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Zelensky mette allo scoperto le incoerenze di Pechino (con Mosca)

Le parole di Zelensky allo Shangri-La Dialogue erano studiate per richiamare la Cina alle responsabilità di cui parla la sua narrazione e per sensibilizzare il resto dell’Asia. Ma probabilmente non avranno effetto, perché Pechino non vuole farsi coinvolgere adesso

Dice Volodymyr Zelensky che la Cina sta diventando uno “strumento” dell’agenda della Russia, con Pechino che partecipa alle iniziative con cui Mosca intende boicottare il vertice diplomatico in Svizzera – quello pensato da Kyiv per trovare una via con cui raggiungere una pace giusta, dopo l’aggressione russa in Ucraina. Lo dice mentre deride le smentite cinesi alle informazioni secondo cui le relazioni commerciali commerciali tra i due Paesi riguardano anche bene dual-use, ossia in grado di poter essere usati per scopi civili, ma anche militari. Significa che Pechino sta direttamente, ma in modo meno formale, aiutando l’invasione su larga scala russa. Per altro, a quanto pare (anche con la nuova vicenda del sistema anti-drone emersa in queste ore), la Cina pare stia facendo ben di più per aiutare la Russia.

La dialettica di Zelensky ribalta il bilanciamento di equilibrio nella relazione russo-cinese. Normalmente Mosca viene indicata come junior partner di Pechino, ma per l’Ucraina è invece la Repubblica popolare a essere diventata uno “strumento” nelle mani di Vladimir Putin. La valutazione è complessa, ma l’analisi generale del rapporto suggerisce che questa usata da Zelensky è più un’iperbole che una realtà. Ne è esempio la vicenda del gasdotto Power of Siberia 2, il cui progetto è andato di nuovo in tilt perché la Cina intende pagare le forniture al prezzo che la Russia riserva al mercato interno (molto più basso dell’export). Pechino sa che probabilmente prima o poi Mosca sarà davanti alla necessità di cedere a questo genere di ricatto, perché in difficoltà economica.

L’arrivo del presidente ucraino allo Shangri-La Dialogue, evento che l’International Institute for Strategic Studies organizza annualmente a Singapore, non era “a sorpresa”, ma atteso e organizzato anche per diffondere questo messaggio. Zelensky voleva coinvolgere i Paesi dell’Asia in iniziative diplomatiche, a partire dal “Peace Summit” svizzero in programma tra due settimane. Incontro a cui la Cina non parteciperà perché lo individua come non bilanciato, a causa dell’assenza russa – tradotto, non ci sarà perché l’iniziativa porta una firma più occidentalista (organizzata Kyiv che è diventata un simbolo della protezione dei valori democratici), e Pechino non vuole prendere parte a iniziative per la sicurezza collettiva che portino una marca occidentale.

Nell’ultima settimana l’Ucraina ha subito mille attacchi da parte della Russia, dice Zelensky, con Mosca che sta spingendo l’offensiva per prendere Kharkiv, la seconda città del Paese. Se con il suo discorso il presidente ucraino puntava agli interlocutori asiatici come parte di un ampio processo diplomatico, ricordava anche ai partner occidentali che senza armi Kharkiv cadrà, e con essa una grande fetta di resistenza ucraina (e se poi dovesse venire meno anche questa, a cadere sarà la stabilità del modello democratico generale).

L’obiettivo del presidente ucraino era portare la sua esperienza all’interno di un contesto dove altri Paesi soffrono forme di coercizione, da parte della Cina, che potrebbero anche trasformarsi in qualcosa di più. Interlocutori come le Filippine o il Vietnam, per non parlare dei taiwanesi, sono particolarmente interessati e ascoltano attentamente le parole di un leader che è alle prese con l’aggressione subita da parte di un regime violento. Comprendono il valore di quell’esperienza, anche (soprattutto) osservando la reazione internazionale, soprattutto occidentale. Tuttavia per ora non si schierano apertamente, e non intendono essere coinvolti né nei processi di pace, né tantomeno in altre forme di assistenza.

“So che per alcuni qui la guerra in Ucraina sembra più lontana di quanto non lo sia dal mio punto di vista”, ha detto il ministro della Difesa olandese, Kajsa Ollongren, in un panel dell’evento di Singapore. “Ma sono molto convinta che il risultato avrà un profondo impatto su tutti noi e sull’ordine di sicurezza globale”, ha aggiunto, sottolineando i vasti impatti economici della guerra e le “implicazioni fondamentali” della Russia che ha “strappato i principi che sono alla base dell’ordine internazionale” attraverso invasione, occupazione e atrocità in Ucraina.

José Ramos-Horta, il presidente di Timor Est, che ha incontrato Zelensky e confermato che parteciperà alla conferenza dell’Ucraina in Svizzera, fornisce un punto di lettura importante riguardo alla percezione asiatica della guerra in Ucraina. Tra le ragioni della mancanza di una più ampia solidarietà nella regione, ha indicato le differenze di prospettiva sul conflitto e la rabbia diffusa per il sostegno dell’Occidente alla “sanguinosa” campagna israeliana a Gaza e il veto seriale degli Stati Uniti alle Nazioni Unite riguardo le risoluzioni del Consiglio di sicurezza volte a forzare un cessate il fuoco. C’è stato uno step up americano con la proposta della Casa Bianca per una tregua, ma ancora non è percepita (o forse è vista come tardiva).

“Sono rattristato che non ci sia una spinta collettiva internazionale per porre fine alla guerra in corso [in Ucraina] – dice Ramos-Horta – che è vista in gran parte del Sud globale come una guerra europea, americana e russa. In parte, questo ha a che fare con gli Stati Uniti e l’incomprensibile tolleranza dell’Europa della brutale guerra di Israele ai palestinesi”. Certe argomentazioni su doppi standard sono uno degli spazi che la Cina usa per non impegnarsi in forme di diplomazia che possano creare ingombro a se stessa (anche per le cooperazioni problematiche con l’Occidente) e all’amica Russia. Tra i vari incontri avuti nell’evento organizzato dal think tank londinese, Zelensky voleva anche quello con Dong Ju, ministro della Difesa cinese. Ma niente da fare: “Sfortunatamente l’Ucraina non ha rapporti con la Cina perché la Cina non vuole rapporti [con l’Ucraina]”, ha commentato l’ucraino.

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