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L’Italia spende troppo poco per la sua Sanità. Report Mediobanca

Lo Stivale spende ancora troppo poco per uno dei comparti più strategici e vitali. Per raggiungere i livelli della Germania bisognerebbe mobilitare circa 77 miliardi in più. I ricavi delle strutture private comunque crescono

Nell’ormai post-pandemia, l’Area Studi di Mediobanca ha scattato una fotografia sulle attuali condizioni di salute, è proprio il caso di dirlo, del sistema sanitario nazionale. Ebbene, nel 2022 i 31 operatori sanitari privati esaminati hanno totalizzato ricavi per 10,6 miliardi di euro, in rialzo del 2,7% sul 2021 e dell’8,7% sul 2019. Nel dettaglio, gli operatori della diagnostica sono cresciuti del 22,3% sul 2019, grazie alla domanda eccezionale di tamponi e test molecolari durante la pandemia.

Seguono gli operatori ospedalieri (+10% sul 2019) e i gestori di Rsa (+4,1%) che hanno beneficiato dell’incremento del tasso di occupazione dei posti letto (mediamente superiore al 90%) e dell’apertura di nuove strutture che è proseguita anche durante la pandemia. Ripresa al palo per i player della riabilitazione (-0,4% sul 2019). Il vero grande problema, rimangono le liste d’attesa.

Piazzetta Cuccia definisce infatti una criticità del pianeta sanità il mancato recupero delle liste d’attesa che, insieme a motivi economici, hanno spinto 4,5 milioni di italiani (il 7,6% della popolazione) a rinunciare a esami e visite mediche nel 2023. “Le lunghe liste d’attesa inducono non solo chi è in grado di sostenere i costi, ma anche i sottoscrittori di assicurazioni private e i beneficiari di welfare aziendali, a indirizzarsi al di fuori del Ssn, contribuendo alla crescita della spesa sanitaria privata. È così lecito attendersi, nel prossimo futuro, l’aumento del peso degli operatori sanitari privati il cui giro d’affari conta in Italia 70 miliardi, pari al 40% dei numeri complessivi del comparto”, scrive Mediobanca.

L’altro problema è la spesa sanitaria. “Lo scenario che si prospetta è l’appiattimento dell’incidenza sul Pil della spesa sanitaria pubblica, a fronte di una crescente richiesta di prestazioni per effetto delle dinamiche demografiche. In effetti, le statistiche internazionali evidenziano il costante invecchiamento della popolazione: nell’area Ocse, l’incidenza degli over 65 sul totale è passata dal 7,6% del 1950 al 18% del 2022, con previsione di raggiungere il 26,4% nel 2060. L’Italia, con il 23,9%, ha un valore ampiamente superiore alla media Ocse (alle spalle del solo Giappone con il 29%), atteso in rialzo al 33,4% entro il 2060”.

Bisognerebbe, dunque, spendere di più. Ma lo Stivale è in perenne affanno. “Nel confronto internazionale gli Stati Uniti emergono con il 16,6% sul Pil, seguono Germania (12,7%) e Francia (12,1%). L’Italia è al di sotto della media sia in termini pro-capite, con poco più di 4 mila euro ad abitante di spesa, che in rapporto al Pil (9,0%). Per uguagliare l’incidenza raggiunta in Germania, l’Italia dovrebbe incrementare le spese nella Sanità di 77 miliardi di euro, che diventerebbero 65 miliardi prendendo a riferimento la Francia”. E anche relativamente alla sola spesa sanitaria pubblica, il nostro Paese nel 2022 segna il 6,8% del Pil alle spalle di Spagna (7,3%), Regno Unito (9,3%), Francia (10,3%) e Germania (10,9%).

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