Attorno al trenta per cento del Rassemblement si sta coagulando una coalizione che Macron vorrebbe battere unendo il suo 15% a “toute le monde politique”, compresa la sinistra che per poco non l’ha scavalcato, ma il minestrone è indigesto in Francia di questi tempi e volentieri la gauche ne farà a meno. Il commento di Gennaro Malgieri
Il “politicamente corretto” in Francia è svanito. La Destra “impresentabile” – di tutte le tendenze e coloriture – ha ritrovato la strada per ridare alla nazione, dopo il settennato di Emmanuel Macron, un cammino meno impervio, anzi, ambiziosamente sicuro. L’appello del leader dei Républicains, Eric Ciotti, a stabilire un’intesa con Marine Le Pen sta squassando le antiquate certezze della politica francese.
Il leader neo-gollista (lo si chiami come si vuole, ma quella è la sua “cifra”) ha compreso che con la leader del Rassemblement repubblicano la nazione potrà finalmente avere un destino meno precario di quello che ha subito fino ad oggi, dalla caduta di Sarkozy in poi. E si è deciso a sfidare le vecchie cariatidi del suo partito per rinnovare la Francia in accordo con la destra-destra della Le Pen, di Eric Zemmour, di Marion Maréchal e di Joan Bardella pupillo della bionda signora che guida la rivolta contro la resistenza della muffa politica francese.
Macron è più furbo che intelligente, ma i furbi, di questi tempi hanno vita grama. Ha immaginato che convocando i comizi elettorali a breve termine avrebbe messo nei guai la Grande Destra che in questi giorni sta calamitando attorno ad essa tutti i gruppi e gruppuscoli, di varia natura, che si sono stancati di veder perdere tutte le occasioni che la politica francese gli offriva per l’incapacità di stare insieme.
Attorno al trenta per cento del Rassemblement si sta coagulando una coalizione che Macron vorrebbe battere unendo il suo 15% a “toute le monde politique”, compresa la sinistra che per poco non l’ha scavalcato, ma il minestrone è indigesto in Francia di questi tempi e volentieri la gauche ne farà a meno.
La furbizia di Macron è la dimostrazione della sua impotenza politica, all’interno e all’estero. Non è riuscito a colmare nessun divario in Patria e non ha saputo tenere la barra dritta in politica internazionale. Si faceva chiamare Jupiter: non è che la caricatura del padre degli dèi e non si è accorto che quelli che lo hanno affiancato fino ad oggi sono tutti caduti, a cominciare dai papaveri dell’alta finanza che non sembra abbia più voglia di sostenerlo, né i cosiddetti “poteri forti” che hanno preso contezza della sua svagata presidenza i cui atti più significativi si sono rivelati incongrui e contraddittori.
Macron, chiamando i francesi alle urne si illude di sconfiggere una volta per tutte la Destra nazionale, gollista, conservatrice e riformista. E mentre questa ha un progetto che ha richiamato un terzo degli elettori a votarla, senza alleanze improprie, lui, il solitario dell’Eliseo, sconfitto in tutte le battaglie che ha combattuto malamente, farebbe più bella figura se evitasse la furbizia e facesse funzionare l’intelligenza di cui pure è dotato, dimettendosi o lasciando che la politica francese faccia il suo corso senza approntare dighe che a dir poco sono ridicole.
La Destra si prepara al nuovo gioco che intende portare nel Parlamento Europeo. Se Giorgia Meloni, come sembra, riallacciasse i rapporti con la Le Pen e con tutti gli altri esponenti di un raggruppamento omogeneo negli intenti – compresi i gollisti che non hanno tradito l’ideologia del generale, come ha scritto un quotidiano italiano con poco senso della vergogna – il blocco diventerebbe granitico. E se ad esso si unissero tutte le destre presenti a Strasburgo che hanno ottenuto ottimi risultati alle elezioni, diventerebbe invincibile.
C’è bisogno di credere ad un’Europa rinnovata, non ad un sinedrio politico partitocratico, come la Commissione fin qui guidata da Ursula von der Leyen. La “creatura” della Markel fidava (e forse ancora fa affidamento) sulla Meloni e sul suo gruppo di conservatori. Ma credo si illuda. La leader italiana, non giocherebbe la simpatia per l’attuale presidente gettando a mare la più grande occasione della sua vita politica. Lei è il ponte sul quale può passare la politica nuova europea. Lei è la possibile protagonista assoluta di una nuova stagione. E con gli alleati italiani e stranieri che hanno mietuto vasti consensi lo scorso fine settimana potrebbe ritagliarsi uno spazio che neppure lei è oggi in grado di immaginare. A Macron non resterebbe che raccoglie foglie morte. Malinconicamente.