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Con Pechino serve consapevolezza sulle sfide all’Ue. Il punto di Bachulska (Ecfr)

Per Bachulska (Ecfr), i Paesi europei che affrontano il dialogo con la Cina devono essere consapevoli che la “sfida cinese” da affrontare in questo momento è multiforme e critica per la competitività economica e la tenuta democratica dell’Unione. Mentre Meloni arriva a Pechino

Non c’è dubbio che sulla missione di Giorgia Meloni in Cina — a cui Formiche.net dedica uno speciale — pesi il contesto internazionale. Da un lato la presidente del Consiglio va per tutelare l’interesse nazionale, ponendo sullo sfondo la consapevolezza che la Repubblica popolare cinese è un interlocutore; sia per il ruolo che ha nella politica globale, sia per il peso nel sistema economico e commerciale.

Dall’altro lato, la visita va inquadrata nelle complesse dinamiche che caratterizzano il confronto tra modelli, con Pechino che mette in discussione il modello di governance degli affari globali considerato a guida occidentale. È qui che la libertà di movimento di Roma diventa limitata dal solco dettato dall’appartenenza tanto ideologica che pragmatica alla comunità atlantica, quanto a quella giuridico-istituzionale all’Unione europea. E questo indipendentemente dall’aver fornito formale sostengo alla nuova commissione guidata da Ursula von der Leyen. L’Italia dovrà adeguare i suoi rapporti con la Cina anche alle prossime scelte dell’Ue.

“La nuova Commissione seguirà probabilmente un percorso simile a quello che abbiamo visto negli ultimi anni”, spiega a Formiche.net Alicjia Bachulska, policy fellow dell’Ecfr. “In altre parole, la politica Ue nei confronti della Cina sarà caratterizzata da una crescente assertività e dal riconoscimento che la ‘sfida cinese’ che l’Europa deve affrontare in questo momento è multiforme e critica per la competitività economica e la tenuta democratica dell’Unione”.

Per Bachulska, le nuove priorità nei confronti di Pechino si articoleranno intorno a questi due temi, con una probabile accelerazione degli sforzi per stimolare le industrie europee, soprattutto nel settore dell’alta tecnologia, e proteggere il mercato comune dagli effetti collaterali negativi della capacità industriale cinese. Sono fattori di cui anche Roma deve tenere conto, per strutturare il futuro delle relazioni bilaterali con Pechino — che però saranno influenzate dai contesti multilaterali in cui l’Italia è inserita.

“Mentre la questione dei veicoli elettrici cinesi e la sovrapproduzione sono ora in cima all’agenda — aggiunge Bachulska — in futuro questo portafoglio includerà probabilmente nuove aree come i semiconduttori e altre tecnologie critiche. È inoltre probabile che von der Leyen mantenga una posizione assertiva anche quando si tratta di tracciare linee rosse riguardo al sostegno della Cina alla Russia e al suo impatto sulla guerra in Ucraina. Se Pechino manterrà il suo attuale approccio di sostegno a Mosca nei suoi sforzi bellici, in futuro potrebbero essere messe sul tavolo anche nuove sanzioni contro le imprese cinesi”.

In libro recentemente pubblicato, “The idea of China”, scritto con il direttore dell’Ecfr Mark Leonard e alla direttrice dell’Asia Programme Janka Oertel, gli autori spiegano che “gli europei (dunque anche l’Italia, ndr) devono rivalutare il modo in cui pensano alla Cina e alle idee cinesi, cosa implicano per le idee europee sull’ordine globale e sul suo futuro. Capire cos’è la Cina e cosa aspira a diventare, affrontare le sfide che derivano da questa nuova forma self-confidence intellettuale cinese, è solo il primo passo: “Il prossimo passo — spiegano — è investire nelle idee europee in modo da poter continuare a plasmare il mondo, anche se l’ordine globale è cambiato”.

Questo perché la sfida della Cina all’ordine internazionale esistente può essere più sottile e tuttavia più consequenziale di quanto compreso in Occidente, scrivono gli autori. I pensatori cinesi stanno cercando di sviluppare visioni “con caratteristiche cinesi” del futuro, dando un tocco tipicamente cinese alle idee chiave che modelleranno il mondo di domani, Che vanno dall’intelligenza artificiale alla tecnologia verde. Il progresso economico e tecnologico e il potere finanziario nell’era della digitalizzazione sono diventati l’area centrale di contestazione della Cina, e gli europei sono ben consigliati di prendere sul serio questi sviluppi.

In tre super-capitoli — “Potere”, “Progresso” e “Persone” — gli autori scoprono come, sotto Xi Jinping, gli accademici siano incaricati di sviluppare approcci tipicamente “cinesi” alle domande con cui gli intellettuali di tutto il mondo sono alle prese. Queste idee sono la prossima esportazione dalla Cina e pongono nuove – e sottovalutate – sfide per l’Europa. Prima in modo più cauto, ora con maggiore fiducia, i responsabili politici e gli intellettuali di Pechino stanno sfidando le narrazioni occidentali con le proprie prospettive e ipotesi. Consapevolizzarsi su questo, anche attraverso la lettura del testo prodotto dagli studiosi del pensatoio paneuropeo, è fondamentale per approcci diretti presenti e futuri alla Cina, come quello sta affrontando Meloni.


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