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I negoziati di pace sono terreno di scontro tra Kyiv e Mosca. Ecco perché

A poche ore di distanza, Ucraina e Russia si rendono protagoniste di due diverse (e incompatibili) iniziative per il raggiungimento della fine delle ostilità. Segnalando fosche prospettive su questo fronte

Immerso nelle alpi svizzere e affacciato direttamente sul lago dei Quattro Cantoni, per i prossimi due giorni il pacifico resort di Bürgenstock farà da palcoscenico per lo svolgimento del “Summit on Peace in Ukraine”, la conferenza organizzata dal governo di Kyiv per coinvolgere la più ampia fetta possibile della comunità internazionale nella ricerca di una soluzione per porre fine al conflitto deflagrato del febbraio 2022. L’intenzione del governo ucraino è quella di concentrarsi su tre dei dieci punti della formula di pace proposta: sicurezza alimentare, sicurezza nucleare e ritorno dei bambini ucraini e dei prigionieri di guerra detenuti in Russia. Secondo quanto riportato dagli stessi organizzatori, rappresentanti provenienti da novanta diverse nazioni parteciperanno ai lavori della kermesse, anche se ci saranno assenti di peso (sicuramente Cina e Arabia Saudita, forse Sudafrica e Brasile). Oltre, ovviamente, alla Federazione Russa.

Dal canto suo, Mosca ha da tempo avviato una campagna comunicativa volta (tra le altre cose) a inficiare gli sforzi di Kyiv in questa direzione. L’ultimo episodio di questo sforzo organizzato risale a poche ore fa. In un discorso pronunciato venerdì 14 giugno il presidente russo Vladimir Putin ha affermato la disponibilità del Cremlino a porre immediatamente termine alle ostilità in territorio ucraino e ad avviare negoziati di pace, purché venissero rispettate una serie di condizioni: la rinuncia ucraina ai quattro oblast di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhia nella loro integrità (incluse porzioni di territorio che Mosca non ha mai occupato, o che ha dovuto abbandonare immediatamente dopo le prime settimane di guerra); l’interruzione immediata del processo di integrazione di Kyiv nell’Alleanza Atlantica; l’impegno dell’Ucraina a non sviluppare mai armi nucleari, a perseguire la “smilitarizzazione” e la “denazificazione”; l’immediata e totale sospensione delle sanzioni imposte dall’Occidente e dai Paesi partner nei confronti di Mosca.

“Oggi facciamo un’altra offerta di pace concreta e reale. Se Kyiv e le capitali occidentali la rifiutano come hanno fatto in precedenza, alla fine della giornata il problema è loro: la loro responsabilità politica e morale per il continuo spargimento di sangue” sono le parole di Putin, che ha colto l’occasione per sottolineare come “la situazione al fronte continuerà a cambiare, e non a favore del regime di Kyiv”, e che di conseguenza “le condizioni per iniziare i negoziati saranno diverse”.

Le immediate reazioni da parte dell’Ucraina e dei Paesi alleati hanno fatto intendere come anche quest’ultima proposta avanzata dal Cremlino sia destinata a non avere un seguito. “Le parole di Putin di oggi sono Non una proposta di pace, ma un ultimatum; Non si basano sui principi della Carta delle Nazioni Unite, in quanto cercano di sostituire il diritto con la forza, l’omicidio e la distruzione; Non lecite perché chiedono a un Paese sovrano di ritirarsi dal proprio territorio sovrano invece di ritirarsi lui stesso dai territori occupati; Non legittime perché l’Ucraina è in pieno diritto di chiedere l’adesione alla Nato dopo che Putin ha stracciato tutti i trattati di sicurezza con l’Ucraina invadendoci; Non serie, ma una mera cortina fumogena, in quanto si sta innervosendo per l’imminente successo del Vertice della Pace che si terrà domani in Svizzera”, ha scritto sul suo profilo X il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, mentre il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha paragonato le parole di Putin a un ultimatum, accuratamente programmato per essere diffuso appena prima del vertice svizzero. “È chiaro che Putin sa che ci sarà il vertice di pace. È chiaro che capisce che la maggioranza del mondo è dalla parte dell’Ucraina, dalla parte della vita. E alla vigilia del vertice, tra sirene di raid aerei, uccisioni di persone e attacchi missilistici, parla come se stesse lanciando una sorta di ultimatum”. E da Bruxelles il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin ha dichiarato ai giornalisti che Putin “Non è nella posizione di imporre all’Ucraina cosa deve fare per portare la pace”.

Ma l’intervento di Putin offre spunti di riflessione che vanno oltre la conferenza in Svizzera. “Le richieste di Putin suggeriscono che il Cremlino è sicuro dei progressi dell’invasione. Questa proposta stabilisce la soglia delle loro richieste”, dice Alexander Gabuev, direttore del Carnegie Russia Eurasia Center di Berlino, specificando come “la richiesta chiave” sulla quale il Cremlino non potrebbe cedere “qui sia l’assenza di cooperazione militare tra l’Ucraina e l’Occidente”. Inoltre, secondo l’esperto la mossa di Putin probabilmente aiuterà i suoi partner (e in particolare Pechino) a rafforzare la loro posizione nei futuri colloqui.

 



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