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Pil e banche, le due forze dell’Italia. Messaggi e bilanci dall’assemblea dell’Abi

Dall’assise dei banchieri riuniti nell’Auditorium della Tecnica, arrivano alcune rassicurazioni circa la tenuta dell’economia e la solidità degli istituti. Ma attenzione alla contrazione del credito e all’eccessivo peso fiscale sul risparmio

È difficile ritrovare nella storia un periodo difficile e oscuro come quello che le banche italiane si sono appena lasciate alle spalle, con le eccezioni dei grandi conflitti globali, si intende. Prima la pandemia, con l’evaporazione di tante imprese, poi la grande inflazione che ha stressato come non mai i consumi, innescato la stretta monetaria della Bce che ha reso i mutui in alcuni frangenti insostenibili per molte famiglie e aziende. Questo ha sì ingrossato i margini degli istituti, ma anche rimodellato parte dell’economia reale. E le banche, come ha fatto ben intendere il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, nel corso dell’Assemblea dell’Associazione bancaria, si sono dovute adattare.

All’Auditorium della Tecnica, presso Confindustria, è stata anche la prima volta del governatore di Bankitalia, Fabio Panetta. Una relazione, quella dell’ex membro del comitato esecutivo della Bce, letta con calma e senza fretta dinnanzi a una platea che ha visto la presenza della quasi totalità del sistema bancario nazionale, oltre a quella del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti e del responsabile del Mimit, Adolfo Urso. Panetta, come spesso accaduto, è partito da una robusta dose di ottimismo.

BANCHE IN BUONA SALUTE

Primo punto, gli istituti italiani oggi stanno bene. In Italia “la solidità delle banche rappresenta oggi un elemento di forza del nostro sistema produttivo. Esse hanno ora il compito di accompagnare la ripresa della domanda, affiancando famiglie e imprese ed evitando che il credito possa costituire un freno ai consumi e agli investimenti. Potranno, per questa via, contribuire al rilancio dell’economia italiana”, ha subito messo in chiaro Panetta. Un messaggio rassicurante per i banchieri presenti in sala, consapevoli anche del fatto che l’innalzamento dei tassi ha più volte rischiato di innalzare pericolosamente il livello delle sofferenze, con effetti nefasti sui bilanci bancari.

Anche le valutazioni del governatore sullo stato di salute dell’economia italiana hanno fatto trasudare un certo ottimismo. “In Italia la crescita procede a ritmi moderati. La contrazione del credito all’economia provocata dalla restrizione monetaria non ha avuto effetti dirompenti, a differenza di quanto avvenuto in passato. Ciò riflette anche la robusta condizione reddituale e patrimoniale delle banche, cui ha contribuito la riforma normativa avviata dopo la crisi finanziaria”. E l’economia europea nei mesi scorsi £ha registrato una moderata espansione, dopo un lungo ristagno. È un segnale positivo, ma l’evoluzione futura rimane incerta, perché tardano a emergere segnali di un deciso miglioramento della domanda interna. Pesano le condizioni monetarie tuttora restrittive, oltre che le inquietudini generate dalle tensioni geopolitiche e dalle vicende politiche a livello internazionale”.

IL FRONTE DEI TASSI

Un altro passaggio della sua relazione, Panetta lo ha dedicato proprio a quei tassi che hanno, a detta di molti osservatori, sì raffreddato l’inflazione, ma anche azzoppato la crescita. Nell’area euro “il calo dell’inflazione ha consentito di avviare un primo allentamento delle condizioni monetarie. La riduzione dei tassi ufficiali della Bce potrà proseguire con gradualità, accompagnando il ritorno dell’inflazione all’obiettivo, se gli andamenti macroeconomici rimarranno in linea con le attese del Consiglio direttivo. Se eventi inattesi rischiassero invece di allontanarci dal sentiero previsto, in una direzione o nell`altra – ha aggiunto – dovremo essere pronti ad adeguare prontamente le nostre decisioni”.

Attenzione però agli effetti collaterali sul credito. Tassi ancora alti, vuol dire strozzatura della domanda di prestiti. “In Italia sulla scia della stretta monetaria operata dalla Bce la dinamica del credito si è fortemente indebolita”, a valori analoghi a quelli della crisi di 15 anni fa e “il protrarsi della debolezza del credito inciderebbe su un contesto che come in altri paesi è esposto a vulnerabilità, nel quale sarebbe difficile immaginare interventi pubblici come quelli eccezionalmente generosi varati dopo la pandemia”, ha messo in guardia Panetta. “La consistenza dei prestiti alle imprese ha registrato una decisa contrazione, che solo ora si sta attenuando. I finanziamenti alle famiglie hanno anch’essi rallentato bruscamente fino a ristagnare nell`ultimo anno”.

TROPPE TASSE SUL RISPARMIO

Prima di Panetta era stato il presidente dell’Abi Patuelli a prendere la parola. Dalla sua relazione è emerso un messaggio rivolto direttamente, sia ai risparmiatori, sia allo stesso governo. I primi, in particolare, subiscono “una pesante tassazione che spesso li orienta ad investire all’estero” e che va quindi ridotta. Secondo Patuelli oggi “i risparmiatori che investono a medio e lungo termine subiscono una tassazione di quasi il 60% del reddito lordo prodotto dalle banche: si sommano l’Ires, l’addizionale del 3,5% e quelle locali, la cedolare secca sui dividendi, l’Irap, l’Imu e l’imposta del bollo”.

Quanto agli ultimi anni del sistema bancario, Patuelli ha chiarito come “di fronte ai nuovi scenari mondiali, non basta un’Unione europea sempre più ampia, ma basata principalmente sull’economia, sulla libera circolazione di persone, merci e denari e sull’incompleta Unione bancaria che hanno rappresentato i progressi possibili. È sterile criticare la Ue per competenze che i Trattati non le attribuiscono appieno”. Occorre quindi “una nuova strategia europea, con nuovi Trattati e una vera Costituzione, con norme per la parità concorrenziale nel mercato interno e per lo sviluppo di tutte le aree d’Europa, innanzitutto le svantaggiate come il Mezzogiorno. La ricerca della stabilità finanziaria deve essere sempre inscindibile con gli stimoli allo sviluppo e all’occupazione”.

ASPETTANDO LA MANOVRA

Le conclusioni sono state affidate al ministro Giorgetti, che ha messo al centro il tema del debito, legandolo direttamente alla prossima manovra. “Per la riduzione del debito non serve una finanziaria lacrime e sangue ma semplicemente una seria politica di controllo della spesa pubblica e di miglioramento dell’efficienza del prelievo fiscale”. Di sicuro, l’economia italiana è viva: “in un contesto economico ancora incerto, l’economia mostra una buona tenuta”. Tanto che il pil nel primo trimestre “è aumentato dello 0,3% sul mese precedente. Anche se fosse stato nullo, la crescita acquisita sarebbe dello 0,6%. Se le stime fossero confermate, avremo una crescita dello 0,9%”.

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