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Seconda mano. Così Mosca cerca macchinari usati in Cina

Un think thank statunitense lancia l’allarme sull’importazione in Russia di macchinari di manifattura occidentale, acquistati in Cina e non più nuovi di zecca. Ma ancora più che capaci di assolvere il loro compito

Le sempre più estese sanzioni comminate dall’Occidente nei confronti della Federazione Russa a partire dal febbraio 2022 stanno intaccando in modo sempre maggiore la capacità produttiva russa, oltre all’intero sistema economico ad essa soprastante. Per limitare questo impatto, Mosca ha cercato numerose soluzioni per aggirare i provvedimenti occidentali e i controlli sulle esportazioni occidentali, assicurandosi l’acquisizione di macchine utensili o macchinari di altro genere destinati ad essere impiegati all’interno del proprio apparato industriale.

In un approfondimento del think-thank statunitense Center for Advanced Defense Studies (C4Ads) think-tank rilanciato dal Financial Times vengono denunciati gli sforzi russi, realizzati attraverso società dalla connotata opacità, nel setacciare la Repubblica Popolare alla ricerca di vecchie macchine utensili di fascia alta prodotte da aziende occidentali e rimaste in Cina dopo decenni di vendite alle fabbriche locali.

Secondo Allen Maggard, l’analista del C4Ads responsabile del report in questione, i produttori di armi russi si stanno “affannando per espandere le loro capacità produttive utilizzando tutto ciò che possono ottenere”. Una delle reti di approvvigionamento identificate si basa su una società con sede a Mosca chiamata Amg, un fornitore militare russo che gli Stati Uniti hanno posto sotto sanzioni lo scorso anno. In seguito all’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, Amg ha aumentato le importazioni di utensili a controllo numerico computerizzato prodotti dalla giapponese Tsugami, strumenti essenziali nella produzione militare poiché consentono la manipolazione e la fresatura automatizzata ad alta precisione e ad alta velocità del metallo.

I documenti doganali mostrano che Amg ha acquistato più di mezzo milione di dollari in attrezzature Tsugami nel 2021 da un fornitore ufficiale giapponese. La spesa è poi cresciuta fino a 50 milioni di dollari nel 2023, con tutto il nuovo materiale proveniente da due intermediari: Amegino, con sede negli Emirati Arabi, ed Ele Technology, con sede nelle città cinese di Shenzen.

Le due aziende operano in modo complementare. Amegino è un broker che commissiona a fornitori cinesi come Ele la spedizione di merci in Russia dalla Cina. Secondo quanto dimostrato dal C4Ads Amegino ha organizzato la spedizione di beni in territorio russo da parte di Ele per un valore di 2,7 milioni di dollari all’inizio del 2023.

Tsugami opera da oltre vent’anni in Cina, dove si stima che ci siano più di centomila macchine, la metà di quelle presenti in tutto il mondo. E da quando i fornitori ufficiali di macchine Tsugami si sono ritirati dalla Russia nel 2022, Mosca ha iniziato a saccheggiare quel mercato. Sfruttandolo anche come “ponte” per prodotti provenienti da altri Paesi come Israele, Giappone, Corea, Germania, Svezia e Svizzera, prodotti che sono stati spediti in territorio russo dalla Cina e acquistati in yuan tramite partner commerciali con sede in Cina.

Quello denunciato da C4Ads non è l’unico caso in cui la Federazione Russa sfrutta la posizione intermedia della Repubblica Popolare (che, pur non condannando l’invasione dell’Ucraina, non si è schierata al fianco della Russia, salvaguardando i propri interessi e la propria integrazione nella struttura economico-finanziaria globale) per aggirare le sanzioni occidentali. Attraverso il territorio cinese passa infatti anche materiale dual-use destinato a supportare lo sforzo bellico di Mosca nel conflitto in corso.

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