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Perché la visita di Mattarella in Moldavia e Romania è strategica

Perché è importante sottolineare non solo la visita del Capo dello Stato in quella fascia balcanica, ma anche il tenore delle sue osservazioni? A cavallo tra due guerre così difficili da gestire e all’ombra degli interessi chirurgici di big players esterni, i Balcani tutti, assieme alla fascia più orientale dell’Ue, rappresentano l’argine geopolitico europeo che va rafforzato ulterioriemente, sia con iniziative concrete che con provvedimenti strutturali

Ci sono le politiche di allargamento, di Ue a Nato, le interferenze esterne di chi punta a destrutturare una certa area politica ed economica in chiave geostrategica e le prospettive che si stanno, già oggi, aprendo per nuove interlocuzioni. Moldavia e Romania, i due Paesi visitati due giorni fa dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, hanno in comune molti punti, tra cui le mire cinesi e le interrelazioni che si sono create prima e dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

Qui Moldova

Appare di tutta evidenza che, dall’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina in poi, gli occhi geopolitici di molti players internazionali si sono freneticamente posati sulla Moldovia, soggetto che nell’Europa orientale è di fatto quello più prossimo ad una potenziale invasione o, quantomeno, coinvolgimento (diretto o indiretto) rispetto al conflitto in corso, senza dimenticare la regione separatista della Transnistria.

Dieci giorni fa nel Paese è atterrata la più grande delegazione di investitori cinesi mai giunta prima su suolo moldavo: l’occasione è stata rappresentata dal Forum di cooperazione agli investimenti nei settori delle infrastrutture, dei trasporti, dell’agricoltura, del turismo. Follow the money, dunque, per un forum che è stato promosso dall’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese a Chisinau, in collaborazione con la Camera di Commercio e dell’Industria della Repubblica di Moldova.

Il rischio Bri

L’interesse cinese per la Moldavia non è nuovo: ben prima della guerra in Ucraina, già si ragionava su come e quando Pechino intendesse rappresentare la terza via, tra Bruxelles e Mosca. Così come fatto in altre realtà balcaniche, come Montenegro e Serbia, semplicemente la Cina manifestava l’esigenza di apparire come un investitore amichevole, ma con il rischio “Bri”, ovvero di una possibile futura crisi debitoria legata proprio a quegli investimenti. Fra i nomi dell’industria cinese coinvolti figuravano Great Wall Motors, China Overseas Economic Cooperazione Corporation, Huawei e l’Associazione Cina-Europa per la cooperazione tecnica ed economica. L’obiettivo era anche delocalizzare in Moldova alcune aziende cinesi e al contempo far sì la Moldavia fornisca alla Cina materie prime e lavorazioni di basso livello.

Va ricordato che la Moldavia ha avviato i negoziati per un accordo di libero scambio con la Cina nel 2017 e due anni prima la Soe China Shipping Container Lines aveva lanciato servizi di trasporto di container nel porto di Giurgiulesti.

Qui Romania

La prima parola chiave è magnesio: il 90% del materiale che serve per produrre leghe di alluminio leggere utilizzate nelle automobili e negli imballaggi, viene importato dalla Cina. Bruxelles ha annunciato che, dopo dieci anni, riprenderà l’estrazione del magnesio per ridurre la propria dipendenza dalle importazioni cinesi. Bucarest infatti ha assegnato una concessione mineraria a Verde Magnesium, una società con sede nella capitale romena sostenuta dall’investitore statunitense di private equity Amerocap. Con 1 miliardo di dollari investiti, la miniera dismessa vicino alla città di Oradea dovrebbe ospitare impianti di lavorazione che utilizzerebbero energia rinnovabile e riciclerebbero anche l’alluminio.

Ue-Bucarest-Pechino

Un altro caso riguarda la motivazione del maggio scorso con cui la Commissione Ue ha chiuso un’indagine sugli offerenti cinesi in una gara pubblica per un parco solare in Romania dopo che le società si erano ritirate dalla procedura. In precedenza la stessa Commissione aveva avviato due indagini per accertare se i partecipanti cinesi avessero beneficiato eccessivamente delle sovvenzioni nella gara per un contratto del valore di circa 610 milioni di euro. Nomi del calibro di Shanghai Electric UK Co. Ltd. e Shanghai Electric Hong Kong International Engineering Co. Ltd.

In quel caso è scattato il regolamento Ue sui sussidi esteri, in vigore dal luglio scorso, che prescrive alle aziende di notificare alla Commissione Europea, che in secondo luogo dovrà valutare il merito dei sussidi, ovvero se quei denari permettono ai partecipanti all’appalto di presentare offerte “troppo” vantaggiose. Infine le telecomunicazioni: lo scorso marzo la Romania ha respinto la richiesta del colosso cinese Huawei di fornire apparecchiature 5G.

Scenari

Perché, dunque, è importante sottolineare non solo la visita del Capo dello Stato in quella fascia balcanica, ma anche il tenore delle sue osservazioni? A cavallo tra due guerre così difficili da gestire e all’ombra degli interessi chirurgici di big players esterni, i Balcani tutti e quella fascia di Europa più orientale rappresentano ormai l’argine geopolitico europeo che va rafforzato ulteriormente, sia con iniziative concrete alla voce investimenti che con provvedimenti politici, strutturali e di lungo respiro.

@FDepalo



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