Oltre a combattere contro i russi sul campo di battaglia, il Paese deve convincere i creditori stranieri a rinegoziare un’esposizione che supera i 23 miliardi di dollari. C’è tempo fino ad agosto, ma senza intesa, la ricostruzione della Nazione sarà più difficile. E molto
La guerra non la si fa solo con cannoni e carri armati. Anche sui mercati si può combattere. L’Ucraina, se non ci saranno clamorosi ripensamenti, potrebbe presto ricevere 50 miliardi sotto forma di prestito accordato dal G7. Soldi garantiti dai profitti generati dagli asset russi messi sotto chiave dall’Occidente e che fungeranno, ostacoli legali permettendo, da pietra angolare dell’intera operazione. Problema, nelle more Kyiv deve ristrutturare oltre 20 miliardi di debito offshore contratto con i grandi fondi internazionale che fino a questo momento hanno finanziato il Paese, sottoscrivendone i titoli. Non era scontato visto che l’Ucraina non solo ha un’economia ormai frantumata, ma per risollevarsi avrà bisogno di anni e tanti, tanti, soldi.
Ora, il prossimo primo agosto scadranno i due anni di moratoria sui pagamenti del debito e degli interessi che il Paese ormai in guerra contro la Russia da oltre due anni aveva chiesto ai suoi creditori subito dopo l’invasione da parte di Mosca. Si tratta di una somma notevole, pari a19,67 miliardi di dollari emessi in eurobond, saliti a 23,6 miliardi con gli interessi scaduti. Praticamente quasi la metà dei 50 miliardi stanziati dal G7 e il 15% dell’intero debito ucraino, oggi al 90% del Pil. Altro problema, almeno al momento non ci sarebbe l’accordo con il pool di creditori, e questo a poco più di un mese dalla scadenza.
Il governo dell’Ucraina aveva fatto sapere come dal 3 al 14 giugno scorsi avesse tenuto riunioni a porte chiuse con i rappresentanti del comitato dei proprietari degli eurobond, che comprende grandi investitori istituzionali e altri investitori a lungo termine che possiedono circa il 20% del monte eurobond ucraino. Lo scopo degli incontri era discutere i termini della ristrutturazione di tredici serie di titoli, raccogliere feedback dal mercato e concordare una struttura che fosse soddisfacente per tutte le parti e consentire all’Ucraina di raggiungere la sostenibilità del debito in conformità con i requisiti del programma dell’Fondo monetario internazionale, che vigila sui negoziati.
“L’Ucraina si è consultata costantemente con gli investitori dall’inizio dell’invasione russa su vasta scala e ha compiuto notevoli sforzi per condurre negoziati con consulenti e membri del comitato dei detentori di eurobond sulla base della fiducia reciproca”, ha chiarito il ministro delle Finanze ucraino Serhiy Marchenko. Abbiamo tenuto conto del feedback degli investitori e del mercato e abbiamo preparato una proposta costruttiva e innovativa che, a nostro avviso, è accettabile per tutte le parti. So che stiamo chiedendo ai finanziatori privati di compiere uno sforzo significativo da parte loro, ma senza la ristrutturazione l’Ucraina non sarà in grado di finanziare sufficientemente la nostra difesa e di avviare il programma di ripresa e ricostruzione, che è un obiettivo comune per tutti i nostri partner, a partire dal sia il settore pubblico che quello privato”.
A questo punto non c’è che sperare in una prosecuzione dei negoziati con i creditori, tra i quali figurerebbero i principali attori della finanza mondiale da BlackRock, il più grande gestore di fondi mondiali, a Pimco. Il tempo stringe e su Kyiv non può che aumentare la pressione. Nella precedente ristrutturazione del debito che l’Ucraina aveva dovuto affrontare dopo l’invasione russa della Crimea nel 2014, gli obbligazionisti avevano accettato, più o meno le condizioni chieste oggi dal comitato creditori, ovvero una svalutazione del 20% del capitale e un aumento della cedola al 7,75%. Un canovaccio che sarebbe opportuno si ripetesse: l’Ucraina sa che uscire dalla guerra con un enorme debito sulle spalle impedirebbe al Paese di ripartire.