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Le elezioni francesi scuoteranno anche l’Europa. Pirozzi (Iai) spiega perché

L’opinione della responsabile delle relazioni istituzionali dello Iai: “Dobbiamo rassegnarci ad una fase di navigazione a vista per l’Europa? Il fenomeno Macron è stato di rapidissima ascesa, ma poi di anche graduale deterioramento della sua presa sull’elettorato. Sulla politica europea ci sono delle zone grigie: tutto questo potrebbe creare veramente un cortocircuito che farebbe venir meno il ruolo dirimente della Francia come spinta per la politica europea e per l’integrazione”

Nicoletta Pirozzi, responsabile del programma “Ue, politica e istituzioni” e responsabile delle relazioni istituzionali dello Iai, non ha dubbi: la diarchia tra Macron e Bardella, altamente probabile in vista delle elezioni anticipate che si tengono in Francia, produrrà verosimilmente conseguenze soprattutto nei rapporti con la nuova Ue che sta nascendo in questi giorni. “In Francia c’è stato un vero e proprio terremoto politico, anche dovuto all’azzardo di Macron, all’indomani delle elezioni europee, di convocare nuove elezioni anticipate nel giro di due settimane: ciò ovviamente potrebbe portare ad uno stallo per quanto riguarda le proposte franco-tedesche sull’Europa”.

La Francia potrebbe avere un Presidente della Repubblica e un primo ministro di diversa estrazione politica: con quali conseguenze?

Era già capitato in passato, però stavolta secondo me la situazione potrebbe essere più destabilizzante che in precedenza. Il motivo è da ritrovare nel fatto che Macron da un lato e Bardella-Le Pen dall’altro sono veramente agli antipodi dello spettro politico e hanno soprattutto delle concezioni della democrazia e dell’Europa diverse. Questi sono, secondo me, i due elementi principali davvero divergenti. Ciò potrebbe portare ad uno scontro interno e a una polarizzazione soprattutto su questioni che sono dirimenti in questo momento, perché è vero che il Presidente della Repubblica francese, per esempio, ha una competenza riservata sulla politica estera e sulla difesa, ma è anche vero che il futuro primo ministro non rinuncerà a far sentire la sua voce su questi temi. Tra l’altro il primo ministro comunque ha voce in capitolo e il fatto che ci siano due personalità così diverse potrebbe creare problemi alla Francia ma anche all’Europa in generale.

Sui temi esteri, ad esempio?

Sulla politica europea ci sono delle zone grigie per quanto riguarda le competenze: dobbiamo ricordare che anche primo ministro e Parlamento hanno competenza sul bilancio quindi tutto questo potrebbe provocare veramente un cortocircuito che farebbe venir meno il ruolo dirimente della Francia come spinta per la politica europea e per l’integrazione.

Perché nell’ultimo biennio le piazze francesi hanno contestato così duramente le politiche macroniane?

Il fenomeno Macron è stato di rapidissima ascesa, ma poi di anche graduale deterioramento della sua presa sull’elettorato e in generale sulla politica francese. Io penso che stia scontando le conseguenze di una trasformazione radicale del sistema politico francese che lui stesso ha contribuito a determinare. Quindi, venuto meno il ruolo dei partiti tradizionali, si è aperta la strada in Francia a forze politiche nuove che prima erano quelle appunto europeiste di Macron e adesso invece rischiano di essere quelle sovraniste e populiste. In generale, dalla campagna elettorale in corso, penso che sia la personalità di Macron ad aver avuto un forte calo dal punto di vista del consenso popolare. Non riesce più a mobilitare l’elettorato in suo favore come in passato.

L’asse franco-tedesco in Ue, anche alla luce dei problemi politici interni, è alla vigilia di un cambiamento epocale?

Non è una buona notizia per l’Europa il fatto che i governi di questi due Paesi, che sono alla base del processo di integrazione, siano entrambi alle prese con una crisi politica che nel caso francese non ha precedenti, mentre il governo tedesco aveva già manifestato delle criticità fin dall’inizio e sicuramente queste elezioni europee hanno confermato la debolezza dell’esecutivo. Ma comunque il sistema politico tedesco ancora tiene, nonostante l’ascesa forte anche lì dei movimenti di destra come l’AfD. In Francia c’è stato un vero e proprio terremoto politico, anche dovuto all’azzardo di Macron, all’indomani delle elezioni europee, di convocare nuove elezioni anticipate nel giro di due settimane: ciò potrebbe portare ad uno stallo per quanto riguarda le proposte franco-tedesche sull’Europa. Abbiamo visto che, per ora, il motore ancora funziona e anzi ha cercato nuove partnership ad esempio con la Polonia dopo l’arrivo di Tusk. Ma nella prossima legislatura questo potrebbe venire a mancare e ovviamente si dovrà capire in che modo sostituirlo. Dobbiamo rassegnarci ad una fase di navigazione a vista per l’Europa?

Perché parla di azzardo da parte di Macron? Avrebbe dovuto ignorare l’esito delle elezioni europee?

Secondo me non si poteva non tener conto del risultato elettorale, ma la mossa di Macron ha esposto sia la Francia sia l’Europa a un pericolo imminente molto difficile da gestire: non stiamo parlando di normale alternanza politica al potere, ma del possibile avvento in Francia di un partito populista-nazionalista con forti legami dichiarati con il partito di Putin. Insomma, tutto questo secondo me è una minaccia troppo grande per il sistema democratico francese e per l’Europa tutta.

Un Macron indebolito internamente come potrà gestire non solo le sue politiche nazionali a livello comunitario ma anche le politiche europee che andranno messe in piedi? Si rischia che la Francia abbia due voci in Ue?

Sì, è esattamente questo il problema, soprattutto per quanto riguarda la materia economica e di riforma della governance europea, oppure in alcuni aspetti della politica estera. La Francia assertiva, visionaria, integrazionista che abbiamo visto in questi anni, sebbene con tutti i limiti anche della prospettiva macroniana, secondo me difficilmente la vedremo in futuro e ciò determinerà comunque un vuoto a livello europeo che qualcun altro dovrà colmare. Non vedo però come la leadership di Scholz, in questo momento così indebolito, potrà rimpiazzare questo tipo di spinta. Dunque si aprono tempi piuttosto incerti perché sulla base dei sondaggi l’esito delle elezioni anticipate in Francia mi sembra abbastanza scontato.



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