I progetti finanziati con il Fondo europeo della difesa in cui sono coinvolti soggetti italiani sono 36 (metà di sviluppo e metà di ricerca) su un totale di 54. Un risultato che conferma il ruolo importante assunto dall’Italia nel settore. L’analisi di Michele Nones, vice presidente dell’Istituto affari internazionali
I risultati del bando 2023 dell’European defence fund (Edf), comunicati lo scorso mese, sono stati particolarmente positivi per il nostro Paese.
L’Edf è il principale strumento dell’Unione europea per favorire la collaborazione intra-europea nell’innovazione tecnologica del settore della difesa. Agisce dal 2021, dopo l’esperienza pilota dei programmi Padr nel campo della ricerca e di Edip in quello dello sviluppo, con una dotazione di circa otto miliardi di euro per il periodo 2021-2027. Fino ad ora ha erogato tre miliardi di euro di cui 2.125 milioni per progetti di sviluppo e 904 per quelli di ricerca. Quest’anno è stato assegnato un miliardo di euro (766 per sviluppo e 265 per ricerca).
Per una valutazione puntuale dei risultati si devono considerare diversi parametri.
Il primo può essere considerato l’obiettivo minimo che in termini quantitativi può essere rappresentato dalla quota del contributo finanziario dell’Italia all’Unione europea, circa il 13%. Ma, trattandosi del settore della difesa in cui l’Italia ha un ruolo importante con significative aree di eccellenza tecnologica, si può e si deve essere più ambiziosi. Quest’anno l’insieme dei partecipanti italiani riceverà circa il 17,8% del budget totale Edf 2023, un ottimo risultato tenendo conto sia dell’incremento rispetto agli anni precedenti (13% nel 2021 e 13,7 nel 2022), sia dell’aumentata e più agguerrita competizione a livello europeo.
Un altro aspetto da considerare è la dimensione finanziaria dei progetti a guida italiana. Gli otto progetti coordinati da soggetti italiani (cinque nel filone sviluppo e tre in quello ricerca) riceveranno finanziamenti per oltre 364 milioni di euro, più di un terzo del budget totale assegnato per l’anno corrente. Nessun altro Paese, nell’attuale e nelle precedenti tornate Edf, ha raggiunto un risultato così elevato. Lo scorso anno, invece, i progetti a leadership italiana erano stati solo due.
Molto positivo anche il risultato complessivo: i progetti in cui sono coinvolti soggetti italiani sono 36 (metà di sviluppo e metà di ricerca) su un totale di 54. Anche questo dato conferma il buon livello qualitativo delle proposte con un ampio coinvolgimento di imprese (grandi e piccole), centri di ricerca, università.
Anche sul fronte dell’interesse dimostrato i risultati sono stati incoraggianti: i soggetti italiani che hanno partecipato a questa tornata sono stati 150, facendo registrare 294 partecipazioni in totale, con un incremento di circa il 30% rispetto all’anno precedente.
Si è, inoltre, registrata un’accelerazione della partecipazione di entità specializzate nel settore della ricerca, tradizionalmente più impegnate nel campo civile, evidenziando come molti temi trattati dai bandi abbiano una forte caratterizzazione duale e consentano sinergie fra militare e civile. Questo conferma che l’innovazione è trasversale e non è più, da tempo, “esclusiva”. Il livello tecnologico di molti settori civili è analogo a molti settori militari e la maggiore dimensione e attrattività finanziaria dei primi consente di concentrarvi molti più sforzi: basti pensare a spazio, aeronautica, elettronica, informatica, subacquea, ma anche trasporti e nuovi materiali. L’operare in “ambienti ostili” spinge a continui miglioramenti di prodotto e di processo, oltre che sul piano delle conoscenze. Di qui la forte sinergia civile-militare e il sistematico reciproco trasferimento tecnologico e scientifico. In questo campo il nostro Paese continua, però, a registrare ritardi ed incertezze dovute alla persistenza di forme di preclusione ideologica in ambito accademico e alla mancanza di un sistematico coordinamento della politica della ricerca e dell’innovazione che coinvolga settore civile e militare, con particolare attenzione per aerospazio e sicurezza (cyber e fisica). Comunque, nei progetti Edf 2023 dedicati alla ricerca vi sono Politecnico di Milano e di Torino, Università di Genova, Bologna, Trento, Cnr e, in quelli di sviluppo, Politecnico di Milano, Università di Napoli, Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni, Cira, Enea.
Positiva è anche l’analisi qualitativa dei risultati Edf 2023 perché si registra una maggiore coerenza rispetto al passato fra politica industriale, volta a rafforzare le nostre aree di eccellenza tecnologica, e interesse manifestato (e premiato) per i diversi filoni Edf.
