Skip to main content

Vi racconto la tradizione millenaria del pensiero di Xi Jinping. L’opinione di Valori

Settanta anni dalla promulgazione dei Cinque Principi della Coesistenza Pacifica, tra cooperazione amichevole pace e sviluppo nel mondo. L’opinione di Giancarlo Elia Valori

Il 70° anniversario della promulgazione dei Cinque Principi della Coesistenza Pacifica, è un grande evento per la comunità internazionale ed è di notevole importanza per portare avanti da parte del presidente Xi Jinping la millenaria tradizione cinese, verso la cooperazione amichevole tra i cittadini di tutti i Paesi, onde promuovere la pace e lo sviluppo nel mondo.

La RP della Cina non è d’accordo con la teoria secondo cui un Paese forte deve cercare l’egemonia. Il popolo cinese non ha nel sangue il gene dell’oppressione di altri popoli attraverso il militarismo o il cosiddetto soft power condizionante, oppure attraverso le bombe umanitarie apportatrici di “libertà”.

Settant’anni fa, durante il movimento di decolonizzazione emerso dopo la fine della seconda guerra mondiale, fiorì la causa dell’indipendenza e della liberazione nazionale nei Paesi afro-asiatico-americani, e questi i nuovi Paesi aspiravano a stabilire relazioni internazionali paritarie con quegli Stati che in maniera imperial-colonialista avevano dettato legge e imposizioni sino ad allora.

I Paesi di nuova indipendenza hanno seguito questa tendenza storica e hanno sostenuto congiuntamente i Cinque Principi cinesi del rispetto reciproco, della sovranità, dell’integrità territoriale, della non aggressione reciproca, della non interferenza negli affari interni, basata sull’uguaglianza e il vantaggio reciproco della coesistenza pacifica.

Sin da 1954 la Repubblica Popolare della Cina e alcuni Paesi asiatici rilasciarono dichiarazioni congiunte, confermando che questi Cinque Principi sarebbero stati applicati nelle loro relazioni reciproche e nelle relazioni dei rispettivi Paesi con altri Paesi dell’Asia e del mondo. Si tratta di un’iniziativa importante nella storia delle relazioni internazionali e di un contributo storico alla creazione di un nuovo tipo di relazioni internazionali giuste e ragionevoli.

Guardando indietro il presidente Xi Jinping non solo esprime la profonda gratitudine alla prima generazione direttiva della Cina Popolare, ma sviluppa e ribadisce che quei Cinque Principi sono una forma di rispetto e solidarietà verso le persone lungimiranti dei vari Paesi che hanno a lungo insistito nel portare avanti i valori di uguaglianza e indipendenza nel mondo.

Questo significa esplorare come meglio portare avanti l’instaurazione di un nuovo tipo di relazioni internazionali e costruire insieme un ordine mondiale che si edifichi sulla cooperazione vantaggiosa per tutti.

I Cinque Principi della Coesistenza Pacifica sono nati in Asia perché ereditano la tradizione ideologica di quei popoli asiatici che sostengono la pace. Popoli che non hanno mai cercato di imporre le proprie idee ad altri Continenti, o livelli politici ed economici di pensiero differente, come ben sappiamo è successo in Europa, per secoli autoconsideratasi la fonte della verità ad ogni livello: dal sociale al religioso.

La nazione cinese ha sempre sostenuto concetti armonici in cui non vi deve essere uniformità e violenza per imporla. Non per nulla i Paesi asiatici hanno sempre sostenuto concetti quali la benevolenza, la carità e la pace. Tagore, il grande poeta indiano, scrisse: «Pensi di poter ottenere l’amicizia attraverso la guerra? La primavera scivolerà via davanti ai tuoi occhi».

Il presidente Xi Jinping ha sempre sostenuto che i Cinque Principi della Coesistenza Pacifica riflettono vividamente gli scopi e gli obiettivi della Carta delle Nazioni Unite e offrono a tali contenuti una connotazione visibile, fattibile e perseguibile. Essi non solo rappresentano le nuove aspettative dei Paesi asiatici per le relazioni internazionali, ma incarnano anche lo spirito dello stato del diritto internazionale che dovrebbe unificare i diritti e gli obblighi, nonché le responsabilità di tutti i Paesi al mondo.

