Il Vietnam ha ormai raggiunto lo standing per poter dialogare con tutti, spiega Figiaconi (Csds). Hanoi cerca contatto con gli Usa, ospita Putin e intanto annuncia di tentare l’intesa con Manila sul Mar Cinese, ma senza contrastare Pechino
Daniel Kritenbrink, assistente del segretario di Stato statunitense per gli Affari dell’Asia Orientale e del Pacifico, è atterrato venerdì ad Hanoi in visita ufficiale. Poche ore prima, il presidente russo, Vladimir Putin, aveva lasciato la capitale vietnamita dopo avervi fatto tappa al ritorno dalla rumorosa visita con cui ha portato la Russia a stringere nuovi legami con la Corea del Nord.
“Ospitare un alto funzionario statunitense poco dopo aver accolto Putin dimostra che in questo momento il Vietnam sta muovendo la cosiddetta ‘diplomazia del bambù’ on steroids, quasi avendo percepito che il Paese ha una sua standing, ossia una sua peculiarità e capacità di essere speciale e in qualche modo indispensabile”, commenta Fabio Figiaconi del Centre for security, diplomacy e strategy (Csds) di Bruxelles.
Il principio di politica estera pluridecennale, spiega Figiaconi a Formiche.net, è di essere quanto più autonomo e libero possibile da formalità e scelte di campo, ma non è un obiettivo che Hanoi cerca di ottenere disimpegnandosi. “Il Vietnam in mezzo alle varie potenze mantiene l’equidistanza ma non si nasconde, piuttosto si muove in modo attivo; cerca di ottenere vantaggi da tutti, prova con la diplomazia a non mettere i vari Paesi con cui ha rapporti l’uno contro l’altro”.
Per gli Stati Uniti, il Vietnam è un punto di passaggio nevralgico delle nuove rotte della globalizzazione (le suppy chain che saranno mobilitate dal de-risking portano anche l’Ue ad avere questo stesso genere di interesse verso Hanoi); per la Cina è un partner con una visione del mondo simile portata avanti soprattutto attraverso le continuità storico culturali tra i partiti dominanti (anche se sulla dimensione esterna ci sono situazioni di contrasto, come riguardo alle contese del Mar Cinese). Putin cerca spazi?
“Il Vietnam può permettersi di ospitare Putin, consapevole del suo ruolo e del fatto che in fin dei conti la Russia è un attore marginale nell’Indo Pacifico: quello che Mosca può offrire non è minimamente paragonabile a ciò che smuovono Pechino e Washington, tuttavia Hanoi accogliendo il presidente russo dimostra di avere capacità di dialogo ampie e bilanciate”, risponde l’esperto del Csds. “Arriva Putin, un attore scomodo? Poco dopo viene ospitato Kritenbrink, tanto per spiegarci”.
Il Vietnam lo scorso anno, a settembre, ha alzato il livello dei rapporti con gli Usa a comprehensive strategic partnership, il massimo per le relazioni tra stati concesso da Hanoi. Anche con la Cina condivide relazioni ai massimi livelli, attraverso la formula del “costruire una comunità dal futuro condiviso” con cui la partnership è stata rinnovata sempre lo scorso dicembre. Questo tipo di rapporto è stato formulato anche con l’Australia, a marzo 2024, e con il Giappone (a novembre 2023), mentre con India e Corea del Sud tali intese bilaterali sono già in piedi dal 2016 e dal 2022.
Nell’ultimo anno Hanoi ha effettivamente dato spinta alle sue relazioni estere omnidirezionali. Con la Russia la partnership dura dal 2012, e Putin ha cercato di sfruttare questa opportunità per dimostrare di non essere isolato e di non poter accedere a dialoghi strategici solo con il più paria degli Stati paria – la Nordcorea – ma di avere anche ascolto da parte di uno dei principali Paesi emergenti. Hanoi accetta, sfrutta la Russia per interessi di carattere energetico e legati agli armamenti, conscia dei limiti (sono stati firmati una dozzina di accordi con il presidente vietnamita To Lam, tra cui forniture di combustibili fossili, e cooperazioni su istruzione, scienza e tecnologia).
Da diversi giorni si vociferava che Kritenbrink fosse diretto in Vietnam per incontrare alti funzionari del governo e sottolineare il forte impegno degli Stati Uniti nell’attuazione della partnership e nella collaborazione a sostegno di “una regione indo-pacifica libera e aperta”, dice il comunicato del dipartimento di Stato.
Kritenbrink conosce il Paese e le sue dinamiche, vi è stato ambasciatore nel periodo 2017-2021, sa dunque come “discutere gli obiettivi condivisi”, in particolare intende preparare il terreno per le prossime riunioni dei ministri degli Esteri dell’Asean (l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico), che si terranno a Vietnam il mese prossimo. Per la strategia di Washington nell’Indo Pacifico, il Sud-est asiatico è fondamentale – e nell’associazione il Vietnam sta diventando sempre più importante.
Gli Stati Uniti non sono chiaramente soddisfatti della visita di Putin. In una dichiarazione rilasciata all’inizio di questa settimana, l’ambasciata statunitense di Hanoi ha criticato il Vietnam per aver ospitato il leader russo, a pochi giorni dal vertice di pace sull’Ucraina tenutosi in Svizzera, affermando che “nessun Paese dovrebbe dare a Putin una piattaforma per promuovere la sua guerra di aggressione e altrimenti permettergli di normalizzare le sue atrocità”. Ma è anche una posizione dovuta, tanto che non ha impedito l’arrivo Kritenbrink.
Con l’americano ancora nel Paese, Hanoi ha per esempio fatto sapere che “è pronto a tenere colloqui con le Filippine per risolvere le loro sovrapposte rivendicazioni sulla piattaforma continentale sottomarina nel Mar Cinese Meirdionale”. Questo approccio diplomatico contrasta con le azioni sempre più assertive della Cina per rafforzare le sue rivendicazioni, e diventa un elemento di alto interesse anche per gli Usa – perché raggruppa due partner sotto una loro istanza sovrana che contrasta la Cina. Hanoi, come Manila, ne è consapevole: e la tempistica dell’annuncio non è casuale.