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Il dibattito presidenziale ha messo nei guai Biden. Ecco perché

“Penso che abbiamo fatto bene”, ha detto alla stampa il presidente uscente poco dopo la fine del confronto. Tuttavia vari settori dell’Asinello ribollono. Si parla di una possibile sostituzione, ma è più facile a dirsi che a farsi…

Finora è sempre stata più un’eventualità teorica che uno scenario concreto. Eppure l’ipotesi che Joe Biden possa ritirare la propria candidatura presidenziale sta adesso prendendo sempre più quota. Il motivo? È presto detto. La deludente performance registrata del presidente americano durante il dibattito televisivo con Donald Trump sta notevolmente agitando le galassie del Partito Democratico. Nel corso del confronto televisivo, Biden è apparso più volte confuso, perdendo il filo del discorso e assumendo spesso delle espressioni frastornate. Trump non ha d’altronde esitato a sfruttare questa debolezza, sottolineando di non capire che cosa l’avversario stesse dicendo. Il presidente ha inoltre parlato con scarso vigore, oltre che con una voce flebile e roca: circostanza che, secondo la Casa Bianca, sarebbe da attribuire a un raffreddore. Un ulteriore aspetto problematico risiede nel fatto che, a conclusione del duello televisivo, il presidente si è fatto prendere la mano dalla moglie Jill per scendere le scale del palco. Impietoso infine il sondaggio flash, condotto dalla Cnn al termine del confronto: secondo il 67% degli spettatori, a vincere il dibattito sarebbe stato Trump.

Insomma, tira aria da allarme rosso nel Partito Democratico. Biden ha fatto finta di nulla. “Penso che abbiamo fatto bene”, ha detto alla stampa poco dopo la fine del confronto. Tuttavia vari settori dell’Asinello ribollono. Secondo The Hill, un alleato del presidente avrebbe definito “un incubo” la sua performance televisiva. “Non è stato un buon dibattito per Joe Biden”, ha rincarato la dose Kate Bedingfield, che ha lavorato in passato nel team di comunicazione dello stesso Biden. “È la notte che ha confermato i timori della gente”, ha dichiarato l’ex senior advisor di Barack Obama, David Axelrod: uno che, da mesi, esprime significativo scetticismo verso le chances di riconferma di Biden. Tutto questo, mentre un parlamentare dem ha riferito a The Hill di considerare un “disastro” la prestazione televisiva dell’inquilino della Casa Bianca. È infine significativo come la stessa Kamala Harris abbia riconosciuto che l’approccio del presidente al dibattito abbia registrato un “inizio lento”. Come se non bastasse, a peggiorare la situazione per Biden sta il fatto che vari sondaggi piuttosto recenti, da quello del Siena College a quello della Quinnipiac University, danno il candidato repubblicano avanti di circa quattro punti a livello nazionale.

Adesso quindi le incognite aumentano. Nell’ottica del team di Biden, il dibattito aveva l’obiettivo di rilanciare una candidatura finora rivelatasi piuttosto zoppicante. E invece, stando alle reazioni del mondo democratico, sembra che sia stato ottenuto l’effetto opposto. La domanda da porsi è allora se verrà effettuato un cambio in corsa. Scenario irrituale, ma – come detto – oggi molto più probabile di ieri. I nomi di cui si parla sono molteplici: dal governatore della California, Gavin Newsom, all’ex first lady, Michelle Obama, passando per il segretario al Commercio, Gina Raimondo, senza dimenticare il senatore dell’Ohio, Sherrod Brown. Tuttavia, se si scegliesse di imboccare questa strada, i punti interrogativi non sarebbero affatto pochi.

Primo: chi accetterebbe di subentrare in corsa a Biden, mettendo a rischio la propria carriera politica? Secondo: non essendoci la possibilità di tenere nuove primarie, la palla passerebbe direttamente alla Convention nazionale democratica che si terrà a Chicago in agosto. È vero che un tempo i candidati emergevano dalle contrattazioni in sede di Convention. Tuttavia, soprattutto a partire dalla fine degli anni ’70, si è ormai imposto il metodo delle primarie. Ragion per cui, non è detto che gli elettori dem apprezzerebbero che la scelta del candidato avvenga a porte chiuse a Chicago. Dall’altra parte, lasciare Biden come candidato, soprattutto dopo il dibattito di giovedì, significa assumersi un rischio rilevante, anche perché non sembra che Harris sia in grado di apportare chissà quale nuova linfa vitale al ticket democratico. L’Asinello, insomma, si trova in uno spinoso dilemma. Un dilemma di difficile soluzione.


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