Attraverso questi principi già negli anni Cinquanta RP della Cina e alcuni Paesi asiatici, risolsero antiche dispute, fra queste negli anni Sessanta, RP della Cina e Myanmar (Birmania) sistemarono adeguatamente la questione dei confini: i due Paesi firmarono un trattato di confine, che fu il primo di questo genere firmato dalla Nuova Cina con i Paesi vicini; e sempre i due Stati siglarono il trattato di amicizia e non aggressione, anch’esso il primo trattato di pace e amicizia tra i Paesi asiatici.

Sin dalla fine degli anni Sessanta i Cinque Principi non solo hanno messo radici in Asia, ma si sono profondamente radicati è diffusi anche nel mondo. Il presidente Xi Jinping ritiene che, riassumendo la pratica delle relazioni internazionali, i Cinque Principi abbiano una forte vitalità. La stessa India ha affermato poco tempo addietro, che se i Cinque Principi della coesistenza pacifica fossero riconosciuti nelle relazioni tra tutti i Paesi, non ci sarebbero quasi conflitti e guerre nel mondo.

È incontestabile affermare che dal tempo della direzione del Presidente Xi Jinping i Cinque Principi, in quanto aperti e inclusivi del diritto internazionale, hanno resistito alla prova delle vicissitudini della situazione mondiale e incarnano i valori della sovranità, della giustizia, dello Stato di diritto e della democrazia – intesa questa come indipendenza degli Stati dalla volontà vessatoria di Stati più potenti, e non nel senso spicciolo e propagandistico liberale quale espressione politica dei partiti che rappresentano le classi privilegiate e sfruttatrici che gestiscono il capitale finanziario.

I Cinque Principi stanno appunto diventando le norme fondamentali delle relazioni internazionali. Essi inquadrano scientificamente le caratteristiche essenziali del nuovo tipo degli affari esteri. Sono un’unità interconnessa, che si rafforza reciprocamente e indivisibilmente, ed è applicabile alle relazioni tra Paesi di vari sistemi sociali, livelli di sviluppo, e dimensioni. Nel 1955, ad esempio, i Dieci Principi adottati dalla Conferenza di Bandung furono un’estensione e uno sviluppo dei Cinque Principi della Coesistenza Pacifica. Il Movimento dei Paesi Non Allineati, emerso negli anni Sessanta, ha adottato i Cinque Principi come guida fondamentale. Le pertinenti dichiarazioni adottate dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1970 e nel 1974 accettano entrambe i Cinque Principi della coesistenza pacifica. Questi sono stati adottati da una serie di organizzazioni internazionali e patti e trattati nel mondo attuale e sono stati ampiamente riconosciuti e rispettati dalla comunità internazionale.

In effetti i Cinque Principi salvaguardano i diritti e gli interessi dei Paesi in via di sviluppo. L’essenza dei Cinque Principi della coesistenza pacifica è che tutti i Paesi hanno uguale sovranità e si oppongono al monopolio di qualsiasi Paese sugli affari internazionali. Ciò fornisce una potente arma ideologica ai Paesi in via di sviluppo per difendere la loro sovranità nazionale e indipendenza. Essi diventano una bandiera per questi Paesi in modo da unirsi, cooperare e rafforzarsi attraverso la solidarietà militante, la qua,e approfondisce la comprensione reciproca e la mutua fiducia, promuove la cooperazione Sud-Sud, al contempo sviluppando e accrescendo la cooperazione Nord-Sud.

Attualmente il principale scopo dei Cinque Principi è il loro contributo per l’instaurazione di un ordine politico ed economico internazionale più giusto e ragionevole. I Cinque Principi respingono la legge della giungla in cui i forti possono predare i deboli; è un chiaro segnale antimperialista e antineocolonialista sin dalle indipendenze degli anni Sessanta che accelerarono il collasso del sistema coloniale formale. Nel contesto della guerra fredda le “sfere di influenza” e altri metodi non sono riuscirono a gestire adeguatamente le relazioni tra i Paesi, causando conflitti periferici regionali per l’ampliamento delle ingerenze.

