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Vi racconto gli obiettivi del Comitato per la biosicurezza e scienze della vita. Parla il presidente Lenzi

All’indomani dell’insediamento del Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita, nato nel 1992 con l’obiettivo di supportare il governo nell’elaborazione di linee guida scientifiche, produttive e di sicurezza sociale, l’intervista al professore emerito di Endocrinologia Andrea Lenzi, che lo presiede

Si è insediato pochi giorni fa il nuovo Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita (Cnbbsv), di recente rinnovato dalla presidenza del Consiglio. Fondato nel 1992 con l’obiettivo di supportare il governo nell’elaborazione di linee guida scientifiche, produttive e di sicurezza sociale, il comitato della presidenza del Consiglio si è evoluto nel tempo per affrontare le crescenti sfide globali, includendo oggi anche competenze come le nanotecnologie e i brevetti farmaceutici. Articolato in otto gruppi di lavoro per competenza scientifica e composto da diciannove esperti, il comitato è presieduto da Andrea Lenzi, professore emerito di Endocrinologia, che ha raccontato a Formiche.net gli obiettivi e le attività dell’organismo.

Il Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita, che lei presiede, si è insediato pochi giorni fa. Qual è il suo l’obiettivo e come si è evoluto nel tempo?

Il comitato è nato nel 1992 per volontà dell’allora presidente del Consiglio Romano Prodi e di un grande uomo di scienza, Leonardo Santi, che inizialmente, grazie alla sua amicizia con Prodi, propose e portò avanti l’idea di creare un comitato focalizzato sugli Ogm. All’epoca, in Europa e in Italia, si discuteva molto delle biotecnologie applicate all’agricoltura, e il comitato si occupava principalmente di questi temi. Nel tempo, il comitato si è evoluto insieme alla normativa e alla scienza, ampliando il suo campo di azione oltre gli Ogm per includere tutte le aree della biosicurezza e delle biotecnologie. Infine sono state incluse anche le “scienze della vita”, proprio per riflettere una visione olistica della salute, che include uomini, animali, piante e ambiente.

E nel solco delle life sciences, sempre più strategiche in termini di sicurezza, quali sono i dossier principali su cui opererà il comitato?

Partiamo dall’assunto, come detto, che le life sciences puntano al benessere di tutti, in un’ottica di planetary health, per uomo, animali, piante, terra, acqua e aria. Per questo parliamo di scienze della vita, perché non sono destinate all’uomo, ma alla vita appunto. E nell’ottica di perseguire il benessere di tutti i soggetti coinvolti, agiamo su tutto quanto può concorrere a questo obiettivo. Fornendo, come la nostra stessa natura richiede, pareri e suggerimenti.

Fra i temi del comitato, c’è anche quello dei brevetti farmaceutici. In che misura? Qual è il vostro ruolo?

Abbiamo un gruppo di lavoro dedicato alle biotecnologie molecolari avanzate. Circa tre anni fa, in concomitanza con la pandemia, abbiamo avuto la prova che l’Italia ha una grande capacità di reazione e produzione di prototipi chimici e biologici di altissima qualità, come farmaci e vaccini, ma fatica a brevettare e commercializzare queste innovazioni, esportando scienza e scienziati all’estero e perdendo una grande opportunità. Il nostro compito, dunque, è facilitare la brevettazione e migliorare la normativa per una scienza traslazionale, consentendo così ai ricercatori universitari di brevettare le loro scoperte. La mentalità anglosassone, che promuove la brevettazione diretta e che ha ancora una maggiore propensione al rischio d’impresa, è qualcosa che stiamo cercando di favorire anche qui.

Il sottosegretario Mantovano, che ha presieduto la riunione di insediamento del Comitato, ha citato la necessità del contrasto alle nuove droghe sintetiche, un tema rilevante a causa della recente diffusione del fentanyl. Qual è la strategia del Comitato in merito?

Il tema delle nuove droghe sintetiche, e in particolare del fentanyl, è di estrema importanza per il nostro comitato. Il fentanyl, una sostanza estremamente potente e pericolosa, è recentemente diventato un grave problema di salute pubblica a causa della sua capacità di causare dipendenza e overdose letali. Il comitato ha già espresso un parere durante il governo precedente e lo ha rinnovato recentemente in relazione ai cannabinoidi, ora tocca al fentanyl. La nostra strategia si basa su una serie di azioni integrate. È cruciale fare una chiara distinzione tra l’uso terapeutico del fentanyl, che è un farmaco essenziale per il trattamento del dolore in contesti medici controllati, e il suo abuso illecito come droga di strada. Questa distinzione è fondamentale per evitare confusione e per promuovere un utilizzo sicuro e responsabile delle sostanze. Abbiamo stretto una collaborazione con vari organismi di controllo, inclusi quelli della sicurezza nazionale, per monitorare e prevenire l’invasione del fentanyl nel mercato illegale italiano

I membri del comitato hanno provenienza e competenze trasversali. Come funziona la collaborazione fra i diversi esperti?

Il nostro comitato non si occupa di un solo tema specifico, ma di una vasta gamma di argomenti legati alle scienze della vita. Quando sono diventato presidente per la prima volta, dodici anni fa, ho voluto includere esperti in ogni settore rilevante, dalla bioeconomia alla sicurezza alimentare, dall’agrifood allo urban health, dalla genetica alle biotecnologie. Collaboriamo in modo molto armonioso, formando gruppi di lavoro con affinità culturali e professionali, e producendo documenti di alta qualità.

Recentemente avete inserito tra i dossier anche quello della natalità…

Sì, perché è un tema cruciale che richiede grande attenzione sia sul piano educativo e informatico che biologico e sociale. È fondamentale creare una sinergia tra le politiche di informazione rivolte alla popolazione riguardo alla natalità e le misure politiche che realmente supportino l’incremento delle nascite, smentendo al contempo la mentalità del ‘il figlio quando voglio’. Queste politiche dovrebbero favorire l’azione positiva per i dipendenti non solo nelle grandi imprese, ma anche nelle piccole e medie imprese che costituiscono il tessuto imprenditoriale del nostro Paese. Solo attraverso un approccio integrato e mirato potremo migliorare la situazione demografica e garantire un futuro prospero per l’Italia.


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