riportare il Labour al potere dopo quattordici anni. Nel suo manifesto, in cui è contenuto il programma che ha in mente di attuare, si legge come le “autorità di regolamentazione sono attualmente impreparate ad affrontare il drammatico sviluppo di nuove tecnologie, che spesso interessano le industrie e i settori tradizionali”.
Ciò che ha in mente di fare, dunque, è creare un nuovo Ufficio per l’innovazione normativa “riunendo le funzioni esistenti in tutto il governo”. In questo modo “aiuterà le autorità di regolamentazione ad aggiornarla, ad accelerare i tempi di approvazione e a coordinare le questioni che superano i confini esistenti”. A questo, “il Partito laburista garantirà lo sviluppo e l’utilizzo sicuri dei modelli di intelligenza artificiale introducendo una regolamentazione vincolante per una manciata di aziende che sviluppano quelli più potenti e vietando la creazione di deepfake sessualmente esplicito”. Quello che ritraeva proprio Starmer mentre affermava di “odiare” Liverpool – feudo del Labour – non lo era, ma ha forse convinto il probabile futuro primo ministro a non prendere sottogamba la situazione.