Da Borgo Egnazia arriva l’accordo politico sul prestito da 50 miliardi per l’Ucraina, da rimborsare con i proventi generati dai beni confiscati a Mosca. Tutto sulla carta però, perché adesso bisognerà aggirare gli ostacoli tecnici e legali e mettere nel conto una reazione della Russia
La prima giornata del G7 di Borgo Egnazia porta in dote un accordo di massima ma tutto politico sulla monetizzazione degli asset russi detenuti all’estero. L’intesa, dopo che il summit di Stresa di tre settimane fa aveva spianato la strada, è stata raggiunta in prima battuta dagli sherpa, dunque a livello negoziale. Il che si tradurrà a stretto giro di posta in un accordo tra i Grandi della Terra convenuti nel resort pugliese.
Di che si tratta? Nell’attesa di leggere lo statement finale, domani sera, è stato infatti approvato dai leader un ulteriore pacchetto di aiuti finanziari all’Ucraina di cinquanta miliardi di dollari. Da finanziare, ed ecco il cuore della questione, con gli asset russi congelati dopo l’invasione: circa 190 miliardi di euro detenuti presso il forziere belga Euroclear. Naturalmente, le decisioni prese durante il vertice dovranno essere poi tradotte in atti concreti dai tecnici, che lavoreranno per assicurarne la conformità legale e finanziaria. Per questo a Borgo Egnazia sono stati stabiliti al momento solo i principi fondamentali di questa distribuzione che avverrà entro la fine del 2024.
L’iniziativa è stata proposta per mesi dagli Stati Uniti, i primi a volere un accordo in seno al G7 e che andasse oltre l’intesa già raggiunta dalle diplomazie europee, come dimostra l’entusiasmo di Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente americano Joe Biden e anch’esso presente in Puglia con il capo della Casa Bianca. Tutto dovrebbe ruotare intorno a un prestito di cinquanta miliardi di dollari all’Ucraina, da rimborsare con i proventi dei beni russi congelati, i quali generano profitti annui stimati tra i 2,5 e i 3,5 miliardi di euro. Attualmente, circa 260 miliardi di euro di fondi appartenenti allo Stato e ai privati russi sono stati congelati dagli istituti di credito occidentali dopo l’invasione dell’Ucraina, di cui 190 allocati in Europa.
Attenzione però, il diritto e i suoi arcani sono in agguato. Nonostante l’ottimismo, i leader hanno infatti riconosciuto la possibilità di ostacoli futuri. Qualora i beni russi fossero sbloccati o i profitti non risultassero sufficienti a coprire il prestito, si potrebbe rendere necessaria una revisione della condivisione degli oneri tra i Paesi membri. Non solo. La Russia farà certamente leva sulla presunta violazione del diritto internazionale, impugnando la decisione presso i tribunali di tutto il mondo. Non è da sottovalutare una reazione violenta di Mosca. Ma per il momento il G7 ha battuto un colpo.