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L’Italia aerospaziale costruirà il primo lander lunare europeo

La giornata annuale del Cluster tecnologico nazionale aerospazio ha visto la presentazione della Mappatura delle competenze aerospaziali nazionali e un’importante anticipazione: sarà italiano il primo lander lunare europeo. Ecco gli interventi dei rappresentanti di Cnr, Mur, Leonardo, Thales Alenia Space Italia, Asi, Difesa e Maeci

Il 18 luglio era la giornata annuale del Cluster tecnologico nazionale aerospazio (Ctna), che ha organizzato l’evento: “Aerospazio: competenze e innovazione per l’Italia”. Tanti dei vertici del settore aerospaziale italiano si sono ritrovati al Tempio di Adriano, ospiti della Camera di commercio di Roma e del suo segretario generale, Pietro Abate. All’evento, moderato da Andrea Pancani, vicedirettore di La7, erano presenti anche Roberta Angelilli, vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico della Regione Lazio, Daniele Rossi, dirigente della divisione Economia e industrie dello spazio, aeronautica e della Difesa del Mimit e Anna Roscio, executive director Sme sales & marketing a Intesa Sanpaolo. 

L’apporto del Ctna è andato ben oltre la celebrazione del lavoro annuale, o l’organizzazione di un consesso importante: la presidente, Cristina Leone, ha presentato la Mappatura delle competenze aerospaziali nazionali, un documento di sintesi figlio di una ricerca capillare svolta nel triennio 2021-2023. Il Ctna, infatti, può fare squadra (ed elaborare una strategia per questa squadra, e farne le veci) solo se ha reale contezza di chi ne è parte. Si è andati, pertanto, a intervistare 250 soggetti italiani su 374 voci – uno sforzo di primo livello, da cui sono sfuggite solo le “realtà piccolissime”, ha detto l’ingegnere Leone. Dal rapporto si evincono informazioni importanti, quali le competenze sulle quali occorre investire di più, e ne emerge una una “filiera completa”, peraltro in sensibile crescita. 

Su questa consapevolezza ha offerto spunti Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr. La professoressa ha sottolineato che, parlando di trasferimento tecnologico, “l’Italia ha delle punte di diamante, ma non ha la massa critica necessaria”. L’ex-ministro ed ex-deputato, allora, ha indicato due criticità sulle quali agire: “sviluppare degli spin-off è tutt’ora un’impresa” e “il venture capital in Italia non è sufficientemente specializzato”. La soluzione, tra le altre cose, è guardare ai giovani, valorizzandone l’imprenditorialità e venendogli incontro se cominciano a lavorare a fine del loro percorso di studi. 

Di giovani hanno parlato anche Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della ricerca, e l’Ambasciatore Stefano Pontecorvo, presidente di Leonardo. I due si sono trovati d’accordo circa la necessità di “adattare la formazione alle esigenze del mercato”, ha detto il ministro, e sulla necessità di aumentare i laureati Stem. Particolarmente bella la narrazione circa il come venire concretamente incontro ai nuovi talenti: per usare le parole dell’Ambasciatore, “i giovani si trattengono corrispondendo ai loro sogni” – paradigma che presuppone la volontà di capire realmente le nuove generazioni. 

La proiezione verso il futuro era al centro pure dell’intervento dell’amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia, Massimo Claudio Comparini. Intanto “le grandi imprese non devono preferire un risparmio oggi per evitare investimenti”, ha detto l’ingegnere. Dalle parole ai fatti, perché Thales Alenia Space Italia sta costruendo “una nuova fabbrica di satelliti, che, producendone 2 a settimana, sarà la terza o la quarta al mondo”. Sempre in linea con la filosofia del suo Ad, una percentuale dell’amplia metratura dell’impianto sarà dedicata ai ricercatori, per rafforzare le sinergie tra accademia e industria. 

Questo sforzo di Thales Alenia Space Italia è la testimonianza di ciò che diceva Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia spaziale italiana: “entusiasmo e attenzione sono al massimo, perché quando c’è una grande opportunità se ne sente la responsabilità”. Responsabilità che l’Asi dimostra con iniziative nazionali (vedesi il supporto ad Altec, che costruirà un centro robotico su Marte), bilaterali (soprattutto con la Nasa, aggiudicandoci la leadership per i moduli pressurizzati abitativi per l’insediamento lunare di Artemis, ripetendo quanto fatto per la Stazione spaziale internazionale) e, forse soprattutto, europei. Col terzo budget europeo (ma solo 500 milioni dietro la Francia), l’Asi può tutelare gli interessi della filiera: il primo rover marziano sarà fatto in Italia (e si sapeva) e, come è stato anticipato all’evento, “il primo lander lunare europeo avrà un prime contractor italiano”. 

Per Luisa Riccardi, vicesegretario generale della Difesa, il ruolo della Difesa è sì “accompagnare le nostre industrie con accordi g2g, ma pure g2b e b2b, ove necessaria la tutela del peso istituzionale”, ma non solo. “Lo Spazio – ha detto Riccardi – è uno di quei settori nei quali parlare di civile e militare non ha senso”, perché “la tecnologia è una” e, pertanto, “separarla è obsoleto”. Non solo: per la Difesa lo Spazio è “imprescindibile”. Quindi, investimenti col Piano nazionale di ricerca militare e ricerca di sinergie con le altre realtà nazionali. 

Tra queste figura anche il ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale, e qui è proprio il caso di riportare tutto il nome, perché le sinergie internazionali di cui parlava Valente sono essenzialmente diplomazia. Come ha spiegato Giuseppe Pastorelli, vicedirettore generale e direttore centrale per la promozione integrata e l’innovazione al Maeci, “il ministero degli Esteri aiuta lo Spazio, ma lo Spazio aiuta il Maeci, perché migliora il nostro prestigio internazionale”. 

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