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La cultura democristiana sarà la svolta (anche) per la destra francese. Parla Rotondi

La Dc oggi è una cultura di riferimento, forse la sola che possa rivestire una destra che voglia lasciarsi alle spalle tutti i fantasmi del passato. Il deputato democristiano prima che Macron sciogliesse l’assemblea nazionale ha ricevuto una delegazione del partito lepenista, per iniziative culturali. Ma c’è anche tanta politica. Colloquio con Gianfranco Rotondi

“La Dc torna prima in Francia, dove terminò prima la sua corsa… In fondo non è una battuta, perché la Dc oggi è una cultura di riferimento, forse la sola che possa rivestire una destra che voglia lasciarsi alle spalle tutti i fantasmi del passato”. Gianfranco Rotondi, tra gli ultimi democristiani (ora in quota Fratelli d’Italia), con Formiche.net scherza sull’esito delle elezioni francesi che incoronano il Rassemblement National come primo partito. E, tra l’altro, come spiega sulle nostre colonne, prima che il presidente Emmanuel Macron sciogliesse l’assemblea nazionale, incontrò una delegazione del partito lepenista. Forse, nella compagine europea, le cose sono destinate a cambiare.

Lei ha scritto in un tweet che Le Pen ha iniziato un dialogo con la Dc. Di che cosa si tratta?

Prima che Macron sciogliesse l’assemblea nazionale, ho avuto il piacere di ricevere una delegazione del partito di Marine Le Pen, al massimo livello, e sono stato richiesto di un confronto e di informazioni sulla cultura e l’identità della Dc italiana, di quella storica e delle formazioni che ne derivano, a cominciare dalla mia. Inizialmente ho reagito con sorpresa, ma è stata una bella sorpresa: i miei interlocutori non sapevano che di lì a poco sarebbero stati in campagna elettorale, ma già parlavano di apertura al centro, di superamento della destra ideologista, per non parlare di fascismo e razzismo, verso cui avevamo una posizione ferma e risoluta almeno quanto quello della destra italiana da Fini in poi. Ci siamo lasciati con una programmazione culturale che prevederà anche un contributo di Marine Le Pen in un evento autunnale. Ho detto con una battuta: magari la Dc torna prima in Francia, dove terminò prima la sua corsa, in fondo non è una battuta, perché la Dc oggi è una cultura di riferimento, forse la sola che possa rivestire una destra che voglia lasciarsi alle spalle tutti i fantasmi del passato.

Quale è il peso della componente democratico cristiana nella destra francese?

Esiste ancora una piccola scheggia del Mrp, la Dc francese, ed è federato al partito di Marine Le Pen. In Francia i democristiani si sciolsero nel gollismo, Adenauer chiuse la carriera da parlamentare di de Gaulle. Poi la crisi del gollismo ha aperto un elettorato a Marine Le Pen. In Europa il fronte alternativo alla sinistra si è strutturato in forma di partito di ispirazione religiosa, di Centro liberal-democratico e ora di destra. Ma è sempre lo stesso elettorato, che si radicalizza. Tocca ai leader temperare spinte radicali con politiche più equilibrate, e la mitezza della ispirazione cristiana diviene un faro imprescindibile. I pianeti possono riallinearsi in una destra che faccia della identità cristiana il fondamento del proprio sistema di valori, a cominciare da quelle radici Cristiane che l’Europa dei laicisti non volle inserire in Costituzione.

Questa affermazione alle urne del RN, nella sua ottica, potrebbe rappresentare un passo avanti in senso strategico per rafforzare i rapporti fra il nostro governo e la Francia?

La mia è una suggestione culturale, che riguarda la conformazione dei partiti a venire. In Francia la lezione democristiana interessa di più perché lontana nel tempo, paradossalmente in Italia permane un maggior riflesso condizionato di timore nell’intraprendere questa strada, che secondo me è l’unico sbocco dell’evoluzione della nuova destra europea. Quanto ai rapporti tra Stati e governi, per esperienza si fondano sulle grandi coordinate degli interessi nazionali più che su consonanze ideologiche.

Come valuta lo stato delle trattative che sta conducendo la premier Meloni in Europa? Che esito prevede?

Sono ottimista, Giorgia è brava e ha imparato anche lei ad essere concava e convessa come Silvio.

Orban ha lanciato l’idea di un nuovo gruppo dei conservatori in Europa. Salvini plaude. Che farà FdI e il gruppo di Ecr? Un problema o una risorsa?

È un tema che bisogna girare alla nostra presidente del Consiglio e al ministro Fitto, oltre che al bravissimo segretario generale di Ecr, Giordano. A me interessa la prospettiva culturale, che è poi fondante di un successo politico duraturo: il popolarismo è un giacimento a disposizione di una destra europea che voglia completare il proprio cammino. Ma il popolarismo non è l’abito della domenica, bensì una identità da testimoniare ogni giorno con severità. Per certi aspetti nemmeno il Ppe può dirsi pienamente popolare, le derive laiciste sono arrivate anche là. E lo dice un democristiano di formazione non confessionale.


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