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A scuola di guerra. Ecco cosa ha in mente Pechino per l’addestramento paramilitare

In Cina si punta a rafforzare il sistema di educazione paramilitare nelle giovani generazioni. Sistema che già esiste da decenni, ma che oggi non è più considerato sufficiente. A causa di diversi fattori

Lo scorso anno Ma Dan, ricercatore dell’Accademia di Scienze Militari della Pla, ha pubblicato un articolo sul quotidiano cinese Guangming Daily, dove descrive l’educazione alla difesa nazionale nelle scuole primarie e secondarie come il “fondamento” della strategia di sicurezza nazionale: “Smascherare le menzogne del nemico spiegando la verità è diventata una questione urgente che l’educazione alla difesa nazionale nelle scuole primarie e secondarie deve affrontare in una nuova era”.

Il riferimento è a quelle “Lezioni di educazione alla difesa nazionale” mirate a “formare le menti degli studenti a resistere all’erosione dell’ideologia straniera”, durante le quali i fatti politico-diplomatici che avvengono a livello internazionale vengono contestualizzati dal punto di vista di Pechino, raffigurandoli nella maggioranza dei casi come atti “anti-cinesi”. Tali lezioni sono però solo uno dei metodi impiegati all’interno del più ampio sforzo di Zhongnanhai per sensibilizzare i giovani sulla sicurezza nazionale. Ma anche per renderli più adatti ad eventuali partecipazioni a scenari bellici.

Non si tratta solo di lezioni teoriche. Negli ultimi anni, droni e lanciarazzi sono stati introdotti nell’addestramento al combattimento di alcune università, mentre gruppi di bambini in età da asilo sono stati mandati a visitare basi militare durante lo svolgimento di manovre di addestramento per piantare i “semi” di un “esercito forte”, parole impiegate dagli stessi comandanti militari della People’s Liberation Army. E per la prima volta dal 2018 è al vaglio l’adozione di alcuni emendamenti nel tentativo di potenziare l’educazione alla difesa nazionale, esplorando anche modi per migliorare le capacità di combattimento degli adolescenti per prepararsi ai potenziali rischi in un “ambiente di sicurezza e sviluppo complesso e in continua evoluzione”. Secondo le bozze chi circolano, gli alunni delle scuole primarie a partire dai sei anni circa dovranno avere una “consapevolezza” militare attraverso lezioni obbligatorie; mentre le scuole medie inferiori potranno organizzare un addestramento militare per gli studenti di 12-15 anni per padroneggiare le abilità di combattimento.

Questi sviluppi non arrivano dal nulla: da oramai diversi decenni infatti la Repubblica Popolare ha adottato un sistema di educazione militare pubblica che comprende l’addestramento obbligatorio nelle scuole superiori e nelle università. Lo scorso anno, anche la Russia ha ripreso l’addestramento militare obbligatorio per gli studenti delle scuole superiori, dopo che il crollo dell’Urss aveva spinto per l’abbandono di questa pratica (anche se enti vicini alle istituzioni statali come Dosaaf e Yunarmiya continuavano a promuovere l’addestramento paramilitare delle giovani generazioni).

“Se si riceve un’educazione alla difesa nazionale il più presto possibile, che si tratti di forma fisica, identità nazionale o costruzione di un pensiero patriottico, si avrà una visione corretta di come proteggere il Paese. Ora che gli Stati Uniti stanno unendo le forze con gli alleati per lanciare un contenimento a tutto tondo sulla Cina, anche nel campo della scienza e della tecnologia, il rafforzamento dell’educazione alla difesa è molto importante per unire la coscienza nazionale”, denota l’ex istruttore dell’Accademia navale di Taiwan a Kaohsiung Lu Li-shih.

Nel corso degli anni c’è stata anche una trasformazione “qualitativa”. Inizialmente le sessioni di addestramento militare per gli studenti cinesi prevedevano poco più che marce militari, esercitazioni in formazione ed esercizi fisici. Ma col passare degli anni le esercitazioni sono diventate molto più coinvolgenti: alcuni addestramenti prevedono l’uso di attrezzature da combattimento, come i droni, e la simulazione di ambienti di battaglia reali, secondo le informazioni disponibili al pubblico.

A spingere per il potenziamento del programma c’è anche la questione del manpower. Un articolo pubblicato su Contemporary Youth Research nel 2014 asserisce che anche un “debole senso” della difesa nazionale sia un fattore nelle difficoltà di personale che la Pla, così come tutte le altre strutture militari del mondo, sta attraversando. Essendo cresciute in un’epoca prolungata di tempo di pace, le giovani generazioni sono sempre più influenzate dalle tendenze “edonistiche” dei social media che le allontanano dal servizio militare, secondo una proposta di un organismo consultivo locale cinese.

Fu Qianshao, analista militare, ha affermato che i giovani fanno parte delle forze di riserva del Paese che potrebbero svolgere ruoli in tempo di guerra, quindi è necessario coltivare la loro consapevolezza e le loro capacità fin dalla più tenera età, anche se il miglioramento dell’istruzione non è “direttamente” collegato alle considerazioni sul reclutamento.


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