In netto contrasto, i Cinque Principi di Coesistenza Pacifica hanno aperto una nuova strada per la risoluzione pacifica di questioni storiche e controversie internazionali tra Paesi.

Il mondo di oggi sta attraversando cambiamenti profondi e complessi. La tendenza dei tempi di pace, sviluppo, cooperazione e vantaggio per tutti sta diventando sempre più una comunità di destino in cui «noi siamo tra voi e voi siete tra noi». Allo stesso tempo, l’ingiustizia e la disuguaglianza nelle relazioni internazionali sono ancora evidenti, le sfide globali emergono una dopo l’altra e vari conflitti regionali e guerre locali si susseguono in molti Paesi senza più il paravento delle ideologie, ma col chiaro tentativo di impadronirsi di territori ricchi di risorse. Le persone, soprattutto i bambini, vivono ancora nel fuoco della guerra, e molti Paesi in via di sviluppo permangono ancora tra le fiamme della guerra. Le persone soffrono ancora la fame e il freddo. C’è ancora molta strada da fare per mantenere la pace nel mondo e promuovere lo sviluppo comune.

In questa situazione, lo spirito dei Cinque Principi della Coesistenza Pacifica non è obsoleto, ma resta di piena attualità; il significato dei Cinque Principi della Coesistenza Pacifica non viene diluito, ma diventa più profondo; non si indebolisce, ma si rafforza nel tempo.

La sovranità è il simbolo fondamentale dell’indipendenza nazionale, nonché la manifestazione basilare e la garanzia affidabile degli interessi nazionali. La sovranità e l’integrità territoriale non possono essere violate e i Paesi dovrebbero rispettare gli interessi fondamentali e le principali preoccupazioni reciproche. Queste sono dure verità che non possono essere eluse in nessun momento e non si dovrebbe mai tentennare di fronte ad esse.

Il presidente Xi Jinping afferma che i Paesi, grandi o piccoli, forti o deboli, ricchi o poveri, sono tutti membri paritari della comunità internazionale e hanno pari diritti di partecipazione agli affari internazionali. Gli affari di ciascun Paese dovrebbero essere gestiti dalle stesse persone di quel Paese. Dobbiamo rispettare i sistemi sociali e i percorsi di sviluppo scelti indipendentemente da ciascun Paese e opporci all’uso di mezzi illegali per sovvertire il potere politico legittimo di altri Paesi per interessi o opinioni egoistici.
Inoltre la sicurezza dovrebbe essere universale. Tutti i Paesi hanno il diritto di partecipare agli affari di sicurezza internazionali e regionali su un piano di parità, e tutti hanno la responsabilità di mantenere la sicurezza internazionale e regionale. Si deve sostenere il concetto di sicurezza comune, globale, cooperativa e sostenibile e rispettare e proteggere la sicurezza di ogni Paese. Un Paese non può essere sicuro mentre altri Paesi non lo sono, alcuni Paesi sono sicuri mentre altri no, per non parlare della cosiddetta sicurezza assoluta a scapito della sicurezza di altri. Per cui è necessario rafforzare la cooperazione internazionale e regionale, rispondere congiuntamente al crescente numero di minacce alla sicurezza non tradizionali, combattere risolutamente tutte le forme di terrorismo e sradicare il terreno fertile che lo favorisce.

Quando si affrontano le differenze e le controversie tra Paesi, si deve insistere per risolverle pacificamente attraverso il dialogo e la consultazione, aumentando la fiducia reciproca mediante il dialogo, e non ricorrere alla forza o minacciarla. La volontà di usare la forza è un segno di povertà morale. Solo la sicurezza fondata sull’etica può avere un fondamento solido ed essere veramente duratura. È necessario promuovere la costruzione di una nuova architettura per la cooperazione in materia di sicurezza dell’Asia-Pacifico che sia aperta, trasparente ed equa, e incoraggiare tutti i Paesi a salvaguardare congiuntamente la pace e la sicurezza regionale e mondiale.

