Conversazione con il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera: “68 governi dal 1948 ad oggi: basta solo questo per cambiare registro. Industria e professioni ci chiedono una visione ampia, che può essere data solo da esecutivi stabili. La sinistra? Era d’accordo con la riforma, come scritto da D’Alema, Prodi e Occhetto nel 1995. Poi oggi ha cambiato idea”
“Nel 2022 siamo stati eletti con un programma preciso che prevede riforme precise. Le stiamo attuando in totale coerenza e gli italiani hanno scommesso sulla capacità di Giorgia Meloni di raddrizzare le cose”. Così Elisabetta Gardini, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, raggiunta al telefono da Formiche.net dopo una riunione della delegazione italiana presso l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa che presiede.
La sua analisi sulla riforma del premierato parte da una premessa e da un obiettivo: fine dei giochi di Palazzo che vanificavano un certo voto dei cittadini, sacrificato sull’altare di nuove maggioranze e cambi di casacca; e un invito agli investitori internazionali, che avranno così un interlocutore più stabile e capace di garantire una visione lunga nel tempo.
Perché la riforma del premierato garantirà anche maggiori investimenti esterni?
Perché, come ha ben spiegato Giorgia Meloni, questa è la riforma più importante anche sotto il profilo economico dal momento che ciò che cercano gli investitori prima di tutto è una certezza, una stabilità, una solidità. Quello che il premierato darà sarà proprio la governabilità e il fatto di avere per cinque anni un Governo. Ricordiamo tutti molto bene quali sono i numeri dei nostri Governi dal 1948, ben 68 con 31 Presidenti del Consiglio. In media gli esecutivi sono durati 400 giorni cioè poco più di un anno. Basta solo questo per cambiare registro. È il motivo per cui l’Italia non ha avuto sino a ieri credibilità e autorevolezza nei consessi internazionali, perché nei vertici gli omologhi stranieri sapevano che probabilmente all’incontro successivo non avrebbero trovato lo stesso ministro italiano. Ma non è tutto.
Ovvero?
Penso che la politica cammina sulle gambe delle persone e una serie di settori come l’industria, le professioni, le categorie si aspettano da noi un orizzonte perché devono programmare: quindi un orizzonte non attaccato al naso ma vasto. Già oggi il governo Meloni è entrato nella top ten degli esecutivi più longevi della storia d’Italia e non siamo neanche da due anni al governo. Inoltre abbiamo già ridotto drasticamente il numero dei parlamentari ma ora qualcuno ci accusa di voler abolire i senatori a vita. Faccio presente che con questa riforma non ci saranno più i giochi di Palazzo e le decisioni non saranno più prese nelle chiuse stanze di Presidenti del Consiglio come Giuseppe Conte che non sapevamo neanche chi fosse e ce lo siamo trovati a Palazzo Chigi per via di un sistema che intendiamo riformare. Questa è stata un’anomalia italiana che non ha pari in nessun altro Paese del mondo occidentale e la dice lunga sull’idea che ha la sinistra di democrazia: teme forse che siano i cittadini a scegliere?
Ribaltoni e governi guidati da chi non ha vinto le elezioni saranno quindi impediti da questa riforma?
Gli italiani non hanno mai amato i ribaltoni che invece purtroppo spesso hanno dovuto subire. Le persone che gli italiani hanno eletto con una certa maggioranza e con un certo programma, hanno osservato in seguito cambi di casacca, decisioni diverse da quelle iniziali e quindi conseguentemente altri obiettivi. È questo il concetto di rappresentatività? Un altro effetto di questa riforma è che non non sarà più possibile un simile caos, perché la vita della maggioranza sarà legata a quel Governo e a quel Presidente del Consiglio. Dopodiché, se dovesse per qualunque motivo non ottenere la fiducia delle Camere, il Presidente della Repubblica dovrà procedere allo scioglimento delle Camere, per cui non ci potrà essere un ribaltone e si ridarà la palla all’elettorato. Questa è la vera democrazia.
Eppure nel 1995 Occhetto la elogiava pubblicamente, così come scritto anche nelle tesi per l’Ulivo.
Anche Massimo D’Alema nella bicamerale sostenne che maggioranza e premier dovessero essere reciprocamente legati, “stanno e cadono insieme”, questo è un virgolettato che ho trovato in un suo vecchio articolo. D’Alema voleva il modello del Sindaco, dove il cittadino sceglie quel Sindaco che governa con quella Giunta, come osservato anche da Occhetto e Prodi.
Perché la sinistra ha cambiato idea?
Perché è successo che si trova all’opposizione dopo essere stata al governo senza avere vinto le elezioni. Osservo in questa fase una opposizione pregiudizialmente contro, sempre e comunque, che non entra mai nel merito e si straccia le vesti qualunque cosa noi diciamo o facciamo. Ci accusano di distruggere la Costituzione e l’unità nazionale mandando gambe all’aria la democrazia, compromettendo lo Stato di diritto, imponendo una visione totalitaria. Un’ansia anche terminologica che perde di vista il merito del provvedimenti. Nel 2022 siamo stati eletti con un programma preciso che prevede riforme precise. Le stiamo attuando in totale coerenza.
Qualche sera fa Antonio Padellaro ha rivolto una critica importante alla sinistra, chiedendo che replichi alla destra con idee e proposte, più che con attacchi personali o con no ideologici. Un passaggio che FdI quando era all’opposizione ha fatto, passando dal 4% al 29% delle europee? E in che modo?
Il passo decisivo di Fratelli d’Italia è Giorgia Meloni che ha dimostrato coerenza, linearità, passione e capacità di tenere la barra dritta e ferma. Gli elettori sanno che di lei ci si può fidare: questo segna la differenza rispetto a tutti gli altri, dopo dieci anni di Governi che hanno dimostrato che la parola data non contava niente visto che singole forze politiche che si facevano le campagne elettorali attaccandosi a testa bassa, il giorno dopo le elezioni buttavano nel cestino i rispettivi programmi e ne attuavano altri. Gli italiani devono fare i conti con la propria quotidianità, fatta di figli all’università, di genitori che hanno bisogno di cure, di semplici rinnovi della carta d’identità, ma al contempo vedono che questa Nazione, grazie a chi l’ha gestita fino a ieri, è stata portata ad un livello di disorganizzazione completa. Per cui quegli italiani hanno scommesso sulla capacità di Giorgia Meloni di raddrizzare le cose e di rivoltare ogni settore come un calzino. Se riusciremo a liberarci dei freni che ci tengono legati, come il debito o la bassa crescita, l’Italia tornerà a volare. Non credo sia un caso che in questi giorni in cui ci accusano di voler spaccare l’Italia, proprio grazie alle politiche che abbiamo messo in campo per il sud si osserva una crescita di pil e di occupazione nel Mezzogiorno che supera non solo quella del resto d’Italia ma anche del resto d’Europa. È una cosa che non ha precedenti: vorrà dire qualcosa?