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Le importazioni ucraine pesano sui colloqui di adesione all’Ue. Ecco come

Dopo i dazi sull’avena, Bruxelles si appresta a imporre tariffe doganali anche su zucchero e uova in arrivo dall’Ucraina. Suggerendo che i colloqui di adesione saranno, almeno sul lato economico, alquanto complessi

Le importazioni ucraine attraverso vie preferenziali continuano a rappresentare una questione critica per l’Unione europea, che sembra sul punto di prendere nuovi provvedimenti al riguardo. Secondo quanto riportato dal Financial Times, l’Ue sarebbe in procinto di reimporre tariffe doganali sulle importazioni di zucchero e uova dall’Ucraina a partire da venerdì 28 giugno, utilizzando uno strumento noto come “freno d’emergenza”, progettato per placare le proteste degli agricoltori che dall’inizio dell’anno si sono verificate in numerosi Stati-membri. La scorsa settimana l’Unione aveva già reintrodotto tariffe di 89 euro per tonnellata sulle importazioni di avena ucraina che dureranno fino a giugno 2025. Nel caso della prossima tornata, le tariffe ammonteranno a 419 euro per tonnellata di zucchero bianco e 339 euro per tonnellata di zucchero grezzo, mentre le uova costeranno 30 centesimi in più al chilo.

La notizia arriva a soli due giorni di distanza dall’avvio dei colloqui di adesione tra Kyiv e l’Unione europea, segnalando come questa conversazione potrebbe attraversare momenti difficili, soprattutto riguardo a tematiche di carattere economico. L’Ucraina è infatti una vera e propria potenza agricola, in grado di produrre alimenti a prezzi più bassi rispetto agli Stati membri dell’Ue; ma allo stesso tempo, se essa entrasse ad oggi nell’Unione, diventerebbe comunque il principale beneficiario dei sussidi agricoli. Un diplomatico europeo ha dichiarato che “Tutti i governi si dicono favorevoli all’adesione dell’Ucraina, ma vedremo. I colloqui sull’agricoltura saranno molto difficili”.

Nel giugno del 2022 Bruxelles aveva accettato di eliminare tutte le tariffe e le quote sulle importazioni alimentari ucraine per aumentare le entrate di Kyiv e rafforzare le sue capacità di difesa contro l’invasione russa, ma anche per permettere alle forniture di raggiungere i clienti nei Paesi in via di sviluppo. Tuttavia, pochi mesi dopo gli agricoltori di Polonia, Ungheria, Slovacchia e altri Paesi limitrofi hanno dato avvio ad una serie di proteste dovute al fatto che le massicce importazioni ucraine li stavano escludendo dalle dinamiche del mercato. Questi Paesi hanno poi deciso unilateralmente di imporre un embargo su molti prodotti, consentendone l’ingresso solo per il transito successivo, in violazione del diritto dell’Ue.

All’inizio di quest’anno gli Stati europei hanno esteso il regime di libero scambio fino al 2025, ma hanno introdotto dei limiti in risposta alle proteste degli agricoltori: qualora le quantità di importazioni di pollame, le uova, lo zucchero, l’avena, il mais, il miele e le semole (chicchi di grano) ucraini superino la media delle importazioni nel 2022 e 2023, l’Europa reintrodurrebbe delle barriere doganali. Esattamente come avvenuto con le importazioni di avena. E come sembra che sia avvenuto con le uova e lo zucchero.

Il Financial Times riporta il commento di Taras Kachka, rappresentante dell’Ucraina per il commercio, secondo cui le tariffe sono in linea con l’attuale accordo, ma che il suo governo è in trattativa con Bruxelles per migliorarle. “L’obiettivo è rimuovere tutti gli ostacoli bilaterali che non sono in linea con l’accordo”.

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