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Vi spiego la linea del G7 contro il traffico dei migranti. Scrive l’amm. Caffio

Per la prima volta i Paesi membri (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti, oltre all’ Unione Europea che, non essendo uno Stato sovrano, non ne fa parte a pieno titolo), si sono confrontati sulle migrazioni irregolari. Il problema è stato visto nella sua globalità, senza far riferimento a determinate rotte migratorie o al caso specifico dell’immigrazione via mare che angustia l’Italia dai primi anni Novanta del secolo scorso. Il commento dell’ammiraglio Fabio Caffio

L’appello ad una “guerra globale ai trafficanti di uomini” lanciato l’anno scorso all’Assemblea generale delle Nazioni unitedalla premier Giorgia Meloni non è stato inutile. Nel Comunicato finale del G7 appena conclusosi si lancia una “G7 Coalition to prevent and counter the smuggling of migrants” affermando l’impegno a una cooperazione rafforzata per affrontare la migrazione, in collaborazione con i Paesi di origine e di transito, migliorare la gestione delle frontiere,  contrastare la criminalità organizzata transnazionale, favorire percorsi sicuri e regolari di migrazione.

Per la prima volta i Paesi membri (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti, oltre all’ Unione Europea che, non essendo uno Stato sovrano, non ne fa parte a pieno titolo), si sono confrontati sulle migrazioni irregolari. Il problema è stato visto nella sua globalità, senza far riferimento a determinate rotte migratorie o al caso specifico dell’immigrazione via mare che angustia l’Italia dai primi anni Novanta del secolo scorso.

La lettura del documento conferma l’impressione che sia stato proprio il nostro Paese a indicare la linea che la “G7 Coalition” intende seguire nella gestione del dossier migratorio basato su punti fermi quali l’integrità delle frontiere degli Stati di partenza, transito ed arrivo, il diritto degli stessi Stati di esercitare giurisdizione in materia nel rispetto delle norme internazionali applicabili ed in particolare di quelle sui diritti umani e sul principio  di non respingimento, la messa in atto di strategie volte ad evitare che i migranti si imbarchino in viaggi pericolosi.

Un altro importante pilastro di questa azione collettiva sta, come detto,  nella prevenzione e contrasto del traffico di migranti in applicazione della Convenzione delle NU contro il crimine transnazionale (Untoc) e i suoi Protocolli applicativi come quello di Palermo sul traffico di migranti via mare. Il nostro impegno a criminalizzare le condotte dei trafficanti, posto in essere in certi casi senza ottenere cooperazione né da parte dei Paesi di origine né di quelli di destinazione, ha così finalmente ottenuto il giusto risalto internazionale. Ora il G7 adotta, tra l’altro, un approccio pragmatico impostando l’azione giudiziaria e di polizia sul metodo del “follow the money” usato per combattere la pirateria del Corno d’Africa seguendo il flusso finanziario dei riscatti.

Deciso è anche il richiamo alla prassi del rimpatrio nei Paesi di origine dei migranti irregolari non aventi titolo a protezione internazionale. Com’è noto, questa è la soluzione che il Governo Meloni si appresta a realizzare con la collaborazione dell’Albania. E questo è il metodo usato nei confronti dei migranti economici dal Regno Unito seguendo un approccio da tempo adottato dall’Australia nel fronteggiare analoghi fenomeni.

La sintonia d’intenti tra Roma e Londra nel gestire tali situazioni appare dunque a prima vista, anche perché non risulta analoga identità di vedute con altri partner europei. La verità è che l’Italia tenta la carta del G7, perché governare i flussi migratori via mare è stata sinora un’impresa ardua, nonostante gli sforzi per salvare centinaia di migliaia di persone avanti le coste di Libia, Tunisia e nella Zona Sar di Malta, definire procedure di sbarco dei migranti salvati (Pos) ed avviare la cooperazione giudiziaria coi Paesi di origine di trafficanti e scafisti. Di qui la nostra scelta di soluzioni alternative come il Rome Process, iniziativa pluriennale avviata dall’Italia con la partecipazione di tutti i Paesi rivieraschi del Mediterraneo che giustamente è citata nel comunicato del G7.


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