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Così Israele ha liberato i quattro ostaggi. Tutto sul raid

Per il premier Netanyahu è stata un’operazione “eroica” che resterà nella storia del Paese. Settimane di preparazione, centinaia di uomini coinvolti, il supporto americano, il blitz e lo scontro a fuoco con Hamas. Ecco cos’è successo

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito “eroica” l’operazione che ha portato alla liberazione di quattro ostaggi israeliani dalla Striscia di Gaza: Noa Argamani, 26 anni; Almog Meir Jan, 22; Andrey Kozlov, 27; Shlomi Ziv, 41. Resterà nella storia del Paese, ha detto dopo l’incontro con le persone recuperate ieri a Nuseirat, durante un’operazione congiunta delle Forze di difesa israeliane (Idf), dell’agenzia di intelligence Shin Bet e della polizia.

Un’operazione complicata

“Quando questa operazione mi è stata sottoposta per l’approvazione finale, sapevo che era molto complessa e pericolosa”, ha spiegato ancora Netanyahu. “Ma l’ho approvata senza esitazioni perché mi fido delle Idf, dello Shin Bet, della polizia di Israele”, ha aggiunto. Come ha evidenziato lo stesso primo ministro, l’operazione “non è avvenuta senza un prezzo”, ricordando l’ufficiale Arnon Zmora, ucciso durante l’azione. “Lui e i suoi compagni eroi hanno dimostrato che lo Stato di Israele ha la forza, la volontà di combattere, l’intraprendenza e che Israele può arrivare ovunque. Restituiremo tutti i nostri ostaggi, in un modo o nell’altro”, ha concluso.

Il via libera all’ultimo minuto

Una cellula americana in Israele ha coadiuvato il salvataggio di quattro ostaggi israeliani, collaborando con le forze israeliane nell’operazione, ha detto un funzionario americano alla Cnn. La Cnn aveva precedentemente riferito che Israele si era preparato per settimane per l’operazione di sabato, coinvolgendo centinaia di membri del personale dell’esercito israeliano, dei servizi di intelligence nazionali e di un’unità speciale della polizia. L’operazione, infatti, ha richiesto settimane di pianificazione e ha ricevuto il via libera finale solo pochi minuti prima dell’inizio, sabato mattina, secondo quanto riferito da funzionari israeliani al New York Times. Lo stesso giornale ha rivelato che nelle ultime tre settimane c’erano state diverse occasioni in cui sembrava possibile portare a termine l’operazione ma tutti i tentativi sono stati annullati.

Il raid

Il raid è iniziato simultaneamente in entrambi gli edifici dove gli ostaggi si trovavano in stanze chiuse a chiave e circondate da guardie armate: in uno edificio, dove era tenuta Argamani, gli ufficiali israeliani sono riusciti a cogliere di sorpresa i rapitori di Hamas; nell’altro, hanno ingaggiato un scontro a fuoco prima di raggiungere gli altri tre ostaggi. Poi l’annuncio via radio che “i diamanti sono nelle nostre mani”, usando la parola in codice concordato, come ha spiegato il contrammiraglio Daniel Hagari, portavoce delle Idf. Sono poi usciti dagli edifici sotto il fuoco degli uomini di Hamas, che lanciavano granate con gli Rpg, ha detto Hagari. Gli ufficiali israeliani hanno fatto da scudo agli ostaggi con i loro corpi per cercare di proteggerli e gli aerei israeliani hanno colpito nell’area e nei dintorni, prendendo di mira i militanti, ha aggiunto dichiarandosi a conoscenza di vittime palestinesi ma senza commentare su quante fossero civili.


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