Alcuni Paesi stanno diventando sempre più ricchi, mentre altri rimangono poveri e arretrati per molto tempo. Questa situazione è insostenibile. C’è da salvaguardare e sviluppare congiuntamente un’economia mondiale aperta, promuovere congiuntamente una crescita forte, sostenibile ed equilibrata dell’economia mondiale, promuovere la liberalizzazione e la facilitazione del commercio e degli investimenti, aderire alla cooperazione regionale aperta, opporci a tutte le forme di protezionismo e opporci a qualsiasi politica di assistenzialismo ed elemosina ricattatoria.

Xi Jinping asserisce che si dovrebbero combinare gli interessi nazionali di ogni Stato con quelli comuni di tutti i Paesi e sforzarsi di espandere la convergenza in ogni direzione possibile in quanto il problema non è risolvere uno e lasciarne un altro in sospeso, ma essi devono trovare soluzioni accettabili da ogni parte in causa. È necessario stabilire attivamente il nuovo concetto di win-win, multi-win, e abbandonare il vecchio pensiero secondo cui tu perdi, io vinco e il vincitore prende tutto.

In tale prospettiva vanno condivisi diritti e responsabilità, per lavorare insieme onde affrontare le crescenti questioni globali come il cambiamento climatico, la sicurezza energetica e delle risorse, la sicurezza delle reti e i grandi disastri naturali, e proteggere congiuntamente la terra, ossia la nostra casa, da cui l’umanità dipende.

Il rispetto del diritto internazionale è alla base dei principi fondamentali universalmente riconosciuti delle relazioni internazionali; esso utilizza regole applicabili in modo uniforme per distinguere il bene dallo sbagliato, per promuovere la pace e cercare lo sviluppo. Nella comunità internazionale, la legge dovrebbe essere il criterio comune. Non esiste una legge che si applica solo agli altri ma non a se stessi, e non esiste una legge che si applica solo a se stessi ma non agli altri. Non dovrebbero esserci doppi standard nell’applicazione della legge. Dovremmo salvaguardare congiuntamente l’autorità e la serietà del diritto internazionale e dell’ordine internazionale, che in questi recenti anni sono stati violati. Tutti i Paesi in nome dello Stato di diritto, dovrebbero esercitare i propri diritti in conformità con la legge, e opporsi alla distorsione del diritto internazionale e alla violazione degli interessi legittimi di altri Paesi e alla minaccia della pace e della stabilità.

In merito allo sviluppo delle tesi di Xi Jinping, a cinque anni dall’evento pandemico, il recente viaggio in Francia – in occasione del sessantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche fra Pechino e Parigi – Ungheria e Serbia, ha dato modo al leader cinese di ribadire le sue tre iniziative per lo sviluppo globale, per la sicurezza globale e la civiltà globale, indicando la direzione della società umana verso queste tre dimensioni, per fornire una guida strategica alle relazioni internazionali della RP della Cina
Già nel recente passato, Xi Jinping ha sostenuto che la ripresa economica mondiale è fragile e debole, diverse sfide alla sicurezza emergono una dopo l’altra, esistono ancora incomprensioni, allontanamenti e persino conflitti tra diverse civiltà, e i deficit di pace, di sviluppo, di sicurezza e di governance continuano ad aumentare.

Concentrandosi sulla promozione dello sviluppo e del progresso della società umana, negli ultimi anni il presidente Xi Jinping sta contribuendo al miglioramento dello scenario internazionale e a gestione e mediazione nelle sfide mondiali, e nella risoluzione dei problemi che si vengono a creare.

La pace, la stabilità, l’abbondanza di materiale e la ricchezza spirituale sono gli obiettivi fondamentali dello sviluppo. Lo sviluppo è la base materiale per la sicurezza e la civiltà, la sicurezza è il prerequisito fondamentale di tutto questo. Il presidente Xi Jinping sottolinea che esse si completano a vicenda e uniscono la comunità internazionale a rafforzare la cooperazione, e affrontare insieme le sfide, una volta creato un ampio consenso che avvantaggi tutti, però che sia equilibrato, coordinato e inclusivo.