Tra i vincitori a leadership italiana si evidenziano i progetti di sviluppo in queste aree:
Space Situational Awareness, coordinata da Leonardo con un progetto a cui partecipano, oltre all’Italia, oltre 40 entità di 12 Paesi, volto ad acquisire una maggiore capacità di controllo della dimensione spaziale;
Counter Unmanned Aerial Systems (CUAS), anch’essa con Leonardo a capo del consorzio, finalizzata allo sviluppo di un nuovo sistema in grado di contrastare i droni facendo ricorso a tutte le recenti tecnologie (soft e hard) integrabili nei sistemi di comando e controllo;
European Patrol Corvette, che guidato da Naviris con anche il coinvolgimento diretto di Fincantieri e mira a realizzare il prototipo e la certificazione di una nave multiruolo modulare, flessibile, interoperabile, che consenta alle marine europee di affrontare le sfide del controllo di confini marittimi esterni dell’UE e le minacce ai suoi interessi;
Self Protection System, a guida Elettronica, relativa allo studio e progettazione di un sistema di nuova generazione che andrà ad aumentare la sicurezza degli aeromobili ad ala fissa e rotante.
Leonardo, oltre ai due progetti che guida, partecipa ad altri 11, confermando il suo riconosciuto ruolo nell’innovazione dei sistemi europei di difesa che la pone al secondo posto in Europa per quanto riguarda il numero delle proposte finanziate.
Infine, va sottolineata anche la partecipazione italiana all’unico progetto di sviluppo nel settore Cbrn, uno dei campi che stanno diventando strategici e in cui il nostro Paese detiene importanti capacità civili e militari. Guidato dall’austriaca Ait il progetto Cbrn-SoS (System of Systems) punta a migliorare la prontezza operativa transfrontaliera e la sua efficacia attraverso un approccio globale basato su un sistema di sistemi. Per l’Italia vi partecipano Enea, Fondazione Safe e Thales Italia, oltre alla Scuola interforze di difesa Nbc della Difesa, unico caso di un ente militare presente come partner a progetti europei, mettendo a disposizione le sue capacità e competenze (un esempio che potrebbe in futuro essere seguito anche da altri enti militari).
Tra le call di ricerca, il consorzio guidato da Iveco defence vehicles (Idv) ha vinto un progetto sull’efficientamento dei consumi energetici anche tramite l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Completano la lista dei progetti aggiudicatari nazionali tre call dedicate alle Piccole e Medie Imprese e a cui partecipano Nurjana Technologies, HIT09 e Consiglio Nazionale delle Ricerche. Significativa e in crescita risulta la partecipazione delle Pmi italiane ed è a loro che si deve guardare per consolidare gli attuali risultati anche per il futuro.
Un’ultima riflessione riguarda la convergenza di Edf con Pesco, l’iniziativa europea per la cooperazione strutturata permanente in ambito intergovernativo. I progetti Edf 2023 corrispondenti a quelli approvati in ambito Pesco sono 14 per un finanziamento complessivo di 595 milioni di euro, quindi il 60% degli stanziamenti. Questo conferma che nella gestione dell’Edf si cercano di valorizzare le iniziative decise dagli Stati membri a livello intergovernativo, cercando di mantenere uno stretto rapporto fra le esigenze delle Forze armate e quelle del sostegno alla ricerca e sviluppo. L’Italia è presente in tredici per un totale di 550 milioni complessivi, di cui quattro a leadership italiana per un volume di trecento milioni. L’importanza di questi progetti conferma, quindi, il lusinghiero successo della partecipazione italiana.
Tutto questo è il risultato di un maggiore impegno del sistema-Paese a livello di soggetti coinvolti, ma, soprattutto, di guida e supporto da parte della Difesa. Pur in un quadro di limitazioni in termini di risorse umane impegnate e di vincoli procedurali e finanziari, il Segretariato generale della Difesa/Direzione nazionale degli armamenti, col supporto delle sue Direzioni tecniche e con quello dello Stato maggiore della Difesa e, insieme, degli Stati maggiori di Forza armata è riuscito a imprimere un’accelerazione e un efficientamento della nostra partecipazione a questa importante iniziativa europea. Il suo ruolo guida è stato esercitato favorendo sia la collimazione delle proposte con le esigenze delle Forze armate, sia la costruzione del consenso/coinvolgimento delle Difese degli altri Paesi coinvolti nei consorzi in via di costituzione.
L’auspicio è che la prevista riorganizzazione di questa struttura della Difesa venga rapidamente realizzata in modo da non perdere l’efficienza raggiunta e, soprattutto, venga adeguatamente alimentata con personale motivato e in numero sufficiente per far fronte ai crescenti compiti che la politica industriale della difesa deve affrontare in uno scenario sempre più complesso e sempre meno prevedibile.