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Così Meloni può aiutare il G7 a uscire dalla torre di avorio. Scrive l’amb. Castellaneta

Giorgia Meloni può provare a dare vita a una nuova fase di rinnovata stabilità e cooperazione a livello internazionale ed evitare che il mondo cada in quel “G-Zero” che lo farebbe sprofondare in una frammentazione davvero difficile da ricomporre. L’analisi di Giovanni Castellaneta, già consigliere diplomatico a Palazzo Chigi e ambasciatore negli Stati Uniti

Si apre oggi a Borgo Egnazia il summit del G7 italiano, con Giorgia Meloni che farà gli “onori” di casa. Sarà un successo? Certamente il periodo non è dei più felici (soprattutto a livello europeo), ma la presidente del Consiglio ha delle buone carte da giocare per fare in modo che si tratti di un evento importante e in grado di lasciare qualche traccia in ambito internazionale.

Innanzitutto, va rimarcata l’importanza simbolica del luogo scelto per il summit: la Puglia è una Regione da sempre crocevia di popoli e culture diverse, affacciata sul Mare Adriatico che, da semplice “lago” interno al Mediterraneo, sta diventando una regione sempre più importante in quanto territorio di collegamento dell’Occidente con quell’Europa orientale che guarda con crescente interesse all’Unione Europea e ne vorrebbe fare parte. E l’Italia si trova indubbiamente in una posizione strategica per favorire questo avvicinamento, costruendo ponti attraverso il Mediterraneo che possano allargare lo spazio di pace europeo in un momento in cui le tensioni in aumento con la Russia rischiano di restringerlo.

Purtroppo, c’è il rischio che la sfortunata congiuntura politica rischi di restituire un summit con poca sostanza. La maggior parte dei leader che vi partecipano è infatti in difficoltà: a cominciare dal presidente francese Emmanuel Macron e dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, reduci dalla batosta alle recenti elezioni europee, e continuando con il premier britannico Rishi Sunak che – a meno di improbabili sorprese – tra poche settimane dovrà abbandonare il numero 10 di Downing Street lasciando il potere ai laburisti di Keir Starmer. Per non parlare di Joe Biden, che è entrato in modalità campagna elettorale e, colpito anche dagli scandali familiari, deve stare molto attento al rischio concreto che Donald Trump vinca nuovamente le elezioni.

In questo momento, però, Meloni è la leader più forte del gruppo e potrà capitalizzare sul successo ottenuto alle elezioni europee che la rende più solida in Italia ma anche nel mondo. Questa situazione molto particolare (che per una volta vede l’Italia avvantaggiata rispetto ai propri partner) si rifletterà al summit, rendendo molto probabilmente difficile l’adozione di impegni concreti rilevanti, ad eccezione (forse) dell’erogazione di una nuova tranche di aiuti finanziari per l’Ucraina. Tuttavia, a livello di messaggi politici la leadership di Meloni potrebbe garantire una buona riuscita del summit, facendo leva sulla scelta della presidenza italiana di invitare al tavolo molti Paesi terzi: ci saranno infatti tra gli altri anche l’indiano Narendra Modi, l’argentino Javier Milei e il brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, oltre a papa Francesco (che parlerà di intelligenza artificiale sottolineando la necessità di affrontarla con approccio “etico”) e una nutrita partecipazione africana nell’ambito del Piano Mattei a trazione italiana.

Insomma, sarà una sorta di “G7 +” o di “G20 -”, con la chiara volontà di costruire ponti con le potenze emergenti che condividono valori di democrazia e libertà. Meloni può dunque aiutare il G7 a uscire dalla “torre di avorio” costruita negli ultimi anni – caratterizzati da tensioni crescenti tra Occidente e il cosiddetto Sud globale – per provare a dare vita ad una nuova fase di rinnovata stabilità e cooperazione a livello internazionale ed evitare che il mondo cada in quel “G-Zero” che lo farebbe sprofondare in una frammentazione davvero difficile da ricomporre.


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