Tra le prossime nomine apicali e i negoziati con Kyiv e Chisinau, Difesa e Sicurezza restano priorità assai rilevanti per il Consiglio europeo. Piccoli passi in avanti, ma importante endorsement circa i finanziamenti della Banca europea degli investimenti
La prima giornata del Consiglio europeo, l’organo Ue che riunisce i capi di Stato e di governo, è stata dedicata anche alla Difesa. Non solo, quindi, la proposta del trittico Ursula von der Leyen (confermata presidente della Commissione; tedesca, Ppe), Kaja Kallas (attuale capo del governo estone; Renew Europe), Antonio Costa (ex capo del governo portoghese; S&d) e l’apertura dei negoziati di adesione con Ucraina e Moldavia.
Il terzo punto del comunicato del Consiglio è proprio “Sicurezza e Difesa” – e l’ordine è importante: la Difesa viene dopo Ucraina e Medio oriente, ma prima delle nomine e della competitività, classico dell’Unione. Intanto, i leader dei 27 hanno reiterato le priorità e le decisioni precedentemente espresse in materia di (riduzione di) dipendenze strategiche (vedesi anche l’indagine della commissione Difesa della Camera, annunciata dall’onorevole Antonino Minardo) e di rafforzamento della base industriale e tecnologica di difesa (“creando un mercato europeo della difesa meglio integrato e promuovendo appalti congiunti”) , in ottica di un rafforzamento della prontezza e delle capacità di difesa Ue. Pertanto, il Consiglio invita gli organi europei preposti a procedere su queste priorità, anche rispetto alla strategia per l’industria europea della Difesa (Edis) e il programma per l’industria europea della difesa (Edip).
La novità più importante arriva circa nuovi finanziamenti per il settore – Reuters riporta, riportando fonti diplomatiche, che von der Leyen ha parlato di un bisogno di 500 miliardi di euro nei prossimi dieci anni. Nella discussione in materia, infatti, i capi di Stato e di governo europei hanno accolto “con favore il piano d’azione per la sicurezza e la difesa adottato dal Gruppo Banca europea per gli investimenti e ne chiede la rapida attuazione. Invita la Banca europea per gli investimenti a valutare e adeguare ulteriormente, se del caso, la sua politica di prestiti all’industria della difesa”. Si tratta di un endorsement importante delle politiche nazionali circa la rivoluzione della Bei. La Banca, infatti, ha recentemente cambiato le proprie regole per iniziare ad investire in aziende del comparto Difesa (ma non su beni prettamente militari come le munizioni), mettendo sul piatto otto miliardi (di cui due sono già stati investiti). Si noti il significato di questo cambio, segnale alla finanza privata a superare le preoccupazioni di danni di immagine nel caso di coinvolgimento nel settore Difesa.
D’altra parte, pur discutendo di “esigenze di difesa urgenti, immediate e a medio termine”, non sopraggiungono novità, anche per l’eterogeneità delle visioni dei Paesi membri: “quanto precede fa salvo il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri”, si legge. Rimane, nonostante questa eterogeneità, la fiducia che “in futuro investiremo molto di più e meglio insieme” e sul fatto che “rafforzeremo l’interoperabilità tra le forze armate europee”.
La Difesa, poi, è protagonista anche delle discussioni sull’Ucraina – il cui presidente, Volodymyr Zelenskyy, era presente. I capi di Stato e di governo hanno chiesto di intensificare il sostegno militare e si sono detti pronti a potenziare l’addestramento di soldati di Kyiv (missione EuMam Ucraina). A margine del Consiglio, inoltre, Ue (più Lituania ed Estonia) hanno firmato accordi securitari con Kyiv, ossia impegni circa la fornitura di sistemi di difesa per evitare una nuova aggressione russa.
Dalle conclusioni traspare ottimismo – tipico dei comunicati, ma comunque affatto scontato quando si riuniscono 27 leader diversi in un momento del genere – per le sfide del futuro: Ue sempre più geopolitica per rispondere all’aggressività russa e all’instabilità nel Medio oriente, rafforzamento della competitività, lotta al cambiamento climatico, transizione digitale, coesione sociale, migrazione, e, appunto, Difesa e sicurezza. “Ci assumeremo la responsabilità necessaria per la nostra sicurezza e la nostra difesa e rafforzeremo la nostra capacità di agire per difendere i nostri interessi e accrescere la nostra influenza nel mondo. Assumeremo un ruolo guida nell’affrontare le sfide globali”: si tratta di un’affermazione forte, che sa di un burden sharing più egalitario all’interno della Nato e di un’ambizione di divenire polo “all’interno del nuovo contesto geopolitico multipolare”. Questo, ovviamente, in ottica complementare con la Nato (e quindi gli Usa).
Nel complesso, questi sviluppi sono in linea con quanto auspicato il giorno precedente dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in audizione alla Camera dei deputati. Al contempo, la leader di FdI si è astenuta sul voto della von der Leyen e ha votato contro Costa e Kallas.