Più di 100 Paesi e organizzazioni internazionali hanno sostenuto l’iniziativa per lo sviluppo globale, più di 70 hanno aderito al “Gruppo d’Iniziativa per lo sviluppo globale” e quasi 30 Paesi e organizzazioni internazionali hanno firmato memorandum d’intesa sulla cooperazione con la RP della Cina. Inoltre l’iniziativa di sviluppo globale è pienamente allineata con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e segue da vicino i bisogni più urgenti dei Paesi in via di sviluppo onde soddisfare le esigenze di sostentamento delle persone, promuovere la costruzione di piattaforme di cooperazione e partenariati in settori chiave quali la riduzione della povertà, la sicurezza alimentare, l’industrializzazione e la connettività nell’era digitale; oltre ad approfondire la cooperazione pratica e rafforzare la condivisione delle conoscenze sullo sviluppo a beneficio della maggior parte dei Paesi in via di sviluppo.

Oltre a questo è necessario insistere sulla promozione della pace e della negoziazione su questioni scottanti come la crisi ucraina e il conflitto israelo-palestinese, e trovare soluzioni politiche alle ulteriori crisi globali, come alla questione climatica.

L’iniziativa di civilizzazione globale sostiene il rispetto della diversità delle civiltà mondiali, la promozione dei valori comuni di tutta l’umanità, l’attribuzione di importanza all’eredità e all’innovazione delle civiltà, il rafforzamento degli scambi e della cooperazione internazionale tra i popoli e la promozione della coesistenza inclusiva, degli scambi e dell’apprendimento reciproco tra civiltà diverse.

Le tre iniziative perorate dal presidente Xi Jinping hanno messo radici e stanno inducendo la comunità internazionale nella giusta direzione dello sviluppo comune, della pace e della stabilità a lungo termine. Guardando al futuro, la RP della Cina continuerà a collaborare con tutte le parti per attuare attivamente le tre iniziative mirate a una comunità mondiale con un futuro condiviso.

In merito all’attrito commerciale tra RP della Cina e Unione Europea, ci si pone la domanda: cooperazione o confronto? Per cui l’Ue si trova a un bivio critico nelle sue relazioni con la Cina.

Il Financial Times britannico ha riferito il 27 gennaio scorso che molte aziende fotovoltaiche europee hanno recentemente annunciato la chiusura delle fabbriche, e che l’Ue sta valutando la possibilità di imporre tariffe punitive o indagini antidumping sui prodotti fotovoltaici cinesi, nonché di implementare sussidi per incoraggiare i Paesi a mantenere le fabbriche in funzione.

A questo proposito i media tedeschi hanno criticato il fatto che le aziende fotovoltaiche europee non hanno vantaggi tecnici evidenti e che i cosiddetti “sussidi” non avranno effetti sostanziali. Anche l’Associazione tedesca per le energie rinnovabili ha avvertito che prendere di mira ciecamente gli investimenti e le aziende cinesi potrebbe minacciare i lavoratori impegnati in lavori correlati in Europa.

L’Europa è una beneficiaria del sistema commerciale multilaterale. The Wall Street Journal in un articolo di due giorni dopo ha affermato che è proprio per questo che Bruxelles potrebbe reintrodurre il sistema trumpiano, che persegue “America First” e l’anti-globalizzazione. L’elezione del Presidente statunitende fa preoccupare. Alcuni osservatori ritengono che la ripetuta difesa della Commissione europea secondo cui “riduzione del rischio” non equivale a “disaccoppiamento” dimostra che l’Ue ritiene che “disaccoppiare e disconnettere” l’economia cinese non sia nel suo interesse. Quest’anno sia il Parlamento europeo che negli Stati Uniti si terranno importanti elezioni. Come andare d’accordo con la RP della Cina metterà alla prova la saggezza politica dei leader europei. Come noto la RP della Cina è disposta ad avviare un dialogo con l’Ue sulla stabilità della catena di approvvigionamento per eliminare i dubbi reciproci. E si ritiene che finché l’Europa aderirà all’indipendenza strategica, il mondo non ripeterà gli errori della guerra fredda e del confronto tra blocchi.

×

Iscriviti alla newsletter